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Filippo Timi, il cane a tre teste della mascolinità ibseniana

Sguardazzo/recensione di "Una casa di bambola"

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Cosa: Una casa di bambola
Chi: Henrik Ibsen, Andrée Ruth Shammah, Filippo Timi, Marina Rocco
Dove: Firenze, Teatro della Pergola
Quando: 03/03/2016
Per quanto: 170 minuti

Arriva a Firenze, dopo il debutto milanese, Una casa di bambola, nuova regia di Andrée Ruth Shammah dal testo (quasi) omonimo di Henrik Ibsen. Bizzarra coincidenza: la stessa pièce debutta anche a Pistoia, nell’allestimento firmato da Roberto Valerio. La doppietta arlecchina era inevitabile, con relativo match.

Testo del 1879, Casa di bambola è un’analisi in prosa del rapporto tra marito e moglie in epoca vittoriana e, più in generale, tratta la condizione della donna al sorgere dei primi movimenti femministi. La parabola di Nora (Marina Rocco) è quella ideale di ogni suffragetta: da una subordinata condizione di costrizione – per quanto benevola – attraversa un momento di presa di coscienza talmente forte da decidere di abbandonare coniuge e prole. Il marito protettivo e docile, l’amico di famiglia segretamente innamorato di lei, il banchiere che la ricatta: tre volti dell’atteggiamento dell’uomo nei confronti della donna sono qui riuniti in Filippo Timi. L’attore umbro, infatti, interpreta i tre personaggi maschili del dramma in modo pacato, senza nemmeno differenziarli troppo l’uno dall’altro: sono le teste di Cerbero, posto a difesa di una mascolinità solo esteriore che – appena perderà il complemento femminile – risulterà irrimediabilmente compromessa.

Una casa di bambola, Timi-Rocco-Shammah 2016 (ph. Tommaso Le Pera)Mariella Valentini interpreta una vecchia amica di Nora, Cristina Linde, con una forte carica di condiscendenza e superiorità nei confronti della protagonista. Similmente, la vecchia balia (Andrea Soffiantini, en travesti) dispensa lezioni di vita parlando per aforismi. Di conseguenza, Marina Rocco insiste su una declinazione di Nora ingenua e dimessa: per Torvald, è una bambolina da proteggere e da cui pretendere l’adempimento dei doveri coniugali; per il medico amico del coinuge, l’ultima occasione per un brivido sentimentale prima di morire; per Krogstad, il mezzo per assicurarsi il lavoro in banca, ricattando la donna affinché persuada il marito. Cos’altro ci si deve aspettare da una persona considerata poco più di un bel soprammobile o uno strumento atto a perseguire i propri fini? Su questi temi, peraltro non estranei ai recenti lavori di Timi, si concentra la regia di Shammah.

Una casa di bambola, Valentini-Rocco-Shammah 2016 (ph. Teatro Franco Parenti)I momenti più tragici o struggenti – quei passaggi, per intenderci, in cui il grande interprete di fine Ottocento avrebbe strappato applausi a scena aperta – sono disinnescati dalla tinta sarcastica che colora l’allestimento nel suo complesso. Il sapiente utilizzo di lunghe pause e ammiccamenti al pubblico mette in evidenza alcuni passaggi troppo affettati e più efficaci (oggi) se letti come bugie che i personaggi recitano con la complicità del pubblico. Specialmente verso la fine – siamo quasi a mezzanotte, chimelhafattofare – si giunge alla completa rottura della quarta parete (già anticipata all’inizio, con Nora che appare in platea e con uno sguardo apre il sipario). Sempre più di frequente, Timi scherza sulla propria balbuzie che, ogni tanto, fa malizioso capolino, oppure ironizza facendo dire a uno dei propri personaggi che era impossibile incontrare uno degli altri due interpretati dallo stesso attore.

Spettacolo gradevole, forse un po’ troppo lungo (non è misurazione temporale, ma di necessità) e molto giocato sull’ammiccamento al pubblico che adora a prioristicamente Timi. Si può, però, contare a prescindere sulla complicità dello spettatore? Senza risposte certe, lasciamo il teatro con questo interrogativo: un’ombra nera come la figura che ogni tanto appare in proscenio a tormentare Nora, altrimenti inebriata dall’allegria della vita borghese.

Una casa di bambola, Timi-Rocco-Valentini-Shammah 2016 (ph. Tommaso Le Pera)

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un soprabito sarebbe... un'autunnale vestaglia bordeaux

Locandina dello spettacolo



Titolo: Una casa di bambola

di Henrik Ibsen
traduzione, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con Filippo Timi e Marina Rocco
con la partecipazione di Mariella Valentini
e con Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore

spazio scenico Gian Maurizio Fercioni
costumi Fabio Zambernardi
in collaborazione con Lawrence Steele
luci Gigi Saccomandi
musiche Michele Tadini

produzione Teatro Franco Parenti/Fondazione Teatro della Toscana


Il motivo per il quale Una casa di bambola viene continuamente rappresentato in tutto il mondo (perfino in Cina),  è il suo tema centrale, interessante per tutti, sempre attuale perchè universale: il confronto tra l'identità maschile e  quella femminile. Se si analizza senza pregiudizi il testo, senza dare per scontato che Nora stia dicendo la verità quando afferma di essere sempre stata trattata come una bambola, e ci si lascia trasportare dalla complessità della trama, anche solo per la semplice curiosità di sapere come va a finire, si capisce molto chiaramente che non è lei la vittima, anzi, è lei che regge i fili e che manipola il marito Torvald, obbligandolo ad interpretare ruoli diversi. Il complesso intreccio, avvincente come un thriller e intrigante come un giallo,  fatto di sentimenti e passioni, truffe e calcoli, inganni, utopie e rese dei conti, è solo un pretesto che Andrée Ruth Shammah usa per coinvolgerci in un appassionante viaggio nei rapporti tra i diversi e sofisticati ruoli maschili e femminili che popolano il testo ibseniano, tenendo però ben presente la natura ambigua di Nora, responsabile principale di una semplificazione ricorrente su Una casa di bambola che nel testo, così come nella vita, in realtà non esiste.

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.