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Le relazioni pericolose di Mozart e Da Ponte

Sguardazzo/recensione di "Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti"

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Cosa: Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti
Chi: W.A. Mozart, Jonathan Webb, Ettore Scola, Marco Scola Di Mambro
Dove: Genova, Teatro Carlo Felice
Quando: 19/02/2017
Per quanto: 195 minuti

A poco più di un anno dalla morte di Ettore Scola, il Teatro Carlo Felice di Genova (in cui, poche settimane prima della scomparsa, il regista portò la sua Bohème) ne omaggia la memoria con la ripresa del suo primo cimento lirico: il Così fan tutte di Mozart e Da Ponte, allestito a Torino nel 2003.

Luciano Ricceri crea un’ambientazione decadente, con archi in parte abbattuti, elementi giustapposti e colori polverosi. Le scenografie combinano elementi dipinti e architettonici, con  veli e piante che diventano leitmotiven di una ricorrente atmosfera di segreto, nascondimento, tradimento. L’opera simmetrica, nello stile e nell’idea: in due atti d’uguale durata le due coppie d’amanti si invertono. I fidanzati hanno scommesso sulla fedeltà delle amate e Don Alfonso li obbliga a sedurre l’uno la ragazza dell’altro. Tentazione insopprimibile (e giustificata) quella di riprendere questa geometria nelle scene e nei rapporti spaziali tra i cantanti, ma nei movimenti la suggestione è continuamente adottata e abbandonata, mai portata fino in fondo. La scelta registica, almeno in questa ripresa a cura di Marco Scola Di Mambro, è l’adozione superficiale di una tradizione paludata. Come a voler applicare una rassicurante prassi d’altri tempi, i personaggi si staccano dalla scenografia e cantano sempre in proscenio, guardando il pubblico anziché il loro interlocutore.

Con chi parlano? Credono davvero in quello che dicono? La verosimiglianza (seppur relativa, nel melodramma) si perde in un’impostazione concertistica in cui l’arte del cantante diventa solo sfoggio di bravura, non elemento della narrazione. Eppure Mozart “ha rotto l’Aria”, o almeno quella convenzione che voleva l’azione nel Recitativo e la sospensione del tempo nei numeri chiusi: per il compositore salisburghese, gli eventi entrano nelle arie, nei duetti, nei terzetti; il movimento, al pari dell’affetto, aderisce alla musica. Invece qui si ritrova una frammentarietà da opera metastasiana, in cui niente succede se non nel recitativo. Da quel poco che si trova in rete, è evidente che Ettore Scola aveva capito la forza dirompente della drammaturgia musicale di Mozart e Da Ponte: pur mantenendo superficialmente l’impostazione tradizionale nella dicotomia scena/proscenio, sapeva abbatterla finemente ed emergeva il carattere di Così fan tutte come opera di relazioni. Il nipote, invece, mantiene solo la facciata, quella che è più facile copiare, e i personaggi non interagiscono, soprattutto nel primo atto.

Bel cast sul palcoscenico, con la Dorabella di Raffaella Lupinacci che rischia di oscurare (per personale e intraprendenza vocale) la ben più quotata Ekaterina Bakanova, Fiordiligi corretta, ma che non regala grandi emozioni nelle arie col da capo. La coppia di fidanzati ricalca la prima: anche qui abbiamo un Michele Patti (baritono, Guglielmo) più istrionico e a suo agio del tenore Blagoj Nacoski (Ferrando). Voce ricca e avvolgente il primo, schietta e chiara il secondo. Completano il buon basso Daniele Antonangeli (Don Alfonso) e la Despina di Barbara Bargnesi che si fa ricordare con la caratterizzazione tutta nasale del Notaio Beccavivi. Alla guida dell’Orchestra del Carlo Felice troviamo Jonathan Webb per una direzione tradizionale e non sconvolgente, con alcune scelte agogiche poco felici, come il Terzetto Di scrivermi ogni giorno che, eseguito troppo velocemente, ha perso il suo carattere di quadro di tenerezza.

Non si è certo fatto un favore alla terza opera della trilogia italiana di Mozart, che passa spesso per la sorellastra di Le nozze di Figaro e Don Giovanni: molto più di questi capolavori, Così fan tutte avrebbe le carte in regola per farci uscire dal teatro diversi da come siamo entrati. Vanno solo sapute giocare.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un nuotatore sarebbe... fermo sul bordo della vasca

Locandina dello spettacolo



Titolo: Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti

dramma giocoso in due atti
libretto Lorenzo Da Ponte
musica Wolfgang Amadeus Mozart

direttore d’orchestra Jonathan Webb
regia Ettore Scola
ripresa da Marco Scola Di Mambro
scene  Luciano Ricceri
luci Andrea Anfossi

Fiordiligi Ekaterina Bakanova / Sara Rossini
Dorabella Raffaella Lupinacci / Chiara Tirotta
Guglielmo Michele Patti / Paolo Ingrasciotta
Ferrando Blagoj Nacoski / Giovanni Sebastiano Sala
Despina Barbara Bargnesi / Céline Mellon
Don Alfonso Daniele Antonangeli / Rocco Cavalluzzi

Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Franco Sebastiani

recitativi al pianoforte Jonathan Webb
assistente alla regia Nicola Ragone
assistente luci Vladi Spigarolo
allestimento Fondazione Teatro Regio di Torino


“Quintessenza dell’opera buffa”. Così Massimo Mila ha definito Così fan tutte, terzo titolo – e terzo capolavoro – della trilogia italiana di Mozart e Da Ponte. Ed in effetti nel libretto ci sono tutti gli ingredienti dell’opera comica di tradizione nostrana: i sentimenti nobili, ma ingenui, dei personaggi altolocati, la saggezza pratica dei servi, il cinismo dei filosofi, gli equivoci e i travestimenti. E la morale conclusiva, riassunta nel titolo ormai proverbiale, tipica della visione razionale del mondo di stampo illuminista: non c’è da illudersi, la fedeltà, in amore, è una promessa verbale puntualmente smentita dai comportamenti. Ma a ben guardare il senso di questa storia, che la musica di Mozart ci racconta in modo spiritoso quanto amaro, frivolo quanto profondo, disilluso quanto accorato e inquieto, è ancora più sottile. E non necessariamente negativo. Alla fine, Ferrando e Guglielmo sposeranno, rispettivamente, Dorabella e Fiordiligi, come doveva essere fin dall’inizio. Ma lo faranno dopo aver sperimentato la forza della tentazione a tradire, grazie alle astute macchinazioni del burattinaio Don Alfonso e della sua complice Despina. E la presa d’atto che l’amore non è eterno per definizione, ma può esserlo solo attraverso un impegno faticoso e quotidiano dei due amanti, è un bene o un male per le due coppie che, dopo tante peripezie e giochi incrociati, si ritrovano all’altare nella combinazione giusta, quella prevista all’aprirsi del sipario? Come sempre Mozart e Da Ponte non danno risposte, si limitano a fare domande, domande di cruciale importanza e ancora attuali. Ma coloro che oggi esercitano lo stesso mestiere del cinico Don Alfonso, i filosofi (e gli psicologi e i sociologi), dicono di sì: questa consapevolezza è un bene. Il Carlo Felice presenta Così fan tutte nell’allestimento della Fondazione Teatro Regio di Torino che, nella stagione 2002-3, segnò il debutto di Ettore Scola nella regia lirica. Una produzione lodata per il garbo, l’eleganza, l’ironia, la fedeltà al testo. Un omaggio doveroso al grande regista, scomparso il 19 gennaio 2016, appena un mese dopo essere salito sul palcoscenico del Carlo Felice a raccogliere gli applausi per la sua regia di Bohème.

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.