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Cinquanta (anche meno) sfumature di barbiere

Sguardazzo/recensione di "Il barbiere di Siviglia"

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Cosa: Il barbiere di Siviglia
Chi: Nicola Paszkowski, Alessio Pizzech, Pier Paolo Bisleri, Orchestra Giovanile Italiana
e Federico Buttazzo, Davide Franceschini, Alessia Martino, William Hernández, José Gabriel Morera, Simona Marzilli, Andrea Gambuzza, Federico Cucinotta
Dove: Lucca, Teatro del Giglio
Quando: 15/02/2015
Per quanto: 200 minuti

Cosa chiedere, oggi, a un’opera buffa di fama planetaria? Senza dubbio di divertire, abbinando riconoscibilità (capzioso vantaggio implicato dalla musica) a invenzioni per tradurre in scena e con una certa coerenza il buono che risiede tra i righi di pentagramma. E se la partitura è quella di Almaviva o sia L’inutile precauzione, intramontabile «capo d’opera» rossiniano meglio noto come Il barbiere di Siviglia, si può star certi che già un’efficace esecuzione orchestrale ipotechi il successo in tal senso.

L’Orchestra Giovanile Italiana ha quindi merito nella felice affermazione figaresca presso il Giglio di Lucca: l’ensemble, composto da musicisti sotto i trent’anni (la verde età è un dato, non un merito), ben risponde alle sollecitazioni impartite da Nicola Paszkowski, in pedana per una rilettura conscia dell’ultima edizione critica di Alberto Zedda, alternanti soffuse rotondezze di gusto abbadiano a più spregiudicate e impennanti vigorìe. Facile dovrebbe essere il gioco degli allestitori, cui basterebbe applicare, certo, invenzione, senza complicar troppo le cose o, al contrario, rischiare svilimenti.

Il barbiere di Siviglia (A. Pizzech, 2015)Sin da principio l’impressione è, però, che la strada percorsa sia ad altissimo coefficiente di difficoltà: accoglie il conte d’Almaviva (Federico Buttazzo, avvio quasi in sordina, poi si rifà) uno scalcagnato assembramento di coristi in t-shirt (D’Almaviva Rock Band, superflua d apostrofata inclusa), ammiccando maldestramente in stile rock. Il contino stesso è sospeso tra Fonzie e Amadeus: giacca in pelle e parrucca stile Settecento forse rimastagli in capo da un precedente spettacolo. La coreografia è in linea alla vaghezza d’insieme, nella dichiarata intenzione d’infondere tocchi surreali alla messinscena. L’ampio ambiente, solcato da ingombranti carrelli, di Pier Paolo Bisleri sposa così due chiavi: quella glam e quella legata al mondo dell’acconciatura, abbinamento non troppo incline a illuminanti intersezioni.

William Hernandez-Figaro, 'Il barbiere di Siviglia', Pizzech-Pazscowski 2015 (ph Uff.St. Giglio).jpgManco male, il quid viene dagli interpreti: William Hernández è un Figaro brioso ed eccessivo, più mercuryano che mercuriale (il repertorio di ancheggiamenti richiama il front man dei Queen oltre al Moonwalk di Michael Jackson), la Rosina di Alessia Martino è maliziosetta nel mettere a nudo le forme affusolate e non solo una voce comunque apprezzabile, il Bartolo di Davide Franceschini è il più convincente del lotto, calibrato e mobile, a proprio agio nelle vesti sgargianti che, per assurdo, lo rendono poco «barbogio» e assai meno improbabile dell’avversario di pugna amorosa.

Alessia Martino-Rosina, Davide Franceschini-Don Bartolo, 'Il barbiere di Siviglia', Pizzech-Pazscowski 2015 (ph Uff.St. Giglio).jpgAll’indomani della pirresca vittoria lirica sul terreno sanremese del (nazional-)pop(olare), questo Barbiere dalle opinabili scelte sceniche (non ultimo il Basilio del bravo José Gabriel Morera, costretto a una disagevole mise pipistrellesca), ci pare riflettere una preoccupante resa sul terreno dello Scherzo, nel voler a ogni costo virare alla strizzatina d’occhio, abdicando, invece, all’orditura del Gioco. Un trionfo di trovate estemporanee, come l’insistita brama a venir sculacciata di Berta (Simona Marzilli), tratto qui saliente d’un personaggio impoverito rispetto al dettato (concessione alle sfumature che affollano i cinema in questi giorni?), ossia la governante che osserva, non senza rimpianti, il delirio d’amore («male universale») che affligge la casa.

Grazie a dio, anzi a Rossini, c’è la musica, che tutto salva e regge, anche quando le voci si scollano un poco dai tempi orchestrali. Il pubblico è festante e ne gioiamo, pur con qualche perplessità.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... Pinocchio sarebbe... quello di Walt Disney

Locandina dello spettacolo



Titolo: Il barbiere di Siviglia

Melodramma buffo in due atti
di Gioachino Rossini
libretto di Cesare Sterbini
dall’omonima commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais

La scelta degli interpreti è il risultato del Progetto LTL Opera Studio 2014

Direttore Nicola Paszkowski
Regia Alessio Pizzech
Scene e costumi Pier Paolo Bisleri
Luci Valerio Alfieri

Orchestra Giovanile Italiana
Coro Ensemble LTL Opera Studio

Nuovo allestimento Teatro Goldoni di Livorno
Coproduzione Progetto LTL Opera Studio (Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Verdi di Pisa, Teatro Coccia di Novara)


Atto I
Il conte di Almaviva è innamorato della bella Rosina, che abita nella casa del suo anziano tutore, don Bartolo, a sua volta segretamente intenzionato a sposarla. Il conte chiede a Figaro, barbiere nonché factotum della città, di aiutarlo a conquistare il cuore della ragazza, alla quale si è presentato sotto il falso nome di Lindoro. Figaro consiglia al conte di cambiare personalità e fingersi un giovane soldato, cui Rosina si dimostra presto interessata grazie anche ad una bella serenata cantata sotto le finestre della casa del dottore; il barbiere procura inoltre a Lindoro un foglio che ne attesta la temporanea residenza in casa di don Bartolo e tenta di allacciare i rapporti con Rosina. Don Basilio, il maestro di musica della ragazza, sa della presenza del conte di Almaviva in Siviglia e suggerisce a don Bartolo di calunniarlo per sminuirne la figura, giunge in casa sorprendendo Figaro e Rosina. La ragazza aveva già scritto un biglietto per Lindoro, ma Don Bartolo si accorge che manca un foglio dal taccuino e striglia Rosina. Secondo i piani, il conte di Almaviva irrompe nella casa di Don Bartolo fingendosi un soldato ubriaco, ma crea una tale confusione che arrivano i gendarmi. Quando però il conte si fa riconoscere di nascosto dall'ufficiale, i soldati si ritirano in buon
ordine, lasciando Don Bartolo esterrefatto.
 
Atto II
Bartolo comincia a sospettare riguardo alla vera identità del giovane soldato. Giunge il sedicente maestro di musica Don Alonso (in realtà sempre il conte, celato in un nuovo travestimento), che afferma di essere stato inviato da Don Basilio, rimasto a casa febbricitante, a sostituirlo nella lezione di canto per Rosina. Per guadagnare la fiducia del tutore, il finto Don Alonso gli mostra il biglietto che Rosina gli aveva mandato. Nel frattempo giunge Figaro con il compito di radere la barba al padrone di casa. Nonostante Figaro faccia il possibile per coprire la conversazione dei due giovani, Bartolo capta le loro parole e caccia tutti. Con lui resta solo Berta, la serva, a commiserare il vecchio padrone. Bartolo fa credere a Rosina, mostrandole il biglietto consegnatogli da Don Alonso, che Lindoro e Figaro si vogliano prendere gioco di lei, e quest'ultima amareggiata acconsente alle nozze con il suo tutore, che prontamente fa chiamare il notaio. In quel momento arriva anche Don Basilio, mentre con una scala Figaro e il Conte entrano in casa dalla finestra e raggiungono Rosina. Finalmente il conte rivela la propria identità, per chiarire la situazione e convincere la fanciulla della sincerità del suo amore. Bartolo ha però fatto togliere la scala e i tre complici si trovano senza via di fuga. In quel mentre sopraggiunge il notaio chiamato a stendere il contratto della nozze tra Bartolo e Rosina. Approfittando dell'assenza temporanea del tutore, il conte convince lui e Basilio (dietro congrua ricompensa) a inserire nel contratto il nome suo in luogo di quello di Bartolo. Giunto troppo tardi, a quest'ultimo resta la magra consolazione di aver risparmiato la dote per Rosina, che il conte di Almaviva rifiuta. Gli amanti coronano dunque il loro sogno.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.