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Punk is (not?) dead: Lolita a Babilonia

Sguardazzo/recensione di "Lolita"

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Cosa: Lolita
Chi: Babilonia Teatri e Olga Bercini
Dove: Volterra (PI), Carcere di Volterra/Fortezza Medicea
Quando: 24/07/2013
Per quanto: 60 minuti

Entra dal fondo. Buio. Solca le scale dello Spazio Genet, tra i respiri accaldati del pubblico reduce da altri allestimenti. Piccola. Nessuno stupore. Ha una farfalla di cartone da attaccare, bestia macellata, al pendaglio che cala dall’alto, a centro palco. Lolita, donna bambina, cucciola vampira, (s)vampita proiezione libidica, feticcio e cuore dello spettacolo di Babilonia Teatri, compagnia terribile e teppista fautrice d’un teatro rabbioso, iperrealistico. T-shirt, jeans corti. È sola: non ci sono Valeria Raimondi ed Enrico Castellani a proteggerla. In pasto al pubblico. Impasto. L’inerte proiezione d’un malfermo referto, alle spalle, tra ospedaliero e poliziesco: undici anni, esami clinici, l’ipotesi più prevedibile. E peggiore.

S’inerpica, sopra la scena men che essenziale, sino a un praticabile in alto. Impugna un microfono. Parla. Il silenzio pneumatico è ora sfaldato da una testualità punk rabelaisiana. Accusa: noi, chi la osserva, il mondo. Rinfaccia la disperazione, la giovinezza, l’orgoglio. Dice di sé, per sé. Denuncia e manifesto, rivendicazione e difesa, dolore e sputo. Il testo risponde ai criteri d’accumulo e scarto, sfida e strafottenza, di altri lavori del gruppo, nel costante campionamento d’orrori odierni. Tra le pletoriche miserie passate prossime venture, non manca l’allusione sessuale, ora nella forma più insidiosa e obiettivamente interessante, quella che tanto nocque (tutto è relativo) a Gabriel Mantzaneff al tempo (a.D. 1974) di I minori di sedici anni.

Olga Bercini, 'Lolita', di Babilonia Teatri, 2013, (ph non espresso)Ora scende e danza marziale su note pop. Burattino di carne in un gioco che le sfugge. O forse no. Si dà, negandosi. Si nega, offrendosi. Smette gli abiti da preadolescente malata terminale di contemporaneità, violata dai media anziché dal lupo della favola.
Ora ha una candida veste e seni posticci. Li taglia. Sgorga un rosso vermiglio, tracimazione emorragica a macchiarla ovunque, stupro simbolico d’un abuso senza fine né requie. Ancora parole proiettate sullo sfondo: tra dieci anni, il suicidio.
La farfalla di carta discende. Troppo tardi.

Applausi timidi, atterriti, perplessi. Certo per Olga Bercini, diligente bambina ancora sporca di rosso. Razza di chi rimane a terra, stomaco foderato di ghisa e prosciutto, riflettiamo sul bello, sul dubbio e se, oltre il giochino sangue/sesso, vi sia altro. E non, ecco il sospetto, l’inesausto puntare al ribasso simulando il rialzo, sfoggiando coraggio dove coraggio non v’è, a ingaggiar un nascondino con gli oltraggi del contemporaneo. Il pubblico giovane non rammenta i De Sade di Vasilicò, le inusitate cantine, il sangue di chi l’avanguardia la fece, sul serio e con rischio. O Nabokov: non lo citiamo noi, ma il titolo.
Il pubblico esperto (non noi, bastardi pure all’anagrafe) bada altrove, elargendo elogi ché questo passa il convento. Frati non siamo, però, a nessuno. Al limite, sdoppiati come i due carmelibene di Nostra Signora dei Turchi che ora tutti, fuori tempo massimo, idolatrano: da morto non fa più male (né Bene) ad alcuno. Non resta che registrar uno strabismo (nostro): ci sembra moralistico, inessenziale e anche un filo insultante scambiar per oltraggioso quel che ci appare semplicistico, mai eccessivo (ad averne d’eccessi!), al limite del pigro.
O forse no.
E va bene: evviva il punk pastorizzato di Babilonia Teatri. Ci sia però concesso, a bassa voce, ricordare che dalla truffa (geniale) di Malcom McLaren son trascorsi decenni.

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Vai allo Sdottorazzo.

VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... un capo di vestiario sarebbe... un paio di jeans già strappati alla fabbrica

Locandina dello spettacolo



Titolo: Lolita

di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani
con la collaborazione artistica di Vincenzo Todesco
con Olga Bercini e con Babilonia Teatri
luci e audio Babilonia Teatri/Luca Scotton, organizzazione Alice Castellani
grafiche/elaborazione, video Franciu, foto Marco Caselli Nirmal e Sara Castiglioni
produzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia
in coproduzione con Babilonia Teatri, con il sostegno di Operaestate Festival Veneto
residenza artistica Cà Luogo d’Arte, al Comunale di Casalmaggiore, 8 marzo 2014


Lolita è prima di tutto l’incontro con Olga, una bambina di undici anni che ha accettato la nostra proposta di fare uno spettacolo insieme. Volevamo raccontare la ricerca di un’identità da parte di una bambina, il suo bisogno d’amore e la violenza del nostro mondo. Lolita è uno spettacolo che prosegue la nostra ricerca di lavoro con le persone. Olga porta sul palcoscenico la sua autenticità, senza il filtro della finzione e con la forza del suo candore Lolita è un sogno. Un brutto sogno. Un incubo. Sono pensieri e segreti consegnati a un diario. Pensieri di una ragazzina che corre che salta che cammina sul filo. Una ragazzina che ha pensieri di donna. Lolita è un urlo e uno sberleffo insieme. Lolita è un gioco dove non è chiaro il limite tra verità e finzione. Lolita è una farfalla. Quanti anni deve avere lolita per essere lolita. Per profumare di lolita. Sono i nostri occhi a vedere lolita. E’ la nostra testa a volere lolita. Sono le nostre mani a immaginare Lolita. Lolita è un modello che la società impone. È una tentazione e un monito. È la voglia di giocare col fuoco e la paura di bruciarsi.

dal sito ufficiale del gruppo.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.