ARCHIVIO SPETTACOLI
MDLSX, Motus (2015)
Titolo: MDLSX
regia Enrico Casagrande & Daniela Nicolò
drammaturgia Daniela Nicolò & Silvia Calderoni
con Silvia Calderoni
suoni Enrico Casagrande
in collaborazione con Paolo Baldini e Damiano Bagli
luci e video Alessio Spirli
MDLSX è un piccolo ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Di “appartenenza aperta alle Molteplicità” scriveva Rosi Braidotti in On Becoming Europeans, avanzando la proposta di una identità post-nazionalista… Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che MDLSX tende. È uno “scandaloso” coming-out teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento dall’apparente formato del D-jay/ Vj Set, per dare inizio a una esplorazione sui confini che si catalizzerà, nel 2016, in Black Drama. Chi era Pilade?
In MDLSX collidono brandelli autobiografici ed evocazioni letterarie: Cal è il diminutivo del cognome di Silvia, e di Calliope, protagonista ermafrodita del romanzo di Jeffrey Eugenides – e sulla confusione tra fiction e realtà MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender. Citiamo Judith Butler che, con A Cyborg Manifesto di Donna Haraway, il Manifesto Contra-sexual di Paul B. Preciado e altri cut-up dal caleidoscopico universo dei Manifesti Queer, tesse il background di questa Performance-Mostro.
«Il cambiamento necessario è talmente profondo che si dice sia impossibile, talmente profondo che si dice sia inimmaginabile. Ma l’impossibile arriverà e l’inimmaginabile è inevitabile»
(Manifesto Animalista, Paul B. Preciado)