ARCHIVIO SPETTACOLI
Otello alzati e cammina, G. Ventriglia (2009)
Titolo: Otello alzati e camminaRegia: Gaetano Ventriglia
di e con Gaetano Ventriglia
luci Thomas Romeo
maschera Isabella Staino
produzione Malasemenza – Armunia – Rialto Santambrogio
in collaborazione con Teatrofficina rifugio (LI)
Quando un ideale vacilla è già crollato.
A me interessa la tragicomica di Otello. Iago non è interessante, lui fa il lavoro che fa il mondo. Iago, con Amleto, avrebbe fatto una brutta fine. Il mio Iago dice: io posso cambiare nome alle cose, e tutto ricomincia da capo, tutto ricomincia da zero. Dimmi la tabellina dello zero. Zero per zero uguale zero. Bravo! Esatto. Hai visto? Inizio della storia, fine della storia.
E io penso, senza dirlo: grazie al cazzo.
Qual è il tema di questo testo, di questo spettacolo?
Il tema è: cosa fare della nostra vita? Cosa fare quando siamo su un’isola per combattere i turchi, ma i turchi manco li vediamo perché sono annegati prima di arrivare? Se avessimo un ideale, un senso, non ci sperderemmo, nonostante i turchi. I turchi sono un pretesto.
La bellezza è lì (non la vedi?); ma il mondo fa schifo, e non vediamo niente. C’è chi ha fiducia e poi magari crolla perché il mondo fa schifo. Otello è così, il problema non è Iago: Iago è il mondo – l’occasione, che come si sa, fa dell’uomo la merda che è.
Il mio teatro oggi si interroga sull’ Otello, e lo mette in rapporto con la condizione esistenziale dell’oggi e del sempre.
Non c’è l’oggi senza il sempre: ogni testo se ne occupa, l’attore deve avere talento. Se l’attore ha talento, rifiuta una rivisitazione, un asservimento del testo alla propria mediocrità umana e attoriale. L’attore deve provare a visitare un testo, entrare e tentare di capire cosa sta succedendo, cosa davvero muove quei personaggi. L’attore deve tentare l’ onestà.
Sono in scena, quasi non mi muovo, sono davanti a voi, e che succede? O l’anima viaggia, la mia e la vostra, e le domande sono chiare, altrimenti non succede niente, perché io quasi non mi muovo. Ma vale la pena tentare. Il mio teatro non è un gioco intellettuale, tento di dar vita viva a personaggi veri. Non c’è uno svuotamento di senso, come va di moda fare e dire. C’è già bastante svuotamento nel mondo: io che c’entro? No, qui dentro, sotto queste luci, non siamo nel vuoto che ci circonda, a me non interessa descrivere il nulla, parlare del nulla, il blabla di moda; la bellezza è lì, non si può far finta di (del) nulla.
(a bordo, a bordo angeli!)