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La sostenibile leggerezza del Kaemmerle

Sguardazzo/recensione di "Balcanikaos"

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Cosa: Balcanikaos
Chi: Andrea Kaemmerle
Dove: Altopascio, Piazza Ospitalieri
Quando: 18/07/2016
Per quanto: 80 minuti

Diavolo d’un Kaemmerle. Non il demone briccone visto alle prese con l’Extravergine Goretti, in Naturalmente zoppica un po’, terragna saldatura tra Bernard Malamud Jiga Melik. Andrea è un “diavolo” latu senso, ché, da maschera, vince sempre le scommesse piazzate, a prescindere dal coefficiente di rischio: si tratti di farsaccia slabbrata, pensiamo a Lisciami coi Gatti Mezzi (ne scrivemmo assai bene senz’affatto esser fans del pisanissimo duo, anzi), di repêchage culto e verace (lo Zona torrida che Donato Sannini scrisse “per” Carlo Monni, riportato in scena due anni fa sempre con Goretti) o di assolo comico, il fintoslavo più vero d’Italia riesce sempre a sfangarla.

Si prenda Balkanikaos: che dire mai d’un allestimento quasi ventennale, 750 (settecentocinquanta) repliche tra teatri, piazze, locali, strade, a mescolar idiomi e suoni, lacrime e sghignazzi, nelle cristalline risonanze d’un talentaccio che, ogni volta, non tradisce. E non è certo merito della drammaturgia: o forse sì, a patto di non concepirla come precipua traslazione verbale del da dirsida farsi in scena, quanto, piuttosto, quale concreta quanto ineffabile consistenza del discorso teatrale, ivi compresi i suoi endemici smottamenti, le lievi sfarinature, il percettibile incrinarsi, mai dannoso, della struttura, che può persino impreziosire una performance.

Andrea Kaemmerle-Slava Svejk (ph Valentina Padovan, da FB) 02Scortato dai fedelissimi Ras Kornika (violino), Ivo Andreevic (fisarmonica), Branca Ceperac (contrabbasso) e Jiviasha Ivanova (clarinetto), Kaemmerle, volto pittato, occhi e naso vermigli, si cala nella parte del buon soldato Slava Svejik, per un sincretico e irresistibile viaggio a ritroso nella penisola balcanica. Tutto rigorosamente falsoe, quindi, vero: è teatro, trionfo del posticcio, luogo peculiare in cui la verità per esser tale ha da calzar fogge di menzogna.

Serata strapaesana, con la neoeletta Sara D’Ambrosio a salutar timida gli astanti prima della recita: spodestato dalla carica di primo cittadino, dopo vent’anni, l’improbabile sceriffo precedente, ecco prestarsi a Slava il destro per evocar comicamente i residuali lacerti del comunismo reinstaurato in loco. Quel comunismo che la picciola compagnia in scena (diafane maschere calzate a celar i volti) avrebbe conosciuto nelle declinazioni intercorse sulla dorsale jugoslava, tra Balcani e Carpazi.

Andrea Kaemmerle-Slava Svejk (ph Valentina Padovan, da FB) 01Mirabile esempio di clownerie cialtrona, agrodolce, quella di Slava/Kaemmerle: principesca la disinvoltura con cui cesella facezie facilotte, mai mancando l’alternanza con minute perle (un’intonazione, un ripiegamento del corpo), giocando con la voce e sfuggendo puntualmente l’effettaccio. In ciò, la sua mirabilissima destrezza: semplicità ricercata e, al contempo, naturale, che permea la performance di un’aura preziosa e malinconica, che s’attaglia al (con)testo, traendo linfa dalla situazione del qui e ora scenico.

Così, l’attempato e gagliardo spettatore barbuto in camicia rossa diviene “Garibaldi”, spalla ideale del nostro, e la procace spettatrice dal profumo irresistibile riceverà promesse d’eterno amore. Nel mezzo, i brani dell’orkestra, in andamento parallelo col tutto, non fosse per quella danza immota e percussiva (la pancia di Kaemmerle a farsi pelle di tamburo): tutto semplice, e largamente all’improvvisa. Con la grazia inusitata, qualcosa che ci vince, convince e avvince, d’un far teatro antico quanto il mondo e che, nella caotica, sapiente menzogna, scova la sua diabolica onestà.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... una pietanza sarebbe... un bel piatto di ćevapčići

Locandina dello spettacolo



Titolo: Balcanikaos

 


di e con Andrea Kaemmerle (ovvero il buon soldato Svejk) accompagnato dagli ottimi musici Kletzmer Balcanici: Ras Kornica , Ivo Andreevic, Branka Ceperac, Danko Jugovic Utopia del buongusto senza Balcanikaos in programmazione si trasformerebbe di colpo in una "distopia", e tanto meno si potrebbe parlare di "buongusto": infatti, da numerosi lustri (più di 600 repliche!) questo spettacolo teatral-musicale vive i palchi che di volta in volta ospitano le serate del festival. E lo fa ogni volta nel modo più irriverente e birbante possibile con storielle nuove e improvvisazioni ardite. Autori di "note" come Bregovic, Kusturica, Kocani orchestra e molti altri duettano con altrettanti autori di "parola" come Hasek, Hrabal, Kafka o Rilke in una serata che vi farà sognare l´ est e le terre dei nostri vicini di casa. Il buon soldato Svejk, tra un colpo di pistola e l´ altro vestirà i panni di un traghettatore un po´ malinconico e vi porterà a spasso tra le sonorità, le tradizioni, gli odori, le feste, i colori zingari, i loro viaggi, le scorribande nel mondo dell´ umorismo Yiddish. Chi ancora tra di voi non ha visto - e vissuto - questo spettacolo ha l´ obbligo morale di essere presente questa sera; gli altri invece sanno bene quello di cui si parla: dopo il primo boccone non è più possibile farne a meno!

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.