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È in scena il cavaliere che non esiste

Sguardazzo/recensione di "Il cavaliere inesistente"

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Cosa: Il cavaliere inesistente
Chi: Alessandro Certini
Dove: Porcari (LU), Auditorium Vincenzo da Massa Carrara
Quando: 29/11/2015
Per quanto: 50 minuti

In armatura l’avevamo lasciato, poco più d’un anno fa, e in armatura lo ritroviamo adesso, Alessandro Certini, danzattore toscano d’acuta indolenza frammista a un sagace senso per la costruzione scenica. Allora, fine agosto 2014, eravamo sulle mura di Lucca (Ring Festival, dedicato all’arborato cerchio) madide di pioggerella estiva: Heavy Metal, performance breve e ancora da farsi, di clangori in paramenti bellici e alcuni absurdismi successivamente, ci han detto, meglio registrati.
Adesso, il cimento è di ben altro conio: tradurre a teatro Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, terzo (e forse migliore) episodio della mirabolante e paradossale trilogia araldica dell’autore d’origine e adozione sanremesi, è impresa in sé eroica e già meritevole di plauso.

Il romanzo è come sfumato nel nostro ricordo di lettura d’anni addietro: vivida è però l’impressione di dolce capolavoro, omaggio di fino all’arte del racconto (direttrice costante pure del Calvino successivo), con quel finale in cui si scopre la narratrice suor Teodora altro non essere che la bella Bradamante protagonista (non unica) della fabula; cortocircuito d’inusitata efficacia per una storia a tratti picaresca, altamente simbolica, abitata da un eroe privo di sostanza materica e tutto animato d’ansiosa volontà, di compiutezza morale, sino al momento di darsi la morte. Trascurando la sfocatura d’una trama composita e divertita, è proprio lì, in quel punto di fusione, che “aspettiamo” Certini, nella partecipe curiosità per un espediente che traduca la trovata letteraria in paragonabile atto scenico.

A. Certini, 'Il cavaliere inesistente' (ph Francesco Spagnuolo - u.s. SPAM) 01Il palco è un antro scuro: due schermi, sospesi a mezz’aria, delimitano lo spazio come fosse tripartito. Un piano sonoro di tonalità altrettanto cupe accoglie la tricotica apparizione d’un peloso personaggio arancione: è Gurdulù, contadino di tratto animalesco che Carlo Magno assegnerà ad Agilulfo (il cavaliere protagonista) quale scudiero. Il dettato scenico, non a torto, deroga dal pedissequo campionamento della storia, puntando, invece, sulla potenza di immagini e gesti. A terra, la corazza metallica non attende che d’entrar in funzione e il dubbio è solo se e come Certini la animerà. Dagli schermi laterali, compare, invece, la sororale narratrice (lo stesso danzatore, velo e improbabilissimi occhiali in bachelite), ad offrir una linea narrativa che il pubblico (per l’occasione formato da svariati bambini in età pre-letteraria) sembra giustamente bramare.

A. Certini, 'Il cavaliere inesistente' (ph Francesco Spagnuolo - u.s. SPAM) 03S’innesca un raffinato dialogo tra immagini in video e danza in scena: Certini si libera della parrucca per indossar l’armatura, gravosa e sferragliante veste pure sonora. Gioca sul gesto, simula battaglie, tenendo dietro a un racconto che, inevitabilmente, si fa sin troppo articolato. Volto e voce nuda sono impiegati per declinar al comico alcune sequenze, inserendosi in un costrutto polifonico: il disegno luci sostiene il discorso spettacolare, allo stesso modo della partitura fisica, ora astratta ora marcatamente ridicolosa ora, addirittura, dotata d’una sua impalpabile poesia, nonostante l’incaglio d’una parte centrale in cui la dinamica parrebbe difettare un poco.

La quadratura del cerchio, ancorché da meglio forgiare, sul finale: quando il danzatore, al termine dell’ennessima sequenza coreutica, cambia d’abito a vista per indossare velo, tonaca e occhiali, portando in scena la suora sin lì comparsa a schermo, scioglimento che, ripensandoci, avremmo pure potuto immaginare, ma che rappresenta un azimut d’innegabile efficacia. E solo un’ulteriore inserzione testuale (originale) separa l’artista dai meritati applausi per uno spettacolo non facile né banale, la cui destinazione per ragazzi trova, forse, la migliore declinazione nell’ambito degli studenti medi superiori. Sperando che Calvino sia per loro autore esistente.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un libro di gesta sarebbe... privo di qualche pagina nel mezzo

Locandina dello spettacolo



Titolo: Il cavaliere inesistente

di e con Alessandro Certini musica suoni Spartaco Cortesi / dramaturg testi Matteo Siracusano produzione Company Blu con il sostegno di MiBACT e REGIONE TOSCANA “Era un'epoca in cui la volontà e l'ostinazione d'esserci, di marcare un'impronta, di fare attrito con tutto ciò che c'è, non veniva usata interamente, dato che molti non se ne facevano nulla - per miseria o per ignoranza o perché invece tutto riusciva loro bene lo stesso - e quindi una certa quantità ne andava persa nel vuoto". (Capitolo IV, pag. 31) Il testo, allegro e aperto, è tradotto in scena con nuovi linguaggi fisici e visivi. Ci sono rimandi alla Storia che, oltre i costumi e il relativismo del tempo, chiama sempre tutti noi a rispondere ai valori del superamento dei limiti umani e ci guida alla ricerca della perfezione ideale ma che, fiabe a parte, inevitabilmente riporta l’uomo all’universale ironico (e qualche volta grottesco) ticchettio meccanico delle contraddizioni. “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino è un’opera per ragazzi sull’identità, sul chiedersi chi si è, perché, per sé e per gli altri. La storia è narrata da Suor Teodora che ha anche una vita segreta da guerriera, con il nome Bradamante. Il protagonista è Agilulfo, un cavaliere perfetto e impeccabile che esiste solo grazie alla propria forza di volontà e alla Sua armatura. Un cavaliere singolare, senza macchia né altro (non c’è null’altro infatti!) dell’esercito dei Franchi a cui l’ormai vecchio Re Carlo Magno assegna ironicamente come scudiero un assurdo personaggio che non sa nemmeno di esserci, Gurdulù. Una notte Agilulfo incontra Rambaldo, un giovane alla sua prima battaglia, che vuole vendicare il padre ucciso dai nemici (cosa non facile, tra le mille regole della cavalleria medioevale)... In battaglia Rambaldo viene salvato da Bradamante, e scopre dopo che è una donna di cui, ovviamente, si innamora presto ma senza successo, perché lei ama Agilulfo e la Sua perfezione ideale. “Perfezione ideale” che viene però messa in crisi da Torrismondo, un altro giovane cavaliere che si ribella a tutte le ipocrisie del mondo cavalleresco. Agilulfo colpito profondamente nell’onore, dopo varie avventure, per la vergogna si dissolve nell’aria e lasciata la Sua armatura a Rambaldo. Questi, grazie all’armatura di Agilulfo seduce Bradamante la quale si rifugia in convento e scrive questo racconto fantastico nei panni di Suor Teodora.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.