Ah, se solo il teatro contasse qualcosa, nella nostra società dello spettacolo! Ce lo chiediamo nei momenti di sconforto, pensando che, se la scena avesse davvero l’importanza che, stolidamente, le attribuiamo noi, potremmo forse tirarci fuori di che sostenerci. Falso: se fosse ambito più cogente, sarebbe più affollato e saremmo annegati nella massa informe, né più né meno di quel che siamo or ora. Chissà se certe riflessioni albergano mai nelle menti di colleghi, pur bravi, ma inclini a fare i fenomeni: il bello è che trovano pure qualcuno che gli dia credito.
Il rush (in inglese significa anche sfogo cutaneo) prenatalizio è imperioso, con una settimana zeppa di occasioni. Come per le ultime uscite della presente rubrica, andiamo di crestomazia ragionata: per un panorama esauriente o quasi, consultate l’agilissimo Calendazzo.
Prime e non solo in piccoli spazi − Piombino (LI), Camaiore, Porcari, Valdottavo e Bagni di Lucca (LU), Santa Croce sull’Arno (PI)
Debutto stagionale, martedì 15, in quel di Piombino, al Metropolitan, con Dall’inferno al paradiso, dispositivo coreutico firmato da Emiliano Pellisari e Mariana Porceddu.
L’allestimento è ispirato alla Comedia dantesca, con il ricupero di “tecniche sceniche e illusionistiche care anche al teatro barocco”. Un viaggio che mette a fuoco il progressivo smarrimento di sé dell’uomo Dante, anche grazie a singolari scelte musicali.
A Camaiore, giovedì 17, approda invece Maria Cassi, la “signora del Teatro del Sale” (presto ne riparleremo), con il suo Obladìobladà, one woman show che è un compendio del lavoro di un’attrice assai pregevole, abilissima nel districarsi tra interpretazione, clownerie e comicità. Spettacolo in cui l’improvvisazione e la diretta interazione col pubblico hanno grande importanza: una bella occasione per una serata da ridere, ma non solo.
Penultimo e doppio appuntamento, presso la sede di SPAM! a Porcari sabato 19 dicembre, con la rassegna Qualcosa si muove.
In scena, andrà per prima Irene Russolillo con il suo ultimo lavoro, A loan, ben recensito da queste parti. Citiamo Andrea Balestri: “abbandona gli schemi, pur mutevoli, della danza contemporanea, per cimentarsi in un linguaggio fatto, sì, di danza, ma anche di recitazione, di canto e, soprattutto, di creazione. (…) In scena vediamo un essere, forse asessuato, che soffre di una mancanza endemica: di cosa – o di chi – non si sa, ma nemmeno ci interessa”. Subito dopo, sarà la volta di Un minimo distacco (studio), di e con Caterina Basso, musica di Roberto Passuti, produzione ALDES, il che è di per sé una garanzia. “In bilico tra un altrove interiore, fugace e fragile, e il peso vitale della terra. Un po’ di distacco ci permette di guardare i nostri movimenti da fuori, di togliere peso, di attenuare il presente che per sua natura si trasforma continuamente in passato”. Ci saremo, in qualche modo.
Un’altra concomitanza, purtroppo, tra Porcari e Valdottavo, perché al Teatro Colombo, proprio sabato 19 torna in scena, dopo una lunga serie di matinées per le scuole, la “storica” Biancaneve del Teatro Del Carretto, ossia lo spettacolo con cui la compagnia di Maria Grazia Cipriani e Graziano Gregori debuttò nell’ormai lontano 1983. Si tratta di un piccolo gioiello assolutamente da vedere, un perfetto marchingegno scenico che, partendo da una delle fiabe più celebri della tradizione europea, gioca sul filo della paura, grazie a soluzioni di rara minuziosità oggettuale. Imperdibile e, con uno sforzo ubiquitario, cercheremo di essere anche qui, in prima o per interposta persona.
Venerdì 18 a Santa Croce sull’Arno e domenica sera al Teatro Accademico di Bagni di Lucca, uno degli ultimi lavori di Alessandro Benvenuti, Chi è di scena, scritto e diretto dall’attore di Pontassieve, per la produzione di Arca Azzurra Teatro (anche questa una garanzia). In scena, oltre all’ex giancattivo, gli attori Paolo Cioni e Maria Vittoria Argenti, per una commedia ricca di sorprese, rovesciamenti di fronte, contraddistinta dal morso feroce della comicità di uno dei più bravi drammaturghi e attori italiani. Ne parleremo senz’altro e faremo di tutto per presenziare.
Livorno si veste da Troia, col Teatro Del Carretto (Teatro Goldoni)
Vediamo se le boccucce in riva al Tirreno avranno da eccepire sul sapido jeu de mot a segnalare l’approdo dalle parti dei Quattro Mori di un grandioso spettacolo come Iliade. Allestito nel 1988, un’altra era, quasi eoni fa, sotto il profilo dei contesti produttivi, si tratta dell’allestimento che ha davvero consentito alla compagnia lucchese di girare il mondo, arrivando in Russia, Spagna, Giappone e Sudamerica. Due anni fa, per la ripresa della messinscena in occasione del trentennale della compagnia, una sorta di cellula sorgente di arlecchini curò il blog Verso Troia. Sguardi sulle Iliadi del Teatro del Carretto, di cui vi consigliamo vivamente la consultazione. Ad ogni buon conto, vi invitiamo ad andare nuovamente ad ammirare, mercoledì e giovedì sera, l’ingegnosissimo dispositivo scenico realizzato da Maria Grazia Cipriani (regista) e Graziano Gregori (scenografo): ieratico, potente, visionario, indimenticabile. Speriamo che l’arlecchino indolente abbia voglia di rivedere tanta bellezza.
Sempre a teatro, a Pisa e dintorni
Non accenna a fermarsi il giro di spettacoli che coinvolge sia La prossima stagione, di e con Michele Santeramo, sia 2+2=5. L’uomo dal sottosuolo, da Memorie dal sottosuolo di Fëdor Michajlovic Dostoevskij, con Cacá Carvalho. Il merito è, senz’altro, degli artisti coinvolti, della relativa facilità d’allestimento delle messinscene (sostanzialmente, si tratta di due assoli), ma, diciamocelo tranquillamente, anche del fatto che Pontedera, in quanto Teatro Nazionale, capitalizza al massimo la nuova posizione di forza, anche in virtù di una norma che impone un certo numero di recite limitrofe per le produzioni interne. Quindi, lunedì 14, al Cinema Teatro Lux, sarà la volta dell’autore-attore pugliese, mentre, giovedì, stesso luogo, spetterà all’attore brasiliano d’andare in scena.
Sabato sera, però, grande e interessante appuntamento al Teatro Verdi: infatti, I Sacchi di Sabbia (nelle persone di Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Giulia Solano) tornano a confrontarsi col mondo del melodramma, nella fattispecie con Catone, opera-pasticcio di Georg Friedrich Händel, libretto di Pietro Metastasio, per la direzione di Carlo Ipata. A quasi tre secoli dalla prima (1732), ritorna un’opera pastiche, compendio di arie di Leo, Vivaldi, Hasse, Porpora e Vinci, il tutto per l’intento haendeliano di far conoscere in Inghilterra i compositori italiani, in particolare la scuola napoletana. Catone ha debuttato con successo al festival di Opera Barga ai primi di luglio e, dopo il passaggio pisano, volerà ad Halle (Germania) nel maggio 2016.
Un grande dittatore si aggira tra Carrara e Lucca (e non solo)
Cinque-date-cinque, mercoledì e giovedì a Carrara, da venerdì a domenica al Teatro del Giglio (Lucca), per Il grande dittatore, altro titolo (parliamo in special modo per lo spazio lucchese) di una stagione ad alta vocazione cinematografica.
Regia a quattro mani, di Giuseppe Marini e Massimo Venturiello, presente anche in scena assieme a Tosca e una folta compagnia d’attori. Il riferimento è, ovviamente, al celebre capolavoro chapliniano, primo film “non muto” del grande cineasta e attore. Le note di regia, si sa, più son lunghe e meno depongono a favore dello spettacolo, ma non ci lasceremo scoraggiare e, pur con qualche perplessità, andremo senz’altro a vedere e ve ne parleremo.
Oltre “confine” − Pistoia, Prato, Firenze
Firenze, Cappella di Santa Maria della Neve (Via Ghibellina 2/6 – zona Murate), lunedì 14 e martedì 15, Arca Azzurra, una delle compagnie che più apprezziamo e non solo in Toscana, presenterà La paura. Una storia della Grande Guerra, tratto dall’omonimo racconto di Federico De Roberto, drammaturgia e regia a cura di Daniela Nicosia.
Massimo Salvianti è protagonista di un racconto monologico sulla quotidianità della vita di trincea, in costone delle Alpi Venete, in mezzo al popolo della guerra (contadini, artigiani, piccoli commercianti da ogni dove, dialetti tanto diversi da parer lingue estranee). Non potremo, ma vorremmo.
In zona (Teatro Studio Mila Pieralli a Scandicci), da mercoledì a venerdì, Giancarlo Cauteruccio sarà in scena con un lavoro che ci piacerebbe vedere, ossia Napolisciossammocca. Giancarlo Cauteruccio canta la città di Napoli, performance musicale che chiude, con un pensiero affettuoso pure al Luca De Filippo, la lunga residenza artistica dello spazio. La notizia ci coglie di sorpresa e, francamente, faremo in modo di saperne di più, benché la trasferta fiorentina sia, almeno per chi scrive, preclusa in questi giorni. Chissà se qualche altro arlecchino vorrà fare un salto da quelle parti.
A Pistoia, da martedì a sabato, al Teatro Bolognini si conclude Il giro del mondo in 80 giorni nella versione di Teatro Sotterraneo. Si tratta di uno dei progetti intrapresi dall’Associazione Teatrale Pistoiese con una serie di ottimi gruppi toscani; citiamo, a titolo d’esempio, anche I Sacchi di Sabbia e Gli Omini. Questi ultimi, proprio assieme ai colleghi di Teatro Sotterraneo, saranno ospiti a Firenze del Teatro Cantiere Florida rispettivamente venerdì 18 con Ci scusiamo per il disagio (bellissimo lavoro “ferroviario” che abbiamo con gioia recensito al debutto pistoiese) e domenica 20 con War now! (anch’esso visto e recensito, con tanto di sdottorazzo musicale, su questi schermi).
Non è finita: il 20 dicembre, dalle ore 20 in poi, Gli Omini (vincitori del Premio Rete Critica come migliore compagnia del 2015, qualsiasi cosa significhi) saranno al Funaro di Pistoia per festeggiare le incipienti festività natalizie con il collaudato L’asta del santo, loro personalissima e irresistibile versione del mercante in fiera; seguirà, inoltre, una Riffa del Regalo Riciclato, per cui ogni spettatore è invitati a portare con sé un “oggetto non gradito” da scambiare con gli altri. Ottime occasioni, quindi: come cantavano i Nomadi, Noi non ci saremo, però vi ci mandiamo più che volentieri.
Sempre a Pistoia, ma al Manzoni, una grande fine di settimana, con Ti regalo la mia morte, Veronika, allestimento d’ispirazione cinematografica fassbinderiana, a cura di Federico Bellini e Antonio Latella, il quale ne firma, ovviamente, la regia. Cast di grande livello, non solo e non tanto per la recentissima Premio Ubu Monica Piseddu, comunque brava, ma pure per Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Nicole Kehrberger, Candida Nieri, Fabio Pasquini, Annibale Pavone e Maurizio Rippa. “Partendo dalla rievocazione della vicenda di Veronika Voss, ultima tra le protagoniste del suo cinema, lo spettacolo incontra alcune tra le figure femminili grazie alle quali il regista ha consegnato forse una grande, unica opera in cui sguardo cinematografico e biografia personale tendono inevitabilmente a coincidere. Una corsa folle, senza protezioni, una prolungata allucinazione dove realtà e finzione diventano quasi indistinguibili”. Da vedere, ma non sappiamo se ce la faremo.
Chiudiamo con Prato, dove, al Magnolfi, torna in scena Sandro Veronesi, col monologo Non dirlo. Il vangelo di Marco, tratto dall’omonimo libro. “Non dirlo” è l’ordine impartito da Gesù ai presenti dopo ogni miracolo compiuto: il Vangelo di Marco è, tra i quattro del canone, quello dell’azione, il più breve, rappreso, ai limiti dell’imperscrutabile, quello in cui il segreto non viene sciolto neppure alla fine. L’allestimento era già andato in scena ai primi di novembre, ce lo siamo perduti allora e vedremo di rimediare, magari con qualche inviato speciale.
Last but not least, segnaliamo, nell’ambito di Prato Festival presso lo spazio The Loom Movement Factory (via Cortesi, 20, abbastanza centrale) lo spettacolo Titolo Provvisorio di Teatrificio Esse – Zappa!, con Aldo Gentileschi, Pasquale Scalzi e Riccardo Goretti, su una drammaturgia collettiva che, oltre agli interpreti, ha coinvolto pure Armando Sanna, Davide Savignano e Rodolfo Mantovani. Ironiche e amare avventure di giovani (aaargh!, a questa parola abbiamo pistolere coazioni göringhiane, anche se il celebre motto riferito alla cultura apparterrebbe invece a Baldur Benedikt von Schirach; c’è da dire che, in questo caso, l’indegno lemma è giustamente usato con ostentato umorismo) teatranti quarantenni che s’ostinano voler far gli artisti, tra risate, miserie e retroscena di ogni tipo.
Anche per questa volta è (forse) tutto. Andate e(s)guardate. Come vi raccomandiamo da un po’, se vi va, scriveteci pure, non solo per protestare, risponderemo comunque a tutti.
Alla prossima!