Io, che sono Arlecchino, mi aggiro per teatri e, sovente, vengo colto da un pressante bisogno, una vocazione sovraumana cui nessuno (persona o artista che sia) può resistere. È vero che le platee, con la varietà di forme e decorazioni, sono suggestive; è vero che i ridotti hanno sempre una loro intoccabile eleganza; com’è pur altrettanto vero che nei foyer si possono ammirare virtuosismi architettonici degni di nota. Ma io, che sono Arlecchino, amo i bagni, un po’ perché sede di grandi soddisfazioni, un po’ perché luogo in cui rifugiarsi per sottrarsi agli oneri della vita sociale (o, più spesso, perché braccati dai detrattori).
Torino, Teatro Gobetti
Sorella minore del Carignano, la sala del Teatro Gobetti ha un aspetto altrettanto regale e dorato, con stucchi, finte nicchie e decorazioni neoclassiche. Tuttavia, il bagno è di un grigio FIAT desolante, degno di un dopolavoro ferroviario (vien da aggiungere senza nulla togliere ai ferrovieri, benché l’Arlecchino abbia in antipatia tutti i dipendenti di Trenitalia). Collocato in un sottoscala metallico, è triste già dalla porta: all’ingresso ci accoglie un asciugamani cadente e sciatto come la molla che dovrebbe riavvolgerlo in un macchinario, a dirla tutta, prosaico. Si apprezzano comunque la pulizia e la funzionalità dei sanitari, ma la triste luce al neon porta verso una bocciatura (quasi) senza appello.
Milano, Museo del Novecento
Non è esattamente un bagno teatrale, ma molti spazi dovrebbero prendere esempio dalla toilette del Museo del Novecento, in piazza Duomo a Milano. Pulizia ineccepibile, ambiente arioso e leggiadro: la perfezione è vicina. Si potrebbero spendere ore ad elogiare una simile opera d’arte, ma basterebbe notare il blu del cestino, perfettamente intonato a quello del sapone oltre che – neanche a dirlo – a quello delle porte delle latrine. La vista è pregiatissima: una finissima ringhiera in ferro battuto lascia scappare l’occhio sul piazzale dell’antistante Palazzo Reale, con tanto di campanile ottagonale di San Gottardo. Con appena 8€ potrete provare il brivido di produrre la vostra Merda d’artista nel museo che accoglie un esemplare delle celebri lattine di Piero Manzoni. Però dopo, voi, tirate lo sciacquone.
Cascina, Città del Teatro
Di quel che sta accadendo in quel di Cascina, dopo l’elezione della sindaca della Lega Nord, e dei relativi stravolgimenti (anche teatrali), ve ne parleremo più diffusamente. O anche no, chissenefrega. Intanto, però, vi possiamo dire che pure in bagno regna l’incertezza: il pavimento in piastrelle con frammenti marmorei policromi talvolta si espande anche sulle pareti che, in altri casi, sono rivestite da piastrelle nere o intonacate di giallo. Decidetevi, perdio! Si apprezza l’adattatore da applicare alla tazza perché possano fruirne anche i bambini. Sotto il lavello (un marmo ancora diverso, macchevvi prende?!?!) è incisa una promessa amorosa, preceduta da un’indecifrabile sigla “B-IX”, forse a memoria di qualcosa di poco bello avvenuto in quel bagno.
Anche questa è fatta, come dice un proverbio quanto mai affine alla presente rubrichetta, al cui proposito vorremmo rivolgere una richiesta a voi lettori: andate a teatro e… andate al bagno. Nel senso: recatevi a teatro e fotografate i bagni, segnalateceli: noi, sostenitori del solenne principio #recensiamotutto, provvederemo a parlarne. In attesa di creare l’apposita casella di posta (lo faremo, contateci), potete scrivere all’indirizzo arlecchino@losguardodiarlecchino.it.