Un anno da ricordare – Selezione arlecchina 2015

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Un demone tentatore bussa ogni anno, verso la fine di dicembre, alla porta di giornalisti, critici e amatori d’ogni disciplina. È un essere infame e mostruoso, ma assai allettante: con le sue lusinghe invita il presuntuoso pennaiolo a compilare una graduatoria di ciò che vale la pena salvare (o buttare) dell’anno soccombente. I migliori dischi dell’anno, i goal più belli, le serie tv più entusiasmanti e quelle più stupide, l’abito più brutto indossato da Ilary Blasi, la barzelletta sporca più sporca, e così via.

Ebbene, inutile girarci intorno, anche la redazione di LSDA ha ceduto alla tentazione.
Quella che segue è la raccolta delle scelte fatte dagli arlecchini: tre titoli per ciascuno, tre spettacoli da consigliare, da rivedere o, soltanto, da non dimenticare e, va da sé, opportunamente legati alle (eventuali) relative recensioni.

Andrea Balestri
• Prima le parole, poi la musica. Cronache del match Mascagni-D’Annunzio, Luca Scarlini
Narrare per narrare: tra la lezione, la favola e il teatro
• Odysseus, Robert Wilson
Rende in modo glaciale la grandezza (anche emotiva) dell’epica
• Trattato di economia, Castello-Cosentino
Un altissimo livello di problematizzazione: nessuna risposta, ma tante risate

Sara Casini
Io, mia moglie e il miracolo, Punta Corsara

Per il sadismo di un’ironia tanto nera quanto leggera
Trattato di economia, Castello-Cosentino
Perché rende bello un ragionamento che si autoproclama inutile
Koszeg, Costantini-Bernardi
Perché quando ne esci stenti a ricordare il tuo stesso nome

Francesca Cecconi
Dolce vita, Virgilio Sieni

Un emozionante tableau vivant che ripercorre l’iconologia della  passione da Pontormo a Guttuso
Il malato immaginario, Arca Azzurra Teatro
Perché attinge al passato con richiami e maschere della Commedia dell’arte con uno sguardo al contemporaneo con echi alla Tim Burton
Antropolaroid, Tindaro Granata
Per la genuinità della messinscena, per la quotidianità espressiva dell’interprete e per la veridicità del cunto siculo. Insomma: una chiacchierata con un amico

Alessandro Cei
• Le sorelle Macaluso, Emma Dante (altra recensione qui)

Perché non è scontato uscire dal teatro con gli occhi lucidi
• Delicato come una farfalla e fiero come un’aquila, Elisabetta Salvatori
Perché non è scontato che un attore/un’attrice sappia raccontare una storia
• Lo straniero, un’intervista impossibile, Fabrizio Gifuni
Perché non è scontato che un attore sappia leggere una storia

Maria Feliciano
Rigoletto, direttore Zubin Mehta, regia Henning Brockhaus

Performance canora e musicale d’eccezione circondata da costumi folgoranti.
Trattato di economia, Castello-Cosentino
Teatro contemporaneo e di “ricerca” quasi asservito al pubblico
Vita di Galileo, Gabriele Lavia
Dopo Wagner, per la prima volta quattro ore e più in platea

Viola Giannelli
• Iliade. Un racconto mediterraneo – Libro XXXIII (I giochi per Patroclo), lettura di Maddalena Crippa
La potenza della voce e del suono che si fa verso

• Il malato immaginario, regia di Andrée Ruth Shammah, con Gioele Dix
Una memorabile prova d’attore con una compagnia da urlo
• Numero primo, Marco Paolini
Ci vuole sempre un po’ di soprannaturale in teatro

Gemma Salvadori
Animali da bar, Carrozzeria Orfeo

Per i personaggi uno più bastardo dell’altro. Spettacolo divertente ed irriverente, pacatamente tenero.
Otello, Luigi Lo Cascio
Per il buio dal quale sembra impossibile fuggire. Venezia lascia il posto ad una Sicilia popolata da ombre
Ero, César Brie
Suggestivo ed evocativo. Racconto verosimile di una vita contesa tra rimpianti e rimorsi.

Anna Solinas
• Il cielo degli orsi, Teatro Gioco Vita
L’uso magistrale del teatro d’ombra e la delicatezza di un teatro non solo per bambini
• Armine, Sister, Jarosław Fret
L’orchestrazione e la passione per un lavoro intensissimo, su un tema scottante
• Senza trama e senza finale, Macelleria_Ettore
Articolato concerto di emozioni, ben orchestrato: piccolo gioiello d’altri tempi

Francesco Tomei
Otello, Luigi Lo Cascio
Uno Shakespeare mediterraneo che conquista
• King size.Variazioni enarmoniche, Christoph Marthaler
Come portare la musica a teatro senza essere prevedibili

• Le sorelle Macaluso, Emma Dante (altra recensione qui)
Per il lirismo della coralità di una storia familiare che è capace di emozionare lo spettatore

Carlo Titomanlio
• Vocazione, Danio Manfredini
Perché è molto bello
• Voci di famiglia, Dario Marconcini
Perché è bellissimo
• Made in China, Leviedelfool
Perché non è affatto brutto

Igor Vazzaz
• I giganti della montagna, Roberto Latini
Pirandello come nessuno l’ha mai visto (né fatto): spiazzante, emozionante, definitivo
• Hansel e Gretel dei Fratelli Merendoni, Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci
Il gran teatro è tale a prescindere da tipologie e destinatari: divertente, abbacinante, inesaurito
• De revolutionibus,  Carullo-Minasi
Un piccolo gioiello di traduzione scenica, di rara e pungente sapienza

Giacomo Verde
• Memory Plays, Dario Marconcini
Una lezione di buon teatro, semplice, toccante e profondamente moderno
• Restiamo Umani, Ultimo Teatro Produzioni Incivili
Per la capacità di trattare temi politici e di attualità con la sapienza e la freschezza del teatro popolare
De revolutionibus, Carullo-Minasi
Per la capacità di rendere attualissime e vive delle parole che potevano essere obsolete

Questo è quanto. E voi? Ci sono spettacoli visti in questo 2015 che vorreste “portare con voi”?
Scrivetelo, se volete, ad arlecchino@losguardodiarlecchino.it; vi sarà risposto. Forse.

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