ARCHIVIO SPETTACOLI
La signorina Else, Lombardi-Tiezzi (2017)
Titolo: La signorina ElseRegia: Federico Tiezzi
di Arthur Schnitzler
regia Federico Tiezzi
drammaturgia Sandro Lombardi, Fabrizio Sinisi e Federico Tiezzi
con Lucrezia Guidone e Martino D’Amico
violoncello Dagmar Bathmann
pianoforte e percurssioni Omar Cecchi
clarinetti Dusan Mamula
scene Federico Tiezzi
costumi Gregorio Zurla
luci Giovanna Buzzi
foto Gianni Pollini
produzione Associazione Teatrale Pistoiese – Compagnia Lombardi-Tiezzi
Dopo il successo riscosso con Il ritorno di Casanova, Federico Tiezzi prosegue il suo lavoro di ricerca sul grande scrittore austriaco. Risalente al 1924, la novella La Signorina Else è un testo mirabile, tutto incentrato sul battito tumultuante dei pensieri che si affollano e scontrano nella mente di Else, l’adolescente ‘altera’, vivida e appassionata, su cui incombe una catastrofe familiare.
Else è una bella e virtuosa fanciulla, percorsa dai primi turbamenti sessuali, che viene presa in contropiede dalla richiesta dei genitori che necessitano di una grossa somma di denaro. È la madre stessa che, con cinismo atroce, in una lettera dal tono mellifluo e patetico, invita la figlia a vendersi per salvare l’onore della famiglia. L’unico modo per ottenere il denaro è infatti chiederlo a un ricco conoscente che da tempo la corteggia e che si trova con lei in vacanza a San Martino di Castrozza. Tutto il testo vive delle reazioni di Else a questa sordida richiesta.
L’autore impiega in questo racconto la tecnica del monologo interiore, il flusso di coscienza, attraverso il quale i pensieri e le contraddizioni del personaggio e della società in cui si muove vengono alla luce con straordinaria potenza. Un testo di spietata radiografia di una società corrotta fin nel nucleo familiare che, invece di proteggere i suoi figli, li immola senza pietà: una vera e propria tragedia della coscienza moderna, sganciata dai valori della tradizione, attenta solo ai propri istinti e ai propri falsi valori, cinicamente pronta a sacrificare una giovinetta sull’altare del dio denaro. Schnitzler fonde in uno strepitoso, vibrante monologo interiore le fantasticherie, le paure, l’orgoglio adolescenziale e le vere e proprie allucinazioni a cui l’incresciosa situazione spinge la fanciulla, fino a portarla al suicidio. Con tecnica magistrale l’autore la viviseziona davanti a noi, offrendocela nelle sue più riposte oscillazioni psichiche, in una simultaneità di impulsi e contro-impulsi che la portano al delirio.
Il testo si inserisce nel clima della grande cultura viennese della finis Austriae, pervasa da scoperte artistiche che ne faranno il luogo di nascita della musica moderna (Strauss, Schönberg, Berg, Webern). È anche il momento in cui i pittori Gustav Klimt e Egon Schiele rappresentano quella stessa società attraverso opere che impietosamente la inchiodano al suo splendido decadimento.