ARCHIVIO SPETTACOLI
Edipo re, Archivio Zeta (2011)
Titolo: Edipo re
di Sofocle
traduzione Federico Condello
diretto e interpretato da Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti
musica Patrizio Barontini
suono Tempo Reale
Due dialoghi, due testi sul potere e sulla sopraffazione, due lezioni sulla volontà di sapere: l’antichità e la contemporaneità, Sofocle e Parise, due autori, due registi, due attori, due spazi teatrali.
«Il luogo del delitto è sotto gli occhi di tutti. La nostra versione di Edipo cammina sul filo dei contrasti, degli interrogatori e delle indagini alla ricerca ossessiva del colpevole: in scena due figure istruiscono il procedimento ineluttabile che porta alla conoscenza e quindi al dolore. Per questo Edipo, tragedia per eccellenza, abbiamo unito la ricerca filologica attenta con la contemporaneità della nuova e ancora mai rappresentata traduzione di Federico Condello, giovane e affermato studioso dell’Università di Bologna».
(Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni)
«La storia di Edipo è quella di un “re democratico” sospeso fra amore del proprio popolo e rischio dell’assolutismo, della tyrannis; un “re democratico” che è re finché ignora i propri legami con il genos, la “famiglia” regnante di Tebe, e che cessa d’essere re proprio quando i suoi diritti di erede vengono alla luce, insieme ai suoi involontari ma abominevoli delitti, parricidio e incesto. Nella inarrestabile consequenzialità di tale storia, un eroe ignoto a sé e agli altri regna – e regna bene – solo finché il genos non torna a imprigionarlo nelle maglie di reticoli parentali moltiplicati (madri-mogli, figli-fratelli e figlie-sorelle: una sorta di super-genos). È questa, in filigrana, la storia di un progetto politico culturale che tentò di far convivere familismo aristocratico e democrazia? Religione tradizionale e nuove, rivoluzionarie forme di razionalità, dalla scienza medica alla cosiddetta “sofistica”? Riconoscimento della tyche – del “caso” – come ineliminabile fattore storico, e controllo razionale degli eventi? Per noi, oggi, dopo secoli di riscritture e riletture, l’Edipo re è vicenda più individuale che politica: è – complice Freud – una storia da teatro interiore, che narra del nostro più profondo “essere (o divenire) uomini”, della nostra incapacità di conoscere, della nostra sottomissione alla Tyche. Ma questa storia – è bene non dimenticarlo – narra anche di politica, di comunità, di tyrannis e di demokratia: e forse, nel finale e solitario homo sum di Edipo, della politica esprime la più tragica nostalgia».
(Federico Condello)
«La musica e i suoni che accompagnano questa versione dell’Edipo Re sono pensati come espansione della parola, delle sue forme timbriche e della sua articolazione ritmica. I legami che si creano fra suoni e parole permettono la nascita di nuovi spazi comuni, condivisi, nei quali entrambi i piani si arricchiscono di senso, richiamando la complessità del reale. La condivisione si attua sul piano dei contenuti e si proietta anche nello spazio acustico reale grazie alla diffusione multicanale del suono e della voce. Si tratta quindi di forme che agiscono per contrasto o per prolungamento dei molteplici piani semantici che il testo offre».
(Patrizio Barontini)