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Il sapore delle ciliegie rumene

Sguardazzo/recensione di "Livada de vişini- Il giardino dei ciliegi"

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Cosa: Livada de vişini- Il giardino dei ciliegi
Chi: Roberto Bacci, Teatro Nazionale Cluj-Napoca
Dove: Firenze, Teatro della Pergola
Quando: 24/02/2016
Per quanto: 190 minuti

È una casa affogata nel bianco quella portata in scena da Roberto Bacci. Sopravvive il ricordo di un’antica grandezza dissolta e annullata in un mare di petali di ciliegio caduti. Il palco è vuoto, il sipario già aperto. Una lunga pedana attraversa parte della platea. È maggio, i ciliegi sono in fiore, la famiglia non è ancora tornata. Un personaggio compare sulla scena, Epichodov (Radu Largeanu), cerca, fruga nelle tasche, estrae una pistola e si tranquillizza. Dietro di lui, su un fondale mosso da lunghe strisce di tessuto simile ad organza bianca, si fanno avanti Duniaša (Patricia Brad) e Lopachin (Sorin Leoveanu): il testo di Cechov prende forma.

La famiglia si riversa in scena attraversando la platea, il giardino. Le valigie, l’euforia del ritorno a casa dopo tanto tempo, il baccano dei saluti, la malinconia sanata dal rincontrarsi trascinano lo spettatore tra i corridoi, nella stanza dei bambini, nei ricordi di una vita vissuta senza preoccupazioni. La scena si popola, si anima, si riempie di valige. È tutto incredibilmente dinamico e per l’intera durata dello spettacolo il palco rimane costantemente vivo, mosso da azioni che fanno da cornice a quella principale.

LIVADA 04Se in Strehler il giardino, pittato di foglie cadute, era come sospeso sopra la testa degli attori e in Brook si trovava idealmente alle spalle del pubblico, quello di Bacci è rappresentato dagli stessi spettatori, tra i quali si muove, poggiando i piedi su poltrone occupate della platea, la stessa Ljubov’ Andreevna (Ramona Dumitrean) appena tornata da Parigi.

Il testo di Cechov, sotto le mani del drammaturgo Stefano Geraci, si alleggerisce e arricchisce allo stesso tempo, trovando un ritmo capace di dare spessore a ogni personaggio. Si delineano le coppie e i rapporti che intercorrono, si sviluppano i legami, anche quelli solo suggeriti dal testo originale: primo tra tutti, tra Ljuba e Lopachin. Bacci porta in scena una Ljuba differente, sorta di bambina antica, i piedi sospesi in aria, ma le mani completamente affondate in una realtà da cui coscientemente decide di prendere le distanze.  Una figura resa ancora più intensa dall’inaspettata quanto intangibile tenerezza che la lega a un Lopachin, approfondito e reso in tutte le sue debolezze più nascoste.

LIVADA 02Ma se la proprietaria riesce ad essere così reale nel suo essere eterea, lo stesso non si può dire della figlia maggiore Varia (Anca Hanu) e la minore diciassettenne Anja (Alexandra Tarce). Unico neo del lavoro, forse, la resa di queste due figure, più caricate rispetto al testo: se in Anja l’euforia troppo manifesta è giustificata dall’intenzione di renderne credibile l’adolescenza, lo stesso non si può dire per una Varia troppo altalenante, concentrata a reprimere una passionalità che trova sfogo con incontrollata enfasi.

Benché recitato in lingua rumena, il testo riportato dalla compagnia del Teatro Nazionale Cluj-Napoca è vissuto e agito come qualcosa di incredibilmente tangibile e concreto. Ogni interprete assume sulle proprie spalle il proprio personaggio infondendogli una vita totalmente nuova, tanto umana quanto reale.

LIVADA 03La vendita del giardino, per quanto dolorosa, solleva da ogni preoccupazione; la proprietà, più un peso gravoso e opprimente che un bene da salvaguardare, viene lasciata al nuovo proprietario. Ljuba e il fratello Gaiev (Ionuţ Caras) tornati bambini salutano la vecchia memoria mentre i ciliegi cadono dissolvendosi in petali sotto il peso dell’uomo nuovo che avanza.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un colore sarebbe... tutti tranne che bianco

Locandina dello spettacolo



Titolo: Livada de vişini- Il giardino dei ciliegi

Livada de vişini- Il giardino dei ciliegi
di Anton Čechov
traduzione Maria Rotar
drammaturgia Stefano Geraci
con Ramona Dumitrean, Alexandra Tarce, Anca Hanu, Ionuț Caras, Sorin Leoveanu, Cristian Grosu, Cǎtǎlin Herlo, Irina Wintze, Radu Lǎrgeanu, Patricia Brad, Cornel Răileanu, Matei Rotaru, Miron Maxim
musicisti Pusztai Renato Aladar, Albert Gábor Balázs
scene e costumi Adrian Damian
direzione tecnica Doru Bodrea
luci Jenel Moldovan
suono Marius Rusu
assistenti luci Alexandru Corpodean, Mădălina Mânzat
assistente scenografia Florin Călbăjos
coordinatore numeri d’illusionismoFlorin Suciu
suggeritrice Ana Maria Moldovan
assistenti alla regia Maria Rotar e Francesco Puleo
regia Roberto Bacci
produzione Teatro Nazionale di Cluj-Napoca
foto copertina Nicu Cherciu
foto di scena Filippo Manzini

Čechov osserva la vita del suo Giardino con il microscopio dello scienziato, una vita proiettata sul vetrino illuminato dalla poesia dello scrittore e dalle luci del teatro, mentre ogni attore incarna il proprio personaggio nello stesso modo in cui ognuno di noi sorride, piange, balla, ama… ognuno secondo il suo ruolo e la sua funzione in questa vita. E mentre Čechov osserva e scrive, noi ci riconosciamo in quella brigata di nostri simili accampati, con le loro valigie, aspettando che il treno del futuro li porti soltanto un po’ più avanti.” Roberto Bacci

Gemma Salvadori
Nata a Volterra nell'inverno del 1992, vive lì, studia a Pisa. Sogna di vivere in un attico con un cane e quattro gatti: tutto molto bello ma davvero poco interessante. Fuma e scrive su un' agenda bancaria più vecchia di lei rivestita con la carta da parati della nonna del suo vicino di casa.