ARCHIVIO SPETTACOLI
Le Sacre, V. Sieni (2015)
Titolo: Le Sacre
La coreografia riflette sulla nuda vita per riportarci al senso dell’archeologia che vede la forma nella sua impossibilità di essere afferrata. I corpi appaiono allo stesso tempo come macerie e origine, ricomponendo un dizionario di movimenti primi, ricercando i prolegomeni del rito: tentativi, verifiche, dettagli e accenni, pieghe del corpo sulla soglia dell’umanità. Insieme ripercorrono miriadi di volte lo stesso sentiero per ritrovarlo infine totalmente mutato. Si dispiega così un archivio delle infinite coreografie inscritte nelle articolazioni mentre le figure frammentano la dinamica evidenziando similarità e differenze nel processo della serialità. Un sestetto di donne in esodo, naufraghe che cadono innocenti nella mitologia, fonte gioiosa del “noi” nel gesto. La nuda vita non è quella che osserviamo ma quella che rimane nella postura dell’osservatore.
Danzare la Sagra è un’opportunità per rovesciare alcuni modelli colonialisti della coreografia occidentale, dove il rito appare esclusivamente come forma barbara. Qui la coreografia guarda al primitivo come forma leale di scavo verso un’archeologia di ossa, allineamenti sottili, corrispondenze neurali, muscolari, tendinee, molecolari, fatti che ci danno al mondo: così la danza diventa un avamposto sul territorio delle abitudini e il gesto accenna all’ignoto che scorre ai bordi della vita. I dodici interpreti danno vita a una foresta di gesti generati da un arcipelago di risonanze e di stratificazioni legate ai molteplici livelli ritmici che scandiscono la partitura musicale. In questo luogo costruito da centinaia di traiettorie, il sacrificio riunisce intorno a se una comunità di danzatori chiamata a creare il luogo del rito depositando le fitte trame di danze soprammesse, cercando di superarsi nel cogliere, tra intuito e struttura, l’elemento della durata.