ARCHIVIO SPETTACOLI
Un’ora di tranquillità, M. Ghini (2015)
Titolo: Un'ora di tranquillitàRegia: Massimo Ghini
di Florian Zeller
con Galatea Ranzi, Gea Lionello, Massimo Ciavarro, Claudio Bigagli, Luca Scapparone, Alessandro Giuggioli
scenografia Roberto Crea
costumi Silvia Frattolillo
luci Marco Palmieri
produzione La Pirandelliana
Florian Zeller è uno dei talenti più affermati della nuova drammaturgia francese e i suoi testi sono rappresentati nei maggiori paesi d’Europa con grande successo, come appunto Une heure de tranquillité che, andata in scena la scorsa stagione a Parigi, ha catturato l’interesse di Patrice Leconte il quale ne ha fatto un film campione d’incassi con Christian Claviert e Carol Bouquet.
Massimo Ghini ha deciso di misurarsi con la travolgente comicità di questo testo, mai rappresentato in Italia: una commedia intelligente, brillante e divertente, una macchina drammaturgicamente perfetta e geniale. Il protagonista è un uomo che cerca disperatamente un momento di solitudine e serenità per godersi il vecchio disco in vinile appena acquistato da un rigattiere, ma non c’è niente da fare: tutti lo interrompono, dalla moglie al vicino di casa, da un improbabile idraulico ad altri amici, amanti e figli. Senza poterlo minimamente prevedere verranno alla luce, vecchi amori, tradimenti, bugie…
« […] La commedia mi è stata segnalata da un direttore di teatro che l’aveva appena vista a Parigi. La prima lettura è stata immediatamente rivelatrice delle potenzialità del testo stesso. Una intelaiatura da farsa, composta e sviluppata con eleganza da grande commedia, cinica e moderna, non disdegnando la memoria, geometrica, di tanta commedia francese che ancora continua ad essere fonte di ispirazione per molto cinema di successo. […] Il cinismo che pervade tutta la storia mi ha affascinato. Quando la mancanza di ipocrisia, permette ad un autore di poter essere così diretto e spietatamente onesto, la risata arriva là dove tanta morale, tanta ipocrisia appunto, fa spesso danni irreparabili. Ridere continuando a descrivere la doppiezza della società che non parla e se lo fa mente, accettando tutti di essere protagonisti del nulla […]»
Massimo Ghini, note di regia