ARCHIVIO SPETTACOLI
Falstaff o l’educazione del Principe, Teatro Popolare d’Arte (2018)
Titolo: Falstaff o l’educazione del Principe
Liberamente ispirato a William Shakespeare, Arrigo Boito e Giuseppe Verdi
progetto drammaturgico e regia Gianfranco Pedullà
musiche Jonathan Faralli
cori Edy Bodecchi
luci Gianni Pollini e Marco Falai
scene Claudio Pini e Gianfranco Pedullà
costumi AlessandraJane
foto di scena Alessandro Botticelli
con Veio Torcigliani, Marco Natalucci, Rosanna Gentili, Gianfranco Quero, Gaia Nanni, Roberto Caccavo, Marilena Manfredi, Matteo Zoppi, Fausto Berti, Eleonora La Pegna
Organizzazione Ilaria Baldo, Gabriele Bonafoni, Andrea Pontevivo
Questa nostra versione della commedia shakespeariana si è quasi naturalmente incrociata con l’opera lirica Falstaff di Giuseppe Verdi, ultima creazione del grande musicista italiano rappresentata per la prima volta alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893. Il nostro testo per molte parti è fondato sul libretto dell’opera verdiana scritto dal poeta/musicista Arrigo Boito (di fatto una riduzione lirica de Le allegre comari di Windsor di Shakespeare): ne è nato uno spettacolo teatrale molto musicale, pieno di ritmo e di coralità un grande gioco scenico completamente dedicato al pubblico, al piacere degli spettatori di incontrare il grande personaggio Falstaff e la sua banda di abitanti notturni dell’Osteria della Giarrettiera dove il nostro eroe, di fatto, vive e compie le sue imprese. A fronte di questa tensione leggera il testo si nutre di alcuni frammenti dell’Enrico IV di Shakespeare, dove vediamo Falstaff impegnato ad educare il Principe di Galles nel suo mondo dell’Osteria della Giarrettiera per poi essere da lui violentemente ripudiato al momento dell’ascesa al trono d’Inghilterra. Il grande poeta inglese guardava con ironia e affetto alle debolezze ed alle ambizioni, alle improvvise ascese e rapide cadute degli uomini. Per questo la commedia shakespeariana non è mai gratuita, ma sempre piena di umanità capace di narrare con ironia e pietà le vicende umane.
Importante la scelta di un linguaggio sempre al limite del comico, della burla, del grottesco, della maschera attorale e scenica. In questa ricerca di forme teatrali non borghesi è continuo il confronto con il melodramma in virtù di un grande gioco corale degli attori (che qui ringrazio), ai ritmi di scena, al vivere grottesco di Falstaff, vero campione di umanità. […] Questo nostro FALSTAFF rappresenta un tassello importante della nostra ricerca di una commedia dell’arte contemporanea.
Gianfranco Pedullà