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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Ruggito, M. Lucenti e M.Camilli (2015)

    Titolo: Ruggito
    Regia: Maurizio Camilli Michela Lucenti

    Ideazione Michela Lucenti e Maurizio Camilli
    scrittura fisica Michela Lucenti
    drammaturgia delle parole e del suono Maurizio Camilli
    danzato e creato con Balletto Civile

    “Un vecchio vede il figlio sull’altro lato del fiume.
    Attraversa a nuoto le acque che si innalzano
    ma siccome non è Noè affoga.
    E il figlio non c’era.”

    anonimo biblico

     

    Il presente bastardo ci fa sudare e faticare.
    Dobbiamo abbandonare i privilegi a trabocchetto?
    Immaginare una lista personale di cose da fare su cui impegnarsi?
    E un’altra lista di cose da cui resistere?
    Cercare le cose perse, nel corpo.
    Scovare nel corpo quello che abbiamo lasciato per strada.
    Siamo mappe che vengono lette da fuori, messe di fianco una all’altra.
    Il nostro fisico racconta quando sprofondiamo o quando risaliamo.
    In balia del grande mondo. La vita vera.
    Corpi succedanei che ricopriamo con più o meno stile, più o meno loghi, più o meno paure.
    E chissà allora che di questi tempi sia meglio non pensarci proprio,
    non provare a capire come va il mondo. Non capire quello che succede.
    Lasciarsi scivolare tutto addosso sui nostri corpi forti ma un poco meditabondi.
    Le parole dei nostri padri che non stanno nelle nostre bocche
    e i loro discorsi che escono come dei fiumi incontrollabili.
    I padri nei ricordi, i padri che ci avevano fatto sognare e i padri che vorremmo diventare.
    Parola piena lucida, fatta di carne, dialettale, poi afasica, poi balbettio, poi suono autistico divertente.
    Corpi spaccati sospesi in una corsa tormentata, completamente disorientati da tutta questa eredità.
    L’eco delle parole dei nostri padri nei nostri occhi e nei nostri corpi.
    Ma poi arriva per un attimo intenso, breve,
    un’immagine captata con la coda dell’occhio
    che manda in corto circuito il nostro cervello e la nostra ragione.
    Refusi emotivi competitivi che vincono sul pensiero e si insediano nel corpo.
    Inarrestabili, inconfutabili dilatano il tempo e raccontano più delle nostre mille parole.
    Più o meno adeguate, più o meno pensate, più o meno studiate.
    Lasciamo ai corpi la testimonianza di raccontarci una nuova parabola.
    Corpi pronti a scontrarsi all’infinito.
    Ridere per sopravvivere. L’inafferrabile pesantezza dell’essere.
    Un canto per questi agnelli destinati al martirio.
    Frastornati come montoni davanti ad un recinto.
    Uno spaccato di un pezzo di mondo che deve tornare insieme.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI