ARCHIVIO SPETTACOLI

    Re Lear, G. Pedullà (2015)

    Titolo: Re Lear o il passaggio delle generazioni
    Regia: Gianfranco Pedullà

    da King Lear di William Shakespeare
    adattamento e regia Gianfranco Pedullà
    con Giusi Merli, Marco Natalucci, Gianfranco Quero Roberto Caccavo,
    Lorella Serni, Gaia Nanni, Claudia Pinzauti, Marco Natalucci,
    Enrica Pecchioli, Francesco Rotelli, Simone Faloppa, Silvia Fasson
    musiche originali Jonathan Faralli
    costumi Alexandra Jane
    produzione Associazione Mascarà – Teatro Popolare d’Arte

    In King Lear, fra i tanti temi, Shakespeare parla di un difficile passaggio di poteri fra le generazioni di un‟arcaica e mitica Inghilterra. Qualcosa di simile sembra accadere nella nostra epoca, dove la comunicazione fra padri e figli appare sbilanciata a favore di adulti sempre giovanili, giovani che – per molti motivi (culturali, lavorativi, sociali) – faticano a imporre la loro funzione sociale e non riescono a diventare adulti. Forse la morte ci fa più paura e una briciola di potere lusinga più del dovuto le nostre fragili vite. Mettere in scena RE LEAR è come salire su una montagna e gettare un lungo e pietoso sguardo sul mondo, sulle conquiste e sulle cadute degli uomini. Una montagna misteriosa che, scalandola, svela lentamente la grandezza e la piccolezza del genere umano. Le rivalità, la competizione sfrenata, riportano gli uomini e le donne allo stato bestiale, alla violenza, alla guerra sterminatrice. L‟avidità di potere scatena – parafrasando Marx – gli „spiriti selvaggi‟ della specie umana. E‟ allora che si rompono i legami di solidarietà fra giovani e vecchi, fra padri e figli, tra fratelli e sorelle; e la vita umana si chiude nell‟individualismo cieco, nella solitudine aggressiva, nella sofferenza e nell‟insofferenza. Resta solo spazio per tamburi e rituali di guerra, alla fine della quale la terra appare devastata e desolata; un deserto che solo una nuova generazione di giovani onesti – e eticamente motivati – può sperare di seminare e fecondare con pazienza, tenacia e nuovo respiro. Ho provato a collocare questa storia in un tempo arcaico, prima della modernità. Alcune suggestioni sono rintracciabili – sia pure sullo sfondo – in un certo cinema di Pasolini (Edipo Re e Medea) e altre nella lezione teatrale di Peter Brook, maestro di essenzialità scenica e leggerezza recitativa.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI