Il campo neutro di Tromsø è in condizioni perfette, gli spalti gremiti, il tifo accesissimo. Finalissima attesa per la Ibsen Champions League 2016. Inutile dire che gran parte dei convenuti (anzi: delle convenute) siano qui per vedere lui, il più atteso, il più amato, il più ammirato giocatore di quest’epoca. Lo si avverte nell’aria, nell’attesa, in quella peculiare elettricità che è propria delle grandi finali. Parliamo di Filippo Timi, il Cristiano Ronaldo delle scene, mostruosa concrezione a unire talento e tecnica, fisicità e inventiva; piace a tutti, maschi, femmine e cantanti (con questa cibiamo pure i critici fissati con le citazioni; attenti: è Baccini, non l’abusato-malgré-soi De Andrè), che si cimenti in poesia, al cinema o in teatro. Giunto alla corte dell’ancelottiana Andrée Ruth Shammah, l’umbro guida un’autentica compagine di Galacticos che, alle spalle, vanta la produzione del Teatro Franco Parenti e della Fondazione Teatro della Toscana. Impegnato in tutti i tre ruoli del tridente d’attacco (Torvald, Rank e Krogstad), con lui troviamo la notevole Marina Rocco, una Nora ben sicura tra i pali a difender la porta (la dimora famigliare), e compagni di rango quali Mariella Valentini, Andrea Soffiantini, Marco De Bella.
Di là, un’agguerrita e ben più corta compagine: meno lustrini, più coesione, sudore, gioco di squadra, caparbietà. Dalle parti di Pistoia (produce Associazione Teatrale Pistoiese, una delle realtà più vive e interessanti del panorama attuale), si vocifera che quando mister Roberto Valerio, allenatore-giocatore di gran presente e non minor talento (alla Diego Simeone), ha espresso l’intenzione di giocarsi la Champions con Casa di bambola, i dirigenti gli abbiano paventato il rischio d’un derby insidioso contro Timi e compagni: “Non mi importa niente” la risposta che depone a favore del regista già apprezzato per Un marito ideale, Il vantone, L’impresario delle Smirne e Il gioco delle parti. Per lui, una formazione di grande coesione, estremo difensore Valentina Sperlì, e un tris d’attacco niente male: Danilo Nigrelli a destra (Torvald), l’apollineo Massimo Grigò sull’altra mano (il dottor Rank), e sè stesso nel ruolo di ariete centrale, il procuratore Krogstad.
L’incontro parte in salita per i timiani: Casa di bambola, senza i fronzoli d’una titolazione mutata, assesta i suoi colpi sull’onda della costanza, grazie a un gioco di squadra compatto e martellante. Passano in vantaggio quasi subito (13′: spizzata di testa di Grigò su angolo di Nigrelli, corregge in rete Carlotta Viscovo lasciata libera da una svagata Valentini), giustificando la fortunata circostanza grazie a una difesa strenua che contiene la logica reazione avversaria.
Timi si specchia, gigioneggia, sembra quasi celiare con quei vezzi che mandano in sollucchero il suo pubblico: nondimeno, sono i compagni a trainar la carretta, benché l’incontro si trascini nell’inerzia per tutto il primo tempo.
La ripresa non muta di spartito: Una casa di bambola prova a metter la testa in avanti, Sperlì-Valerio subiscono e rilanciano, per poi sfiorare più volte il raddoppio. Al 70′ è Grigò a sprecare da breve distanza, con Rocco che devia in angolo un sinistro velenosissimo; tre minuti più tardi, Nigrelli vanifica una bella combinazione con Valerio. Sembra tutto apparecchiato per la vittoria pistoiese, ma, a tempo ormai scaduto, ecco il gol del pareggio e riaccende le speranze del pubblico fiorentino: sul corner “della disperazione”, tutti in area avversaria, compresa Rocco, che devia il cross, permettendo a Soffiantini di riequilibrare il risultato. Supplementari.
Il contraccolpo psicologico è lampante: si torna in campo coi fiorentini galvanizzati e Valerio che cerca di spremere le residue energie di una squadra dalla panchina troppo corta. Ed è proprio grazie ai supposti rincalzi (Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore: sarebbero titolari in qualsiasi altra squadra) che la squadra di Ruth Shammah ribalta le sorti del match: Gavinelli raccoglie un invito in profondità di Orsini e gela un’incolpevole Sperlì. Sugli spalti, le fans di Timi fan la ola e lanciano reggiseni in campo: lui, partita in chiaro scuro, con qualche lampo e varie pause, trova il tempo di firmare il definitivo (e ingiusto) 3 a 1; un’amnesia collettiva lo mette in grado di toccare il pallone da pochi passi e segnare. Timi si toglie la maglietta, fa il giro del campo, mostra le terga al pubblico adorante (lo faceva già nel suo Don Giovanni), non si cura della puntuale ammonizione ricevuta dall’arbitro: la coppa è, ormai, nelle sue mani. A Valerio non resta che l’orgoglio di un’ottima prestazione, con Sperlì che resta tra i pali, senza muoversi, oramai sconsolata.
Applausi per tutti e viva Ibsen.
Tabellino
Una casa di bambola–Casa di bambola
Risultato: 3-1 d.t.s. (0-1; 1-1; 2-1)
Marcatori: 13′ Viscovo (C), 90+3′ Soffiantini (U), 104′ Gavinelli, 118′ Timi
Man of the match: Valentina Sperlì