“Io, io, io”. Io unico, io solo, io al centro dell’universo che su me si fonda.
La compagnia Rezza/Mastrella, che i nostri arlecchini hanno già lungamente lodato (i nostri affezionatissimi lettori avranno la gentilezza di osservare gli articoli correlati, o consultare questo e quest’altro), si inserisce nella ministagione teatrale di SPAM!, e in un uggioso venerdì calca la scena del Teatro Nieri di Ponte a Moriano, così come accadde diciassette mesi or sono.
Fondandosi su una retorica ormai nota, e sempre coerente (più avanti ne trarremo le dovute considerazioni), si affronta un tema esistenziale su cui si basa buona parte dell’arte novecentesca: quell’antropo/ego – centrismo moderno sempre criticabile.
Certo, quando si afferma che un’opera è attuale, spesso si sente odor di burla, e non possiamo negare che alcuni dei quadri tessili di cui il nostro eroe si fa interprete rimandano a un ormai lontano 1998, ma questo tipo di comicità fatica a scadere nel banale, e le risate del pubblico ne sono la prova.
Torniamo adesso sulla già citata retorica: disprezzo per il pubblico, che da metaforico si fa pesantemente fisico, concentrazione su un capro espiatorio e conseguente ridicolizzazione, spiccata misantropia, elementi che tutti concorrono a caratterizzare un personaggio multiforme il cui umorismo nero non si preoccupa di rimanere entro i limiti del moralmente corretto.
E se noi arlecchini ci facciamo beffe della “corretta” morale, il nostro eroe ci supera nettamente, rovesciandola e, mentre la calpesta, non evita di rigettare il proprio bilioso disprezzo su un pubblico sempre “dalla parte del torto”.
Muovendosi nelle stoffe di Flavia Mastrella, Antonio Rezza diviene burattino e burattinaio, umile personaggio e spietato antagonista, con una pulizia formale che nega ogni difficoltà di comprensione.
Ironia macabra tanto esasperata da divenire innocua (purché non si sia seduti nelle prime file, facili bersagli per i proiettili di carta insalivata): i temi della vita umana, alleggeriti dal fardello di un inutile spessore morale, vengono abbandonati come schizzi di tempera su una tela già carica di colori.
E dunque la pedofilia non è che una macabra barzelletta, la vecchiaia è da sprezzare, la morte un gioco.
Io è un personaggio controverso e folle, plurivoco nel suo farsi, contraddittorio nelle sue affermazioni, tanto assolute quanto irrazionali. Io si prende gioco del mondo che lo circonda, si presenta come un assassino e un perverso, si incarna ora in un disperato amante di “lenzòla“, ora in un baro e nel giocatore da questi ingannato, sempre perduto, o forse rifugiato, in un’alienazione psicotica che gli permette una disumana lucidità.
Al di sotto di quel palco, che pare erigere a inattaccabile divinità chi vi si stanzi, tutti sono degni di essere offesi: anche gli stessi organizzatori di SPAM!, per i quali non mancano le canzonature.
In ultimo, nella sua benevolenza e gentilezza d’animo, il performer concede addirittura due bis (!), e i signori lettori ci perdonino se non scendiamo nei dettagli, ma la dolcezza si è espressa in quelli che potremmo definire umidi baci lanciati sulle prime file.