ARCHIVIO SPETTACOLI

    Amleto?, C. Giordano (2013)

    Titolo: Amleto?
    Regia: Carmen Giordano

    con Stefano Detassis e Maura Pettorruso
    disegno luci Alice Colla
    organizzazione Daniele Filosi
    testo e regia Carmen Giordano
    uno spettacolo di compagnia Macelleria ETTORE
    una produzione TrentoSpettacoli
    in coproduzione con E45 Fringe Napoli Teatro Festival 2013, Fondazione Campania dei Festival
    con il sostegno di La Corte Ospitale – Rubiera (Re), ArTè – Teatro Stabile di Innovazione di Orvieto. Spazio Off – Trento
    progetto selezionato per E45 Fringe Napoli Teatro Festival 2013

    Note di regia: Macelleria Ettore accetta la sfida elisabettiana. Due attori in uno spazio nudo provano Amleto. AMLETO? è una ricerca nella sottrazione di artificio: voci nude, corpi esposti, buio, luci, ombre. Un’esperienza semplice e misteriosa.
    Il montaggio è nella testa dello spettatore. Ognuno trova un pezzo di sé. Il resto è silenzio.

    Bisogna cantare e stare allegri. Tutto andrà.
    Amleto è una domanda che nasce dalla visione di uno spettro. Lo spettro è il momento in cui guardiamo dentro noi stessi. Una pausa del tempo, un frattempo, un buio. Ci sbatte in faccia quello che possiamo essere. Noi sappiamo quello che siamo, non sappiamo quello che possiamo essere. Amleto è soggetto e oggetto della domanda, come ognuno di noi. Per tutti c’è un mistero nella realtà.
    Macelleria Ettore accetta la sfida elisabettiana. Due attori in uno spazio nudo provano Amleto. Sprofondano nel testo, squarciano scene, scavano immagini e prendono derive sorprendenti. Due vite alla prova. Amleto e Ofelia.
    Essere e non essere. Attori e personaggi. I piani si confondono, come vita e teatro. Cerchiamo di accordare l’azione alla parola e il pensiero all’azione nel tentativo di tendere lo specchio alla natura. Fare accadere il teatro come un incidente. AMLETO? è una ricerca nella sottrazione di artificio: voci nude, corpi esposti, buio, luci, ombre.
    Un’esperienza semplice e misteriosa. La vita si riversa in scena per lasciare una traccia, un’eco di sé.
    Il montaggio è nella testa dello spettatore. Ognuno trova un pezzo di sé. L’eco di una domanda cui non ha risposto.
    Un’azione sviscerata dal pensiero e non agita. Un ricordo che ha il sapore dell’allucinazione. Uno spettro che pesa sul cuore. Il resto è silenzio.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI