di ritornar nella stagion beata
che il pettirosso rifà la nidiata.
(Madama Butterfly, Atto secondo)
Il Festival Pucciniano di Torre del Lago si è chiuso da ormai un mese: non è escluso che, come Cio Cio San con il tenente Pinkerton, anche noi dovremo aspettare qualche nidiata di pettirosso prima che ritorni. Esagerazioni? Forse sì, ma fra dipendenti non pagati e il fantasma del commissariamento, il futuro della Fondazione Festival Puccini è più incerto che mai. Arlecchino non resiste e, dopo il successo del primo atto, torna a completare la sua Cavalleria pucciniana.
I soldi ci sono o no?
Va detto: la stagione ha avuto una serie di inconvenienti che nemmeno la prima di Macbeth. Per due volte il maltempo ha danneggiato scenografie e quinte; due concerti del Puccini Off sono stati cancellati (Spandau Ballet e Al Bano); infine, durante una recita di Turandot, un montacarichi ha ceduto e il tenore livornese Marco Voleri è caduto da tre metri d’altezza [fotografato un attimo prima della caduta, con un copricapo che dà adito a speculazioni sulla fedeltà della moglie dell’Imperatore]. In generale, l’affluenza del pubblico è stata buona e l’incasso della stagione ammonta a poco più di un milione di euro.
Al Festival, però, mancano in bilancio 225mila euro che – facendola breve – il Comune di Viareggio non può erogare causa dissesto finanziario: da qui la necessità di tagli ai cachet e in altri comparti. Lo stesso Alberto Veronesi (presidente del festival), nel consiglio di amministrazione del 18 settembre in cui ha definitivamente fatto cadere la causa legale contro la Fondazione, ha ridotto del 20% l’ammontare di vecchi pagamenti ancora da ricevere. Se da una parte si taglia, però, dall’altra non si bada a spese per le rese di conti: il primo atto da neopresidente di Veronesi è stato la cacciata di Vivien Hewitt dalla regia di Tosca. Per evitare una causa in tribunale, quel piccolo capriccio è costato ottomila euro e chi, prima, era stata protestata per «scarso interesse registico», il prossimo anno curerà la regia di Madama Butterfly (molto probabilmente in una ripresa di un vecchio allestimento).
A proposito dell’eroina nipponica: ricordate quanto raccontato sull’assunzione di Donata D’Annunzio Lombardi, nonostante vi fosse già una Cio Cio San disponibile a coprire le quattro recite? Ebbene, c’è bisogno di una rettifica: erano ben due le Cio Cio San già pronte, una addirittura contrattualizzata. Si tratta di Amarilli Nizza, il cui agente, Franco Silvestri, ci ha segnalato quello che ha dell’incredibile: per far cantare Lombardi si è disatteso il contratto con Nizza. Anche in questo caso, per stare lontani dai tribunali, il Festival si è accordato promettendo al soprano due recite per il prossimo anno (ma prima, come molti, la cantante dovrebbe ricevere i compensi relativi alle prestazioni del 2014). Si è rischiata la lotta nel fango fra soprani e Arlecchino avrebbe tanto voluto recensirla [a destra, una possibile locandina del match del secolo].
Verso la fine della stagione, è stata cacciata all’ultimo momento Rossana Cardia, soprano protagonista del secondo cast di Tosca, per essere sostituita da Francesca Rinaldi (protetta di Veronesi, anche lei già nominata nella puntata precedente). Cardia non era adatta al ruolo, secondo Veronesi: doveva essere veramente terribile per essere sostituita da Rinaldi [nella foto a sinistra], dotata di un vibrato che sembrava la sirena di un’ambulanza. Per lei, pochissimi applausi dopo Vissi d’arte, ma il Presidente, in piedi in prima fila, era entusiasta come non mai.
I guai economici
Se un incasso di 1,1 milioni di euro sembra un successo (e lo è, effettivamente), comparato ai 5 milioni di spese per la stagione è una fetta abbastanza irrisoria. La Fondazione attende i contributi ministeriali del FUS, che quest’anno sono in ritardo, e per questo non può pagare i più di 200 dipendenti per le spettanze di agosto. Il debito è stato ceduto a un istituto bancario e le cose dovrebbero risolversi in breve tempo, si spera. Resterà solo l’incresciosa mancanza di preavviso ai dipendenti e la risposta alla nota del sindacato: «Lo sapevate che la situazione era critica, potevate anche aspettarvelo» (parafrasi, sì, ma nemmeno troppo libera).
Essendosi susseguite tre perdite di esercizio consecutive, la Fondazione rischia il commissariamento regionale: il quadro è preoccupante, eppure si sta già pensando all’edizione 2016, ma non è detto che il Maestro Veronesi e l’attuale CdA siano sempre lì…
L’incerta direzione di Veronesi
Ma qual è il progetto della gestione Veronesi? Non si riesce a individuare una politica teatrale vera, che parta dalla realtà, ma cerchi di guardare lontano. Per adesso si dondola tra tagli e sostituzioni con effetti nel breve periodo o annunci (di stampo renziano) che sembrano voler guardare al lungo termine, ma senza un quadro organico. Sorvolando sull’ormai nota gaffe su John Lennon [a destra, in collegamento con Torre del Lago], ogni tanto il Maestro tira fuori dal cilindro un progetto originale e senza precedenti, di cui non è chiaro lo scopo o, comunque, la possibile realizzazione: un coinvolgimento dei grandi nomi del pop per dei tributi a Puccini, un circuito di teatri del Mediterraneo (annunciato durante lo storico incontro in Versiliana con Daniela Santanché) o un’imprecisata università pucciniana.
Mandando e-mail a Godot
Intanto Arlecchino si dà alla scienza: la redazione ha appena completato il lancio di una sonda in direzione Torre del Lago per scoprire se ci sono forme di vita nell’ufficio stampa. Per tutta l’estate abbiamo scritto e-mail e non abbiamo mai avuto risposta. Lungi da noi pensare che ai nostri lettori possano interessare queste diatribe: ma cosa è successo all’ufficio stampa? Prima dell’arrivo del presidente Veronesi (3 maggio) la Headline Giornalisti di Firenze ha vinto il bando per Capo Ufficio Stampa. Leonardo Bartoletti dovrebbe esserne il responsabile, ma da luglio la situazione sembra diversa. Al telefono si è sempre rinviati alla introvabile Alessandra Delle Fave, che già lavorava in quel settore nella prima era Veronesi, ed è improvvisamente ritornata a lavoro (a titolo gratuito, dice lei: la Headline non ha confermato). Sarebbe bello poter tacere sul fatto che Delle Fave sia la moglie del direttore generale Franco Moretti, per giudicare, invece, il suo lavoro: non è questo il caso. Di lavoro non ve n’è traccia.
Vi siete persi gli sguardi arlecchini sul Festival Pucciniano?
Sara Casini sguardazza Madama Butterfly, mentre Andrea Balestri si dà alla Turandot cinese e Maria Feliciano recensisce Tosca, affiancata da Francesca Cecconi con un approfondimento sulle scene di Mimmo Paladino.