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Rocco, dalla parte dello storto

Sguardazzo/recensione di "Roccu u stortu"

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Cosa: Roccu u stortu
Chi: Fulvio Cauteruccio, Peppe Voltarelli
Dove: San Gimignano (SI), Rocca di Montestaffoli
Quando: 08/07/2016
Per quanto: 60 minuti

È curioso, talvolta, come lo scorrere del tempo finisca per creare piccoli cortocircuiti, arrivando ad attualizzare lavori realizzati tempo addietro, sino a farli apparire, senza che di necessità lo siano, “d’occasione”. Questo è il caso di Roccu u stortu, vibrante solo di Fulvio Cauteruccio, singolare, e per questo interessante, caso di teatro canzone, diverso e divergente rispetto alla strada aperta dagli “inventori” del genere, GaberLuporini, una quarantina buona di anni or sono. La storia di questo fool calabro, brutto, sporco e (poco) cattivo si lega, infatti, a doppio filo con la trama sonora intessuta da fisarmonica, chitarra e voce di Peppe Voltarelli, cantante e strumentista del gruppo Il parto delle nuvole pesanti che, nel 2001, realizza un album (23 tracce in tutto) omonimo allo spettacolo.

Il canto della cicala cede a quello dei grilli, mentre il tufo della rocca di Montestaffoli a San Gimignano si stempera nell’azzurro notturno estivo. Il manto erboso ospita una sgarrupata trincea in cartapesta, fondale metaforico e praticabile intorno (e sopra) al quale l’attore darà vita alla recita (nella più ricca versione originale, v’era un’impalcatura su cui stava l’intero complesso musicale). Voltarelli, a sinistra, è figura anfibia: commenta, punteggia musicalmente il dettato, talvolta da ammiccante cumpare del protagonista, per un divertito gioco di controscena a mantenere il costrutto in una fertile precarietà rappresentativa, la stessa da cui prende le mosse la recita. Canotta lacera e lorda, mutande di stracci, u stortu (in calabrese, lo scemo) motteggia e attacca briga, ruzzando abilmente con la quarta parete, forte d’una guappa tamarragine che trova buone sponde tra i presenti. È solo l’abbrivio, comunque efficace, per poi dar la stura alla vicenda del Battaglione Catanzaro, composto per intero da meridionali, formazione tra le più affidabili e colpite nel corso della straziante Grande Guerra.

Il racconto si fa limaccioso: alla voce dell’attore si sommano quella di Flavia Pezzo (ieratica presenza assisa in posizione speculare rispetto a Voltarelli) e una serie di interventi off ad ampliar lo spettro acustico e informativo del discorso. Roccu, elmetto cacciato in capo, vive la sua guerra di lettere, incertezza, orina, comandi, disperazione e sangue, brandendo via via un crocifisso di luci vermiglie destinato a rovesciarsi in un singolo raggio diafano. E se la narrazione, frantumata nel petroso trionfo gutturale di Calabria, si carica d’una frenesia caliginosa smarrendo a più riprese il fuoco (gli elementi si moltiplicano a discapito dell’amalgama), le canzoni di Voltarelli, in lingua, in dialetto, in un meticcio idioma tra le due istanze, squarciano il tutto alla stregua d’ansimanti e apprezzabili bolle vaporose, minute epochè cui non avrebbe guastato maggior quadratura nella cernita. Rocco stesso par quasi ingoiato dal pozzo d’una storia che, alla fine, val meno del personaggio-sorgente, potenza-presenza che precede e surclassa, complice una recitazione terrosa e strappata, l’atto narrativo.

Inevitabile che, alla fine, lo storto, in quanto foolveda la realtà, nudità regale o crudeltà bellica che sia: le spiraliche peripezie ce lo riconsegnano come l’avevamo trovato, mutande e canotta, a diluir in un riso solo in apparenza disteso l’orrore poc’anzi evocato, nella soluzione (e il termine parrebbe doppiamente esatto) più congeniale, ancorché più semplice (l’improvvisazione smargiassa e sfacciata), d’un lavoro che, pur consolidato negli anni, sembrerebbe conservare le carsiche tracce, non negative né positive, dell’occasionalità.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un percorso sarebbe... una tortuoso carrugio montano da cui, a tratti, si vede il mare

Locandina dello spettacolo



Titolo: Roccu u stortu

di Francesco Suriano
con Fulvio Cauteruccio e Flavia Pezzo
musiche originali eseguite dal vivo: Peppe Voltarelli
regia di Fulvio Cauteruccio


Dopo quindici anni dal suo debutto Roccu viene eccezionalmente riproposto al Festival Orizzonti Verticali, in una versione site specific, come testimonianza di una creatività dirompente e feconda di una generazione di artisti, quella nata negli anni sessanta, che non sempre ha avuto lo spazio meritato. Proprio quest’anno Fulvio Cauteruccio è stato nominato nella terna finale del Premio Le Maschere del Teatro italiano come miglior attore non protagonista. Roccu u Stortu è stato lo spettacolo rivelazione della stagione 2001-2002, rappresentato nei più importanti festival e teatri italiani, è stato trasmesso integralmente nel programma “Teatri Sonori” di Radio Tre Rai, ed è stato segnalato da Il Patalogo (edizione Ubulibri – 2001) nella sezione “22 spettacoli per un anno” tra le più significative produzioni in termini di qualità, originalità, impegno interpretativo e valori culturali. Registrato dall’Anfiteatro di Palmi per“Palcoscenico”, è andato in onda il 10 maggio 2003 su Rai 2. Nel 2015 premiato dalla giuria degli spettatori al Premio Internazionale “ Il Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro di Milano. Un dialetto calabrese urlato in canti arcaici e musica etno-rock che intreccia vortici di fisarmonica e tamburello, sono le trame sonore di Roccu u Stortu, storia vitale e rabbiosa di un soldato durante il primo conflitto mondiale. Ma Roccu è anche altro. È un bracciante che vive della raccolta d’olive, frutto che da sempre in Calabria gode di una sorta di rispetto religioso. È uno storico che racconta, in perfetto italiano, una terribile cronaca della guerra, una infame e ben documentata epopea. È “u stortu”, infine, lo scemo del villaggio, l’uomo che ha subito un danno e che ha urgenza di parlare. Lo fa attraverso un lungo monologo interiore fitto di proverbi, filastrocche e canzoni. Il racconto di uno spirito libero che compone un violento attacco all’ordine militare in guerra, rigenerando al tempo stesso il dialetto in un idioma assolutamente contemporaneo per mantenere viva la memoria di una delle più grandi tragedie dell’umanità affinché le nuove generazioni non cadano nello stesso errore, e non dimentichino mai. Roccu u Stortu incrocia l’esperienza di Francesco Suriano, autore del testo segnalato al Premio Riccione Teatro 1999, con l’abilità registico-attoriale di Fulvio Cauteruccio e con la sapienza musicale di Peppe Voltarelli. Tutti rigorosamente di origine calabrese.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.