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“Il prezzo”: quando il denaro pare una scusa

Sguardazzo/recensione di "Il prezzo"

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Cosa: Il prezzo
Chi: Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton
Dove: Pistoia, Teatro Manzoni
Quando: 18/10/2015
Per quanto: 130 minuti

Eccoci dunque al Teatro Manzoni di Pistoia, che in questa ottobrina domenica si fa gremito. Non possiamo fare a meno di notare – è forse malizia? – che buona parte del pubblico sfoggia un volto affaticato dal tempo, incoronato da canuti crini a stento nascosti dall’ultima tinta.
Sipario abbassato, al limitare del palco vi sono, da un lato, una vecchia poltrona, dall’altro, un giradischi: si intuisce forse l’opposizione di due realtà che si delineeranno meglio, solo per svelarci la loro reciproca incomprensione.

Queste le premesse per quanto diremo su Il prezzo di Arthur Miller, nella regia di Massimo Popolizio, affiancato alla direzione artistica da Umberto Orsini.

Aperto il sipario, si scopre una scenografia affascinante: i mobili, accatastati in equilibrio precario da un lato, s’innalzano fin dove non possiamo più scorgerli; occupano gran parte dello spazio, non sono semplici oggetti e, dopo qualche minuto, intuiamo che incarnano un’assenza che si fa opprimente.
Victor (lo stesso Popolizio) è già in scena, aziona il giradischi e, ancheggiando radioso, si muove tra i mobili di antiquariato. Sul lato opposto, in alto, si apre un’entrata, da cui appaiono gli altri personaggi, scendendo da una scala fino al palco. La discesa dei gradini, sul cui limite si è completi nella propria sicurezza, pare rappresentare l’inevitabile necessità di un confronto con l’altro, che diviene una messa in discussione di sé: nessuno, risalendole, è più lo stesso.

Umberto Orsini, Il prezzo, Marco_Caselli_Nirmal_T142_1733Dietro le forme rigide del teatro di tradizione, fremono presenze estremamente vive, che immediatamente suscitano nello spettatore pietà o disprezzo, giudizi che lentamente vengono smantellati. Se infatti, in un primo momento, la “verità” si annuncia sulla scena come assoluta, con personaggi bidimensionali e relativamente semplici, la narrazione affievolisce questa certezza che, infine, si frammenta, dando corpo a individui tragicamente soli.
Solitudine esistenziale che impedisce qualsiasi forma di contatto, benché tra gli attori vi siano sempre legami, e ogni personaggio abbia un significato soltanto nel dialogo con l’altro.

Victor è insicuro se accostato alla volubile moglie Esther (Alvia Reale), fragile di fianco al carismatico fratello Walter (Elia Schilton), privo, in un primo momento, di una personalità individuale, addirittura succube della poltrona, ultima vestigia di un padre (ecco l’assenza sopra citata) che rappresenta uno spettro, ora benigno ora distruttivo, capace di influenzare e logorare il rapporto tra i fratelli.

Umberto Orsini, Il prezzo, Marco_Caselli_Nirmal_T142_1838Ritrattiamo adesso tutto ciò che abbiamo fin’ora scritto: Solomon, quarto personaggio, interpretato da Umberto Orsini, non rispetta alcuno dei cliché sopra descritti e mette in crisi, con la sua presenza totalmente casuale, una “famiglia” la cui forma è già incrinata. Lo stimatore, ancor prima di determinarsi attraverso la parola, si distacca per una gestualità più ampia e vivace, una recitazione più leggera, ed è l’unico personaggio su cui lo spettatore non riesce a esprimere alcun giudizio, stabile nella sua indefinibilità.
Il prezzo che egli deve attribuire alla mobilia costituisce l’innesco della vicenda: è il denaro a svelare l’incompatibilità di fratelli il cui legame di sangue ha poco significato, la vacuità di una vita che, nella ricerca della ricchezza, perde ogni affetto.

Eppure, piccole incongruenze ci fanno pensare che il testo di Miller (ben tradotto da Masolino D’Amico) non rivolga semplicemente una facile accusa ad un sistema che individua nel denaro l’unica fonte di felicità, ma si interessi maggiormente a una psicologia sempre indefinita, lasciandoci sospesi nella piacevolissima consapevolezza che, anche in teatro, l’uomo è, almeno in parte, imprevedibile.

Umberto Orsini, Il prezzo, Marco_Caselli_Nirmal_T142_0903

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un album discografico sarebbe... "Too Old to Rock 'n' Roll: Too Young to Die!" dei Jethro Tull

Locandina dello spettacolo



Titolo: Il prezzo

di Arthur Miller regia Massimo Popolizio traduzione Masolino d’Amico con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton scene Maurizio Balò costumi Gianluca Sbicca luci Pasquale Mari direzione artistica Umberto Orsini «Ho accolto con grande entusiasmo la responsabilità di dirigere questa commedia di Arthur Miller che è stata scritta nel 1968 e che in Italia è praticamente inedita tanto da non essere ancora inclusa nell'opera omnia dei lavori di Miller a cura dell'Editore Einaudi. Lo sarà dall'autunno nella traduzione di Masolino d'Amico in un'edizione speciale della casa editrice, che colmerà questo vuoto proprio in coincidenza con la nostra prima rappresentazione. È un'opera a mio avviso molto importante e che proprio in questi giorni viene riproposta negli Stati Uniti e in Inghilterra in occasione del decimo anniversario della morte dell'autore. Ma è importante perché riprende argomenti cari a Miller e ad altri autori americani della seconda metà del Novecento che hanno focalizzato il loro interesse più appassionato sul tema della famiglia e del disagio economico legato a mutamenti storico-economici. In questa commedia tutto ha un prezzo: le scelte, i ricordi, gli errori, e vittorie e le sconfitte. Ma quello che mi ha colpito di più in questo lavoro, così ben strutturato nella sua alternanza di momenti divertenti e di momenti drammatici, è stata la consistenza e lo spessore dei quattro personaggi che animano la storia. Un poliziotto di New York che deve vendere tutti i mobili accumulati da un padre che per anni si era isolato in un appartamento in cui questi oggetti erano accatastati e che a sedici anni dalla sua morte devono essere venduti perché l'edificio sta per essere abbattuto, una moglie con dei problemi di alcool e di depressione, un fratello che da anni ha fatto un suo percorso di successo perché ha saputo allontanarsi dalle conseguenze della crisi e col quale il poliziotto non ha contatti da più di dieci anni e che ricompare sulla scena proprio in occasione di questa vendita. E un quarto personaggio, un venditore di mobili usati, che dovrà stabilirne il prezzo. Tutti riuniti per l'occasione in uno spazio che diventerà il contenitore dei loro ricordi, dei dissensi, degli scontri e delle diverse concezioni di vita. Un dialogo a volte divertente come una commedia di Woody Allen e a volte tragico come un dramma di O' Neil. Un testo per attori. Un'occasione di stare in scena con i colleghi che amo e coi quali ho condiviso molti momenti della mia vita artistica. Sarà un'esperienza felice dirigerli, perché essi parlano un linguaggio che ben conosco: quello del teatro di interpretazione». (Massimo Popolizio)

Sara Casini
Sedicente studentessa universitaria, apparentemente giovane: nella realtà ha almeno il doppio degli anni e il triplo della malvagità dimostrate dagli occhioni azzurri e il sorriso inoffensivo.