Un demone tentatore bussa ogni anno, verso la fine di dicembre, alla porta di giornalisti, critici e amatori d’ogni disciplina. È un essere infame e mostruoso, ma assai allettante: con le sue lusinghe invita il presuntuoso pennaiolo a compilare una graduatoria di ciò che vale la pena salvare (o buttare) dell’anno soccombente. I migliori dischi dell’anno, i goal più belli, le serie tv più entusiasmanti e quelle più stupide, l’abito più brutto indossato da Ilary Blasi, la barzelletta sporca più sporca, e così via.
Ebbene, inutile girarci intorno, anche la redazione di LSDA ha ceduto alla tentazione.
Quella che segue è la raccolta delle scelte fatte dagli arlecchini: tre titoli per ciascuno, tre spettacoli da consigliare, da rivedere o, soltanto, da non dimenticare e, va da sé, opportunamente legati alle (eventuali) relative recensioni.
Andrea Balestri
• Prima le parole, poi la musica. Cronache del match Mascagni-D’Annunzio, Luca Scarlini
Narrare per narrare: tra la lezione, la favola e il teatro
• Odysseus, Robert Wilson
Rende in modo glaciale la grandezza (anche emotiva) dell’epica
• Trattato di economia, Castello-Cosentino
Un altissimo livello di problematizzazione: nessuna risposta, ma tante risate
Sara Casini
• Io, mia moglie e il miracolo, Punta Corsara
Per il sadismo di un’ironia tanto nera quanto leggera
• Trattato di economia, Castello-Cosentino
Perché rende bello un ragionamento che si autoproclama inutile
• Koszeg, Costantini-Bernardi
Perché quando ne esci stenti a ricordare il tuo stesso nome
Francesca Cecconi
• Dolce vita, Virgilio Sieni
Un emozionante tableau vivant che ripercorre l’iconologia della passione da Pontormo a Guttuso
• Il malato immaginario, Arca Azzurra Teatro
Perché attinge al passato con richiami e maschere della Commedia dell’arte con uno sguardo al contemporaneo con echi alla Tim Burton
• Antropolaroid, Tindaro Granata
Per la genuinità della messinscena, per la quotidianità espressiva dell’interprete e per la veridicità del cunto siculo. Insomma: una chiacchierata con un amico
Alessandro Cei
• Le sorelle Macaluso, Emma Dante (altra recensione qui)
Perché non è scontato uscire dal teatro con gli occhi lucidi
• Delicato come una farfalla e fiero come un’aquila, Elisabetta Salvatori
Perché non è scontato che un attore/un’attrice sappia raccontare una storia
• Lo straniero, un’intervista impossibile, Fabrizio Gifuni
Perché non è scontato che un attore sappia leggere una storia
Maria Feliciano
• Rigoletto, direttore Zubin Mehta, regia Henning Brockhaus
Performance canora e musicale d’eccezione circondata da costumi folgoranti.
• Trattato di economia, Castello-Cosentino
Teatro contemporaneo e di “ricerca” quasi asservito al pubblico
• Vita di Galileo, Gabriele Lavia
Dopo Wagner, per la prima volta quattro ore e più in platea
Viola Giannelli
• Iliade. Un racconto mediterraneo – Libro XXXIII (I giochi per Patroclo), lettura di Maddalena Crippa
La potenza della voce e del suono che si fa verso
• Il malato immaginario, regia di Andrée Ruth Shammah, con Gioele Dix
Una memorabile prova d’attore con una compagnia da urlo
• Numero primo, Marco Paolini
Ci vuole sempre un po’ di soprannaturale in teatro
Gemma Salvadori
• Animali da bar, Carrozzeria Orfeo
Per i personaggi uno più bastardo dell’altro. Spettacolo divertente ed irriverente, pacatamente tenero.
• Otello, Luigi Lo Cascio
Per il buio dal quale sembra impossibile fuggire. Venezia lascia il posto ad una Sicilia popolata da ombre
• Ero, César Brie
Suggestivo ed evocativo. Racconto verosimile di una vita contesa tra rimpianti e rimorsi.
Anna Solinas
• Il cielo degli orsi, Teatro Gioco Vita
L’uso magistrale del teatro d’ombra e la delicatezza di un teatro non solo per bambini
• Armine, Sister, Jarosław Fret
L’orchestrazione e la passione per un lavoro intensissimo, su un tema scottante
• Senza trama e senza finale, Macelleria_Ettore
Articolato concerto di emozioni, ben orchestrato: piccolo gioiello d’altri tempi
Francesco Tomei
• Otello, Luigi Lo Cascio
Uno Shakespeare mediterraneo che conquista
• King size.Variazioni enarmoniche, Christoph Marthaler
Come portare la musica a teatro senza essere prevedibili
• Le sorelle Macaluso, Emma Dante (altra recensione qui)
Per il lirismo della coralità di una storia familiare che è capace di emozionare lo spettatore
Carlo Titomanlio
• Vocazione, Danio Manfredini
Perché è molto bello
• Voci di famiglia, Dario Marconcini
Perché è bellissimo
• Made in China, Leviedelfool
Perché non è affatto brutto
Igor Vazzaz
• I giganti della montagna, Roberto Latini
Pirandello come nessuno l’ha mai visto (né fatto): spiazzante, emozionante, definitivo
• Hansel e Gretel dei Fratelli Merendoni, Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci
Il gran teatro è tale a prescindere da tipologie e destinatari: divertente, abbacinante, inesaurito
• De revolutionibus, Carullo-Minasi
Un piccolo gioiello di traduzione scenica, di rara e pungente sapienza
Giacomo Verde
• Memory Plays, Dario Marconcini
Una lezione di buon teatro, semplice, toccante e profondamente moderno
• Restiamo Umani, Ultimo Teatro Produzioni Incivili
Per la capacità di trattare temi politici e di attualità con la sapienza e la freschezza del teatro popolare
• De revolutionibus, Carullo-Minasi
Per la capacità di rendere attualissime e vive delle parole che potevano essere obsolete
Questo è quanto. E voi? Ci sono spettacoli visti in questo 2015 che vorreste “portare con voi”?
Scrivetelo, se volete, ad arlecchino@losguardodiarlecchino.it; vi sarà risposto. Forse.