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Il teatro, tra retorica e denaro

Sguardazzo/recensione di "Trattato di economia"

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Cosa: Trattato di economia
Chi: Roberto Castello, Andrea Cosentino
Dove: Ponte a Moriano (LU), Teatro Comunale Idelfonso Nieri
Quando: 11/12/2015
Per quanto: 60 minuti

Chi scrive è al momento imbarazzatissimo, perché lo spettacolo di cui dovrebbe tentare di parlare ha reso pressoché inutile qualsiasi ulteriore considerazione, e sia chiaro: questo non è un mero elogio, semplicemente la recensione è già scritta, ma su questo punto torneremo.
Il Teatro Nieri di Ponte a Moriano è gremito, pronto ad assistere a Trattato di economia, di (e con) Roberto Castello e Andrea Cosentino.
Trattato di Economia (ph_ilariascarpa)La riflessione nasce dal confronto di due oggetti, un fallo di gomma e una paperella da bagno: stesso materiale, stessi costi di produzione, prezzo l’uno quattro volte maggiore dell’altro. I due artisti, in camicia e giacca, cercano di capire e spiegare la curiosa discrepanza basandosi sulle leggi dell’economia, parlando come un unico essere dall’implacabile logorrea.
L’impronta è certamente moralista, di quel moralismo che di tanto in tanto nasce in ciascuno di noi, e che ci sentiamo di condividere, considerando nel suo complesso i controsensi di un sistema capitalistico.

L’aspetto interessante è, tuttavia, la piena consapevolezza dell’appartenenza a quel sistema: anche uno spettacolo è un prodotto che deve essere venduto, e pertanto l’eventuale critica che esso muove al sistema economico non può che essere priva di senso.
La bellezza, se così vogliamo dire, di quest’opera risiede più nella forma che non nel (dichiaratamente insensato/dissestato) contenuto: monologo, dialogo, danza, pura azione scenica, vari linguaggi teatrali si fondono per annullarsi reciprocamente, grazie a un’ironia assolutamente disincantata.
Meta-teatro perché consapevole di sé e disinteressato a mascherarsi: i due interpreti si presentano con i propri nomi e cognomi anagrafici (“Cosentino con le pallette in testa che dice cose”), prendendo in giro sé stessi e il pubblico in continui scarti di registro che regalano allo spettacolo un ritmo serrato ma mai confusionario. 

Il teatro si rivolge a sé stesso dichiarando il suo, forse, più intrinseco problema: come parlare di qualcosa senza farlo esplicitamente, trovando parole che lo mascherino eppure focalizzino l’attenzione dello spettatore sul tema centrale? La domanda viene lanciata e abbandonata come irrisolta: nello spettacolo, semplicemente, la retorica è svelata e il ragionamento si mostra come paradosso insolubile.

La “critica” (si tratta piuttosto di bonaria ironia) dell’economia e del teatro trova una propria sintesi nel momento in cui Cosentino, seduto alla scrivania, espressione ammiccante da venditore esperto, tesse le lodi di una pietra, e Castello, danzando nello spazio circostante, liberatosi man mano dell’elegante abbigliamento, ci mostra didascalico il modo in cui altri grandi artisti (Jan Fabre, Luca Ronconi, Pina Bausch) avrebbero potuto interpretare il tema centrale dello spettacolo: quando lo stile si fonde e confonde nel marchio, nel brand

Il finale è certamente spiazzante: Attilio Scarpellini, critico “militante” e certo voce autorevole almeno per coloro (ormai pochi) che s’interessino a qualche titolo di analisi sceniche, appare in forma di luce proiettata, e compie, dichiarando l’esatta cifra ricevuta come compenso, la video-recensione dello spettacolo (da lui non visto): recensione definitiva che rende privo di significato lo spettacolo e assolutamente prive di valore le presenti parole.Trattato di Economia(ph-ilariascarpa)

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... Un album musicale sarebbe... "The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars" di David Bowie, 1972

Locandina dello spettacolo



Titolo: Trattato di economia

di e con Roberto Castello, Andrea Cosentino assistente Alessandra Moretti produzione ALDES con il sostegno di MIBACT/Direzione Generale Spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA/Sistema Regionale dello Spettacolo
Trattato di Economia è l'incontro fra due artisti diversi per generazione, ambito, formazione e percorso artistico, che per caso un giorno hanno scoperto di covare lo stesso desiderio: realizzare uno spettacolo sulla scienza che vuole liberare l'umanità dalla schiavitù del bisogno. Dopo oltre un anno di letture, incontri, dubbi, entusiasmi e crisi il progetto inizia a prendere forma, una forma nella quale economia, arte e morale si aggrovigliano con esiti paradossali. Il risultato è un progetto performativo tra parola e gesto che si interroga sul denaro, sul suo valore, sulla sua invadente onnipresenza e sulla sua sostanziale mancanza di rapporto con la realtà. Porsi ai margini del contratto per renderne palesi i paradossi inventando situazioni limite e domande inappropriate è il modo per riprendere possesso, almeno simbolicamente, di ciò che non si capisce e non si controlla annientandolo con una risata liberatoria.

Sara Casini
Sedicente studentessa universitaria, apparentemente giovane: nella realtà ha almeno il doppio degli anni e il triplo della malvagità dimostrate dagli occhioni azzurri e il sorriso inoffensivo.