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Le intellettuali, Moliere-Conti (2015)
Titolo: Le intellettuali
di Molière
traduzione Cesare Garboli
adattamento e regia Monica Conti
con Maria Ariis, Stefano Braschi, Marco Cacciola, Monica Conti, Federica Fabiani, Miro Landoni, Roberto Trifirò
scene e costumi Domenico Franchi
disegno luci Antonio Zappalà
musiche originali Giancarlo Facchinetti
produzione Elsinor Centro di produzione teatrale
Le intellettuali (Les femmes savantes) furono date per la prima volta a Parigi, al Palais Royal, l’11 marzo 1672.
La scena si svolge in una “casa”, quella del ricco borghese Crisalo. Clitandro, rifiutato da Armanda, figlia di Crisalo e Filaminta, vuole sposare la sorella di lei Enrichetta. Il padre è favorevole al matrimonio ma la madre, amante della cultura e della scienza, la vuole invece dare in sposa a Trissottani, un pedante vanesio idolatrato da lei e dalle altre due “intellettuali” di casa, Armanda e la zia Belisa.
Il contrasto tra padre e madre per la scelta del genero si risolve nel momento in cui arriva il finto annuncio che la famiglia di Enrichetta è completamente rovinata economicamente, annuncio portato da Aristo, zio delle ragazze. Trissottani infatti, interessato a sposare una ricca ereditiera, si tira subito indietro, lasciando via libera a Clitandro.
Le intellettuali è uno dei testi più particolari e interessanti del commediografo francese ma è sicuramente meno conosciuto e meno rappresentato rispetto ad altri suoi grandi classici come Il Tartufo, Il Misantropo o La scuola delle mogli.
Uno dei motivi principali è la mancanza del protagonista assoluto tanto caro ai primi attori, ma altrettanto importante è il fatto che la commedia pare “non avere centro” per la ricchezza infinita di prospettive che offre. Vi si celebra continuamente il potere ma “è potere la cultura, ed è potere l’ignoranza; è potere l’intellettuale, ed è potere la serva di casa; è potere la tradizione ed è potere la novità; è potere il maschio ed è potere la femmina: perchè il potere non ha sede né volto, cambia faccia e posizione a seconda di chi lo detiene”, come nota Cesare Garboli.
Per noi oggi sono proprio questa “mobilità” estrema del potere , questo continuo cambio di prospettive, questa coralità priva di “grandi personaggi” a renderla invece particolarmente interessante e contemporanea. E a consentirci di ridere di molti nostri atteggiamenti.