Quando troppo e quando nulla…“, così s’usa dire in Toscana per commentare il non sempre logico alternarsi di sovrabbondanza e carestia. Sta di fatto che, dopo mesi di iperattività e calendari congestionati, il teatro toscano parrebbe prendere fiato per l’immersione (prossima ventura) dei festival, a partire da Fabbrica Europa 2017, che aprirà i battenti giovedì 4 maggio. Nel frattempo, raccogliamo quel che propone il Calendazzo, ben coscienti che le tre occasioni settimanali, assai differenti tra loro, non difettano certo di fascino.

Da giovedì a sabato –  Handke, secondo Marconcini, a Buti

Ogni anno, al termine della caparbia stagione teatrale del Francesco di Bartolo, a Buti (PI), Dario Marconcini porta in scena il suo ultimo lavoro, quello cui s’è dedicato nel corso dell’inverno, ritagliandosi prove su prove, senza mai far mancare la propria presenza appassionata in quello spazio che è rifugio apprezzatissimo da molti (grandi) colleghi teatranti. Ogni anno, tirar su la stagione butese è più complicato, ché la qualità non paga al giorno d’oggi, al di là del perepé e dei proclami di chi fa girar la macchina teatrale ad alti e altri livelli.
Spesso, gli spettacoli di Marconcini, forti della presenza d’una bravissima attrice del calibro di Giovanna Daddi, sono molto belli, ricordiamo con piacere i suoi Pinter (qui e qui), i suoi Shakespeare (qui, qui e qui) e altre affascinanti miscellanee teatrali. Girano poco? Male per chi se li perde, e peggio per chi, tra gli operatori, sottovaluta certe gemme. Non noi, che faremo di tutto per assistere a I bei giorni di Aranjuez, testo recente dell’austriaco Peter Handke, provando a raccontarvelo, se possibile, non solo a parole. Un dialogo, intimo, sfuggente e al contempo denso (il testo è stato presentato in anteprima italiana da Attilio Scarpellini e Daria Deflorian, nel novembre 2014 a Roma), tra un uomo e una donna, per un teatro che difficilmente potrà deluderci.
Da giovedì a sabato.
Consigliatissimo e, visto che ci siete, (ri)leggetevi il gustoso questionazzo rilasciatoci dalla bella coppia d’arte.

Giovedì e basta –  Grillo contro sé stesso a Livorno

Comizio o spettacolo? La domanda non è retorica o ingiustificata, come può, anzi: poteva, accadere in altri tempi, circostanze, situazioni. Il punto è che Beppe Grillo da Genova è sia un comico (e, in quanto tale, teatrante) sia un politico a tutti gli effetti, al di là della sua teoricissima posizione “laterale” rispetto a quel Movimento 5 Stelle che sembrerebbe apparecchiarsi a governare l’Italia. Di certo, governa già, non senza fatica (provate a chiederlo a Filippo Nogarin), la città di Livorno, dove il comico e lider maximo dei pentastellati porterà, giovedì sera in data unica al Teatro Goldoni, il suo insinuante Grillo vs Grillo, che proprio sulla peculiare dicotomia comico/politico gioca gran parte della sua partita. Ci piacerebbe molto parlarvene, come chi scrive ha più volte fatto in passato, ma… pur essendo teatro (o giù di lì), l’entourage grillesco sembrerebbe indifferente alle richieste della cronaca come della critica. Che sia tutta democrazia dal basso? In ogni caso, non disperate: ci proviamo.
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Da mercoledì a domenica –  Immigrazione a Firenze e democrazia americana a Prato

Si resta comunque dalle parti dell’attualità socio-politica con le quattro ulteriori repliche di Alpenstock, al Teatro di Rifredi (Firenze): come detto nella scorsa puntata dei consigliazzi, si tratta di un testo firmato dal francese Rémi De Vos, messo in scena da Angelo Savelli che dirige un bel tris d’interpreti composto da Ciro Masella, Fulvio Cauteruccio e Antonella Questa (curatrice della traduzione); la nuova xenofobia (con le elezioni francesi appena disputate!) vista con lo sguardo di uno dei più interessanti drammaturghi contemporanei europei.

E ancora di politica e società, almeno come punto di partenza, si occuperà il nuovissimo Democracy in America, ultimo lavoro di Romeo Castellucci e della prestigiosa Societas Raffaello Sanzio (ora solo Societas, ma non è chiarissimo) ispirato a uno dei più importanti autori francesi dell’Ottocento, vale a dire Alexis de Tocqueville; non è, come avrebbe voluto la parte più cretina di noi, una risposta al controversissimo album “postumo” dei Guns’n’Roses Chinese Democracy.
Difficile (o forse no) immaginare cosa aspettarsi dalla serie di repliche pratesi (Teatro Metastasio, da giovedìdomenica), ma faremo di tutto per vedere e raccontarvene. Per amor di cronaca riportiamo di seguito la parte finale delle note di regia pervenuteci: “Politica, e, recisa in profondità la radice greca, in ciò che viene prima della Nascita del Teatro, in quell’attimo d’indeterminazione in cui i piedi nudi calpestano ancora le ceneri tiepide della Festa ormai abbandonata dagli Dei, ma non vedono ancora l’inizio della Tragedia, creata dall’Uomo. Un’opera che rintraccia una celebrazione dimenticata, un rito ancora senza nome, in cui il Teatro rinnovi la sua funzione primaria: l’essere il necessario e oscuro doppio dell’agone politico e delle forme delle società della razza umana“. Chissà.

Buon teatro e buona settimana.