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Lo stupore e la poesia

Sguardazzo/recensione di "Un quaderno per l'inverno"

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Cosa: Un quaderno per l'inverno
Chi: Alberto Astorri, Massimiliano Civica, Luca Zacchini
Dove: Lo stupore e la poesia
Quando: 18/03/2018
Per quanto: 90 minuti

Con Un Quaderno per l’invernoMassimiliano Civica ci pare voler continuare la sua ricerca teatrale stupendoci ancora una volta.
Lo conosciamo dai tempi di Grand Guignol, quando spiazzò tutti facendoci supporre che avremmo visto tanta violenza, movimenti esagitati degli attori, per immergerci nelle vicende da teatro-macelleria dell’orrore, cui eravamo abituati pensando al genere tanto in voga ai primi del Novecento evocato nel titolo: fece esattamente l’opposto, ottenendo uno stupore che non pensavamo di saper provare. Il suo lavoro a togliere, il suo cesello sul corpo e la voce degli attori, fatti recitare apparentemente immobili, scosse per precisione ed efficacia sui nostri sentimenti.

In questa occasione, il regista e autore reatino, ha trasformato la banalissima vicenda di un furto maldestro all’interno della casa di un docente qualsiasi, in un momento catartico che ci ha fatto scorgere un lampo dentro le esistenze dei due protagonisti, ottimamente interpretati da Alberto Astorri e Luca Zacchini. Tutto tramite la forza della poesia ritrovata su un libretto, precedentemente rubato dallo stesso ladro, assieme al computer dell’insegnante. Composizione che il ladro pensava fosse terapeutica nei confronti della moglie morente, mentre il suo medesimo autore non lo credeva affatto, venendo comunque costretto, sotto minaccia di un coltello, a scriverne un’altra. Poesia che, invece, l’impacciato malfattore percepiva necessaria per mutare la propria disastrata situazione famigliare.

Agli spettatori basterà condividere l’aroma aspro delle arance, che a metà della rappresentazione saranno tagliate per farne una spremuta sull’iconico tavolo/zattera a centro scena (sembra contenere tutto quello che ci occorre per navigare in questo mondo ostile), per percepire che una relazione fra i due, apparentemente antitetici, personaggi, e pure con e tra noi, è realmente possibile.

Le nostre relazioni sociali, spesso e volentieri, crollano a terra come il sacchetto delle arance che, all’inizio dell’atto unico tratto da un mirabile scritto di Armando Pirozzi, si srotolano sulle tavole del palcoscenico. Basta saper raccogliere i nostri sentimenti e condividerli per trovare inaspettati risvolti alle nostre esistenze.
Come basterà, anni dopo, che il ladro ritorni a casa del docente, immaginiamo per ripetere un ennesimo furto, mentre invece scopriamo che quel Quaderno per l’inverno, con gli unici scritti poetici autografi del docente, siano invece serviti al figlio del ladro per raccontare una sua positività che nessuno si sarebbe aspettato. A cominciare dal depresso insegnante, incapsulato nella sua solitudine.
Basterà che lui e noi ascoltassimo la primitiva, breve, ma necessaria, poesia scritta dal figlio di questo goffo ladro, densamente investito dalla propria vitalità nonostante la precaria condizione, per farci sentire, per un momento, che la vita, anche se farraginosa come quella dei due protagonisti, può sfociare in altro e uscire dal contingente.

[Si veda pure la recensione di Francesco Tomei sullo stesso spettacolo]

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... la storia di un furto sarebbe... quella del furto del secolo

Locandina dello spettacolo



Titolo: Un quaderno per l'inverno

di Armando Pirozzi
uno spettacolo di Massimiliano Civica
con Alberto Astorri e Luca Zacchini
costumi Daniela Salernitano
scene Luca Baldini
regia di Massimiliano Civica

produzione Teatro Metastasio di Prato
con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello

 


Un quaderno per l’inverno, testo per due attori in tre scene, racconta la storia di un introverso professore di letteratura che, rientrando in casa, vi trova un ladro, armato di coltello, che vuole da lui qualcosa di molto insolito: è una questione di vita o di morte. Durante la notte che segue i due personaggi, in bilico tra speranza e disperazione, si confrontano su idee, sentimenti, interrogativi dolorosi, in un dialogo per entrambi nuovo e inaspettato. I due si ritroveranno anni dopo, ancora in qualche modo segnati dall’esperienza di quella notte che, seppure vissuta e ricordata in modi molto diversi, ha tracciato forse la possibilità di un cambiamento, di una più ampia comprensione. Il tema centrale del testo è la scrittura e la sua possibilità di incidere direttamente sulla realtà: la forza miracolosa della poesia, non come semplice esercizio di tecnica letteraria, ma per la dirompente carica vitale che suscita, nonostante tutto, nelle persone. (Armando Pirozzi)
Nel Teatro all’Antica Italiana, di uno spettacolo che era stato un successo si diceva che aveva "incontrato" il pubblico. La parola "incontro" stava dunque per "successo". È stato un incontro, è stato un bell’incontro: è tutto quello che si può e si deve pretendere dal Teatro. Con Un quaderno per l’inverno non vogliamo dire qualcosa agli spettatori, ma condividere qualcosa con loro. Qualcosa che sentiamo che ci riguarda, come persone ed esseri umani. Alla fine delle repliche saremo sereni se, in piena onestà, potremo dire: è stato un incontro. (Massimiliano Civica)

Sergio Buttiglieri
Si occupa di “interior design”, essendosi imbattuto in Starck, Toyo Ito, Enzo Mari, Ron Arad, David Chipperfield e altri tipacci flippati con la ridefinizione delle forme, ma, da sempre, non può fare a meno di scrivere di teatro, di quello meno allineato, più instabile e destabilizzante.