Dino Campana a Scandicci è sepolto.
Giancarlo Cauteruccio a Scandicci ha il suo Teatro Studio.
Il 2014 è la ricorrenza dei cento anni dalla pubblicazione dei Canti Orfici di Dino Campana e Giancarlo Cauteruccio pensa bene di fare un mese di onoranze.
Alla stregua delle Grandi Dionisie e delle Lenee, dal 15 novembre al 19 dicembre si susseguono presentazioni, performance, letture e vere e proiezioni.
La nostra attenzione però vuole focalizzarsi sullo spettacolo che fa da perno all’intero programma, ossia Canti Orfici/Visioni, che vede un riadattamento del testo di Campana per mano di Andrea Cortellessa. La regia di Giancarlo Cauteruccio mette a fuoco proprio quel vocabolo che ha voluto inserire nel titolo: visioni.
Lo spettatore entra in sala e si trova immerso in un ambiente dove carta lacerata pende dal soffitto: in scena un uomo seduto, totalmente vestito di bianco, si prepara per quella che sarà la sua performance. Difatti l’intera visione è sostenuta da Michele Di Mauro che, per un’oretta buona, si destreggia all’interno della scenografia di Paolo Calafiore, riproponendo i versi di Campana con uso calcolato e moderato della voce. Inutile la presenza dei sette giovani attori, il cui utilizzo è limitato all’idea di nude presenze che si muovono all’interno della scenografia. Ancor meno apprezzabile lo snervante uso del corpo nudo in scena, ormai visto e rivisto, e che ancora una volta vuol mostrare il sesso femminile. Forse l’idea era di una Venere botticelliana per quella Sibilla senza veli, ma né le movenze, né gli atteggiamenti sono tali. È Leonardo invece ad essere esplicitamente rappresentato tramite La vergine delle rocce e La Gioconda che in sequenza vengono proiettate sulla scenografia, mentre Di Mauro vaga e declama, al pieno della voce per non essere sovrastato dalle assordanti musiche di Gianni Maroccolo. E quando l’attore, accucciato a terra, strappa alcune pagine di un volume e, per far sì che lo squarcio venga udito, nonostante l’estrema attenzione, avvicina il libro al microfono, ci chiediamo perché non inserire un brano di sottofondo al posto di questi componimenti rimbombanti.
Le luci di Loris Giancola regalano un pathos che va crescendo insieme all’accompagnamento musicale e che dà il massimo nella scena dove si narra di Genova. Grandi palazzi si stagliano sulla carta e con la musica concitata e la declamazione di Di Mauro va realizzandosi uno dei punti più interessanti della performance; la memoria va a uno spettacolo di qualche anno fa della Societas Raffaello Sanzio, Ingiuria, in cui Chiara Guidi e Blixa Bargeld (cantante della band Einstürzende Neubauten) intrecciavano, urlando, le proprie voci al violino di Alexander Balanescu e alla musica elettronica (a volume elevatissimo) di Teho Teardo.
Non è facile portare in scena un componimento poetico, nonostante venga rielaborato e modificato in alcune sue parti, tanto meno incentrare l’esito dell’intera performance sulle spalle di un unico attore, pur bravo che sia, nel momento stesso in cui si hanno a disponibilità altri performer in scena. Resta il fatto che ciò a cui si assiste rispecchia il titolo: una visione onirica, realizzata con una sequenza di immagini e suoni, accompagnata dalla voce di un attore.
Chi sarà il prossimo artista da commemorare a Scandicci o zone limitrofe? Campana è andato, Luzi pure, si propone Rodari con la sua filastrocca Un signore di Scandicci, che fa sempre tanta “allegria”.