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Gramsci
14/01/2016 21:00 - 23:00
Forte dei Marmi. Auditorium Scuola Media Ugo Guidi.
con
Fabrizio Saccomanno
consulenza scientifica
Maria Luisa Righi, Fondazione Gramsci
con la collaborazione di
Carcere di Turi (Bari)
Festival Collinarea (Lari)
I Cantieri dell’Immaginario (L’Aquila)
L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
Thalassia – Residenza Memoria migrante di Mesagne
Gobbo. Alto meno di un metro e cinquanta. Una bara sotto il letto.
Appeso a una trave nel tentativo di raddrizzarlo.
Denutrito. Sempre al freddo. Il primo cappotto quasi a trent’anni.
Dieci anni in carcere. Cinque giorni di libertà prima di morire. Gramsci racconta frammenti della vita di uno degli uomini più preziosi del Novecento.
Vita assolutamente privata: sullo sfondo, e solo sullo sfondo, il tormentoso rapporto con il PCI e l’internazionale socialista, le incomprensioni con Togliatti e Stalin. E l’ombra di Benito Mussolini. In primo piano invece la feroce sofferenza di un uomo che il fascismo vuole spezzare scientificamente, che vive una disperata solitudine, e in dieci anni di prigionia, giorno dopo giorno, si spegne nel dolore e nell’assenza delle persone che ama: la moglie Julka, i figli Delio e Giuliano. Il primo lo ha visto piccolissimo, il secondo non lo ha nemmeno mai conosciuto. Proprio le bellissime lettere del riccio, sono state il punto di partenza: queste tenerissime epistole per i due bimbi, ai quali Gramsci scrive senza mai nominare il carcere e la sua condizioni fisica e psichica, dando il meglio di sé come uomo genitore e pedagogo. Ma accanto a queste, le lettere di un figlio devoto a una madre anziana che lo aspetta in Sardegna e non capisce. Le lettere di un fratello. Di un marito.
Il corpus delle lettere di Antonio Gramsci ai familiari è un capolavoro di umanità, etica, onestà spirituale e sofferenza, un romanzo nel romanzo, che apre a pensieri, dubbi, misteri che raccontare in teatro è avventura sorprendente.