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Patria puttana
14/03/2015 21:15 - 23:00
Dell’universo espressivo di Moscato, le puttane – le cosiddette ‘donne di piacere’, che più spesso è piuttosto disgusto, rammarico, dolore – sono forse le figure più emblematiche e centrali.
Dalla Signora di ‘Piece noire’ all’ Assunta di ‘Bordello di mare con città’, dalle ‘omologate – nel mestiere’ Lulù 1, Lulù 2, Lulù 3 di ‘Trianon’ alla stessa ‘Luparella’ o a Bolero Film e Grand Hotel di ‘Ragazze sole con qualche esperienza’, le puttane hanno tutte rappresentato un punto fermo e privilegiato nel dare voce e corpo al concetto/prassi di una scena tesa a smascherare – con malinconia ma anche con tanta ilarità – la presunta insufficienza e marginalità di ciò che viene detto il femminile.
Soprattutto quello ferito, venduto, comprato, mercificato, ingannato e mistificato da una Storia gestita da millenni, in assoluto, dal maschile.
‘Luparella e le Altre’, allora, è una piccola ma significativa silloge di questa inclinazione e amore di Moscato.
Un rapsodico ma profondo omaggio a quella sorta di casa, territorio, comune luogo di giacenza e resistenza – ‘patria’, appunto – che egli ritiene di dividere e con-dividere con la Donna – naturale o artificiale, tale per biologia o per libera, esistenziale scelta – e con la Prostituta – hegelianamente, libera schiava di un padrone incatenato – facce, entrambe, nella sua scrittura, di un ‘materno’ feroce e tenerissimo, nel mettere in moto tutta la sua accesa fantasia di cantore della Differenza e della Contro-serialità.