Giornate sempre più avare di luce, per un novembre davvero ricco. Arlecchino prova a dar conto di tutto, ma l’attività creativa della nostra area è sin troppo frenetica, tema a proposito del quale il semplicione balordo si esprimerà a breve, ovviamente a suo modo.
La settimanale rassegna di consigliazzi parte con una multipla, doverosa, segnalazione fiorentina.
Da lunedì a domenica− Sgorbani e Pedullà omaggiano PPP a Lastra a Signa (FI)
Qualche giorno addietro ne abbiamo dato l’annuncio: lunedì 2 novembre prende il via la stagione 2015-16 del Teatro delle Arti a Lastra a Signa, con lo spettacolo Arcitaliani o le 600 giornate di Salò, testo di Massimo Sgorbani (di lui ricordiamo Le cose sottili nell’aria), regia di Gianfranco Pedullà e produzione Teatro Popolare d’Arte cui s’aggiunge la Compagnia di danza Simona Bucci. Si tratta quasi di un musical, sullo sfondo di una Milano stremata dalla Seconda Guerra Mondiale, con un cast d’eccezione: Giusi Merli, Gianfranco Quero, Marco Natalucci, Rosanna Gentili, Roberto Caccavo, Gaia Nanni, Gianna Deidda, Rosaria Lo Russo, Massimo Altomare, Angela Degennaro, Isabella Giustina, Eleonora Venturi, Fausto Berti, Matteo Zoppi. Proposta allettante, ma la settimana, come potrete notare, è davvero molto densa di appuntamenti.
Da martedì a domenica− L’opulento Galileo e l’indimenticato Carlo (Firenze)
Slittato dalla scorsa fine stagione all’apertura della presente causa “promozione” della Pergola al rango di Teatro Nazionale, Vita di Galileo per la regia di Gabriele Lavia s’annuncia come un vero e proprio spettacolone: abbiamo contato, ma potremmo sbagliarci, ventisei attori (quanto sarà durato il casting?), in un bel mélange tra navigati professionisti e giovani d’ottime speranze (non sapremmo collocare, in questo senso, l’amico Woody Neri: rimaniamo col dubbio complimentoso). Evitiamo, ovviamente, le consunte polemiche steriline sugli sprechi: il teatro è (anche e soprattutto) dilapidazione, tutto sta nel vedere come s’impieghino le sostanze. Il titolo brechtiano sosta nella città gigliata sino al 12 novembre, indi per cui andremo senz’altro a vedere.
Di tutt’altro tenore, ma a nostro avviso non meno rilevante, quanto accadrà venerdì 6 al vicino Teatro di Cestello, nel pratoliniano quartiere di San Frediano: Elisabetta Salvatori, attrice-autrice variamente apprezzata su questi schermi, porta in scena Calde rose, spettacolo “intimo” per l’artista, giacché dedicato alla propria storia d’amore con il compianto Carlo Monni. Da (semi)amici dell’attore (troppi ne vantano la frequentazione, e non ci piacciono le ammucchiate), abbiamo un’istintiva diffidenza verso le pur giuste manifestazioni in memoriam, però ci giochiamo la ghirba sul valore e l’onestà del lavoro di Salvatori, che davvero vorremmo vedere, benché, a questo giro, non sia possibile. Ciò non toglie che ve lo consigliamo vigorosamente.
Dal 4 al 15 novembre − Zoom Festival a Scandicci (FI)
Poco fuori dal centro fiorentino, nello storico spazio del Teatro Studio, ora intitolato a Mila Pieralli, si tiene questo interessante festival autunnale, che nelle edizioni precedenti si svolgeva (così ci pare) a Sesto Fiorentino. Il programma è articolato, con più proposte a sera, per cui vi rimandiamo al sito ufficiale della Compagnia Teatro Krypton, al calendazzo di prossima compilazione e a eventuali strombazzi che seguiranno. Citiamo, tra gli altri: il duo Carullo-Minasi (con il bello, e già recensito, De revolutionibus, programmato anche a Pisa in questi giorni), Fibre Parallele, Fosca, Macelleria Ettore (Senza trama né finale, anch’esso già sguardazzato da Arlecchino), BiancoFango, Barokthegreat. Insomma, niente male e vedremo di fare un salto, ma non possiamo prometterlo.
Da martedì a domenica − Animali da bar e Michele Sinisi a Pontedera
Li abbiamo visti, e apprezzati, alle prese con la vaselina (Thanks for vaselina, il lavoro precedente), li ritroviamo adesso calati in una metropoli con dentro un quartiere, con dentro un bar, con dentro personaggi singolari, un’umanità squinternata, tra i principali nuclei d’interesse (almeno così ci parrebbe) della drammaturgia mordente di Gabriele Di Luca. Carrozzeria Orfeo rappresenta un bel caso di compagnia “vera” nel teatro italiano pagaiante nei pressi di un’innovazione virtuosa, mai troppo distante dal pubblico né troppo “appoggiata” su di esso. Un equlibrio encomiabile, senza furbizie né snobismi, che contiamo di ritrovare in questo Animali da bar di cui certamente vi diremo.
A ospitare i carrozzieri è il Teatro Era, che da tempo mostra un giusto occhio di riguardo per questo gruppo lumbard e, in generale, per un certo tipo di testualità inedita.
Nel fine settimana, addirittura la doppietta: in seconda serata, infatti, spazio anche a Michele Sinisi con il suo personalissimo, da egli stesso consigliato e tossico (chi vedrà capirà) Riccardo III, che abbiamo già recensito e sarà prossimo oggetto d’ulteriore analisi. Tossici pure noi, l’idea del doppio spettacolo è più d’una tentazione.
Martedì e venerdì − Teatri di confine: operette immorali e supereroine (provincia di Pisa)
Ne abbiamo scritto e pure detto poco sopra: De revolutionibus. Sulla miseria del genere umano, dalle operette leopardiane Il Copernico e Galantuono e Mondo, nell’originalissima rilettura scenica di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi è un allestimento ben assestato, a tratti divertente, non facilissimo, ma neppure (siano ringraziati gli artisti) “respingente”. Dopo il doppio debutto lucchese in occasione dei Teatri del Sacro, li ritroviamo a Pisa, Teatro Sant’Andrea, ospitati nella declinazione autunnale della rassegna Teatri di confine. Avendo visto due volte lo spettacolo (che sicuramente sarà cresciuto non poco con le repliche), difficilmente faremo il tris, ma consigliamo a tutti di vederlo e, magari, un altro arlecchino lo farà anche per noi.
Tre giorni più tardi (venerdì), in quel di Buti, il festivalino targato Fondazione Toscana Spettacolo presenta Wonder woman, con Antonella Questa, Giuliana Musso e Marta Cuscunà, allestimento di genere a tema supereroico. Accattivante la presentazione: “Superman era un giornalista, Batman un miliardario. Le super eroine non sono mai riuscite a fare carriera”. L’indipendenza economica femminile affrontata con le armi dell’ironia e del teatro d’indagine. Chissà.
Giovedì 5 − Marco Paolini è “primo” a Camaiore (LU)
Al debutto anche la stagione del Teatro dell’Olivo, con un “pezzo da novanta” nonché amico della prima ora di questa testata. Ci riferiamo a Marco Paolini, che alla platea della cittadina ai piedi del monte Magno presenta Numero primo, ultimo capitolo del racconto autobiografico che ha per protagonista Nicola, un personaggio centrale di alcuni lavori precedenti (Adriatico, Tiri in porta, Liberi tutti, Aprile ’74 e 5, Stazioni di transito, Miserabili). Viene ripreso “il filo di memorie, luoghi, facce ed esperienze che hanno descritto la geografia e la storia recente del nostro Paese”. Afferma l’artista: “Per alcuni gli album sono un racconto generazionale, uno sguardo ironico girato all’indietro, io stavolta vorrei cambiare registro. Ho un’età in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi di immaginare il futuro, così vorrei fare un Album (almeno) al tempo presente”. Proveremo a esserci.
Da venerdì a domenica − Melodramma a Pisa e Livorno
Al Teatro Verdi pisano prosegue il bel programma, pluriennale, dedicato alla figura emblematica del Dom Juan: il 6 novembre sarà, infatti, la volta del Don Giovanni o sia Il convitato di pietra, nella versione di Giuseppe Gazzaniga (libretto di Giovanni Bertati). La regia è di Alessio Pizzech, sul podio sarà, invece, Federico Bardazzi. Qualcuno di noi, magari, andrà a vedere.
Stesso discorso per la prima stagionale del Goldoni livornese: sabato e domenica, spazio per il nuovo allestimento (a cura della Fodnazione Teatro Goldoni) del capolavoro verdiano La traviata. A dirigere è chiamato Carlo Moreno Volpini, mentre firma la regia Renato Bonajuto.
Sabato e domenica − Nuove performance allo Scompiglio (Vorno, LU)
La bella Tenuta dello Scompiglio, sul versante lucchese dei Monti Pisani, torna a proporre occasioni performative. Il gruppo nanou presenta un allestimento dal titolo John Doe, firmato da Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci, con Sissj Bassani, Anna Basti, Alessia Berardi e Anna Marocco. “Pure presenze, corpi tesi oltre la danza verso confini incerti, di ambienti, luci, oggetti, suoni, a formare labirinti intricati o quadri apparentemente tersi, segni essenziali per suonare allarmi sul nostro presente confuso, disperso, in cerca di visioni e smarrito nelle seduzioni delle immagini“. Non ne sappiamo di più, ma abbiamo imparato che di questo spazio e della sua programmazione ci si può fidare, quindi andremo volentieri e, grazie all’orario favorevole (le recite sia di sabato sia di domenica saranno alle 19.30), potremmo pure approfittare dell’ottima Cucina dello Scompiglio.
Da martedì a domenica − Prima Veronesi poi Porcile a Prato
Settimana con due titoli, a Prato: martedì e mercoledì al Magnolfi, un peculiare monologo scenico, protagonista lo scrittore Sandro Veronesi, alle prese con la lettura di Non dirlo. Il vangelo di Marco, ispirato al suo omonimo libro pubblicato da Bompiani. Quello di Marco è considerato il vangelo più “d’azione” e pure il maggiormente enigmatico. Veronesi ne fa una “macchina da conversione, sintonizzata sull’immaginario dei suoi destinatari e per questo più simile ai film di Tarantino che ai testi con i quali gli altri evangelisti raccontano la stessa storia”. Non ci tenta, ma mai dire mai.
Da mercoledì sino al 15 novembre, sarà in scena, al Metastasio, un attesissimo Porcile, testo di Pier Paolo Pasolini per la regia di Valerio Binasco, prodotto dallo stesso Metastasio e dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia. Dichiara il regista: “Porcile non fa prigionieri. Condanna tutti, dal primo all’ultimo. Non c’è redenzione, non c’è possibilità di salvezza in questo mondo soggiogato in modo, oramai, antropologico. Non c’è speranza in questo porcile dove tutti mangiano tutto, dove il solo deve essere il tutto“. Ci attira non poco.
Da venerdì a domenica − The Pride a Pistoia
Chiudiamo la settimana, quindi, con la particolare tre giorni pistoiese: in scena al Manzoni, The Pride di Alexi Kaye Campbell per la regia di Luca Zingaretti. Si tratta di un testo enigmatico, un’alternanza di due storie separate svolte a cinquant’anni l’una dall’altra: il 1958 e il 2008. In entrambe, i tre personaggi principali condividono gli stessi nomi e, per progetto drammaturgico, sono interpretati dagli stessi attori. C’è curiosità per vedere nuovamente all’opera l’ex “Montalbano” (che negli ultimi anni ha portato in scena una lettura di La sirena, dello scrittore Tomasi di Lampedusa, e La torre d’avorio di Ronald Harwood. Nella sovrabbondanza di proposte, la presente non ci pare la più imperdibile, ma non poniamo limiti alla provvidenza.
E dopo una così lunga serie di idee, non resta che salutare e darci appuntamento tra una settimana.
Buone visioni!