Altra settimana intensa: continuiamo a veder spettacoli, a volte belli, altre meno belli, e nell’interrogarci sul senso di quello cui assistiamo, così come sul nostro assistervi. Va da sé che non se ne vien fuori, ma, di certo, restiamo sempre, puntualmente allibiti dinanzi alla pletora di comunicati, promozioni, messaggi in cui operatori teatrali e spazi scenici rivendicano felici il successo delle proprie iniziative. Ma dove? Ma quando? Dove sarebbe questo bel mondo, riflessivo e affamato di cultura? Di certo, come testimonia (almeno) la parte lucchese di questa rubrica, se i nomi sui cartelloni son “famosi”, la gente accorre: ma è questa, davvero, la strada giusta? La risposta ce l’avremmo, ma la teniamo per noi.
Ne riparliamo a maggio, suvvia. Intanto, andiamo a teatro.
Lucca e provincia – Arbitri, parenti e celebrità (im-morali)
La sette giorni lucchesiana inizia di martedì in provincia: a Camaiore (Teatro dell’Olivo), il titolo recita Nessuna pietà per l’arbitro, testo di Emanuele Aldovrandi (lo ricordiamo per Il generale, bel lavoro portato in scena da Ciro Masella). Si tratterebbe di «una parabola teatrale contemporanea in cui una tipica famiglia italiana degli anni Duemila, un’ipotetica microsocietà, gioca a basket e nel frattempo s’interroga sul senso delle leggi e sui valori che regolano le proprie scelte». E ancora: «A cosa servono le leggi? I principi dei padri della nostra Costituzione sono ancora validi? E noi potremmo scriverne di nuovi e di migliori? La famiglia in scena, in assenza di un’immagine condivisa di futuro da consegnare ai posteri, si “suicida” in un’abbondanza di conquiste personali. Ed è proprio l’arbitro, rappresentante della legge, a pagarne le spese». Premesse interessanti: vorremmo andare.
Stessa sera, a Bagni di Lucca (Teatro Accademico), il buon vecchio Lello Arena arriva con Parenti serpenti: testo di Carmine Amoroso, regia dell’esperto Luciano Melchionna, titolo che rimanda al celebre film di Monicelli. È abbastanza difficile che questo tipo di operazione vada in porto (pensiamo a Il grande dittatore traslato in scena da Venturiello, ma pure al ben più pretenzioso Qualcuno volò sul nido del cuculo realizzato da Alessandro Gassman e opportunamente demolito dal nostro Paolini), ma c’è da dire che l’ex comico del trio La Smorfia resta sempre attore apprezzabile e profondamente onesto. Non è poco.
Nessuna sovrapposizione di programma, per una volta, a Pietrasanta: sulle tavole del Comunale, una consistente parte di pubblico femminile sospirerà al cospetto di Stefano Accorsi e del suo (in cooperazione con Marco Baliani) Giocando con Orlando. Locandina altisonante (le scene son di Mimmo Paladino, qualsiasi cosa se ne voglia pensare), per l’ennesimo capitolo di una collaborazione protratta negli anni, attraverso capisaldi della letteratura italiana (il Decameron boccacciano di cui parlammo su questi schermi anni fa). Chi scrive, malato di cinismo e irriconoscenza, non può che ammettere di considerare l’iconico «Tu gust is megl che uan» alla stregua di episodio apicale delle qualità del bell’Accorsi: siamo condannati a essere minoritari, e incattiviti.
La settimana “dei famosi” prosegue poi, venerdì sera, ad Altopascio (Teatro Puccini): sulle tavole dove, pochi giorni addietro, è andato in scena l’interessante Il controllore degli Omini (ne parleremo quanto prima), ecco pergiungere il buon (si fa per dire) Luca Barbareschi: il “suo” Eliseo è tra i produttori di Il penitente, testo di David Mamet, cast che comprende, oltre al suddetto pure accreditato come traduttore e regista, Massimo Reale e Duccio Camerini. Allestimento senz’altro ricco (ne dubitavate): farà il pienone, e tant’è.
Da venerdì a domenica, tris di repliche pure per altri due volti assai noti del nostro mondo dello spettacolo: Piccoli crimini coniugali, al terzo anno di tournée, arriva al Giglio di Lucca, che riabbraccia Michele Placido (attore e regista) affiancato da Anna Bonaiuto. Il testo è di Eric-Emmanuel Schmitt, per una locandina che non mancherà di attrarre il gentile pubblico di una piazza di provincia, ancorché importante. Poche sorprese, però.
In questo senso, assai più interessante è la proposta dello Scompiglio, a Vorno: tra sabato (ore 19.30) e domenica (18), il bando Della morte e del morire offre il lavoro della DOT504 Dance Company di Jozef Fruček e Linda Kapetanea, titolo You are not the one who shall live long. «Ci si chiede di spiegare Di indicare un obiettivo, affermare un intento, dare un’idea. Ma niente. Tutto nasce dal niente. E non c’è niente da spiegare. Tranne accettare il fatto che Ciò che facciamo Ciò che esiste Ciò che siamo È un flusso che cambia continuamente. Ciò che facciamo non siamo noi Arriva a noi Uscendo da un posto qualunque, da nessuna parte Nessuno sa cos’è. Che cos’è?» Tanto basta per farci augurare che un arlecchino voglia fare un salto. E così anche voi.
Chiusura serale, la domenica, a Barga (Teatro dei Differenti): last but not least, ecco Laura Morante (anche per lei conserviamo un ricordo cinematografico giovanile, a nostro avviso insuperato nella comunque assai positiva carriera successiva) con Brividi immorali, lavoro tratto da una serie di scritti inediti della stessa artista, accompagnata in scena dalla brava collega, nonché figlia, Eugenia Costantini (poi la finiamo: indimenticabile, nella serie tv italiana Boris). Non dubitiamo che il pubblico della Mediavalle accorrerà.
Pisa e provincia – (U)Burlesque, fascisti e scortecate
Inizia solamente venerdì la pur ricchissima programmazione pisana, con la sovrapposizione di ben quattro spettacoli in diversi teatri della provincia.
Cominciamo con il Teatro dei Coraggiosi di Pomarance, dove Michela Murgia porta il monologo Istruzioni per diventare fascista. «Manipolando gli strumenti democratici si può rendere fascista per anni un intero paese senza mai evocarla la parola “fascismo”, facendo in modo che il linguaggio fascista sia accettato socialmente in tutti i discorsi e adatto a tutti i temi.» Tristemente attuale, auspichiamo che uno spettacolo di questo tipo susciti l’interesse di un ampio pubblico, e permetta di sviluppare doverose riflessioni.
Contemporaneamente, a San Miniato (Teatrino dei Fondi), si può assistere a Ubu re, Ubu chi?, riproposizione del noto testo drammaturgico di Alfred Jarry ad opera di Simone Martini, accompagnato sulla scena da Luca Avagliano e Alessio Martinoli. La geniale drammaturgia, portata in scena per la prima volta nel 1896, non perde ad oggi la sua travolgente forza, come attestano le molte interpretazioni compiute negli ultimi anni (ne abbiamo sguardazzate per voi almeno un paio, qui e qui).
Di altro tenore le performance cui potrete assistere a Lari e Bientina, all’insegna della leggerezza e del divertimento.
Al Teatro comunale di Lari il vaudeville Il gatto in tasca, commedia brillantissima in tre atti di Georges Feydeau (originariamente intitolata Chat en poche). Un susseguirsi di equivoci che si estinguono in un liberatorio lietofine.
Al Teatro delle Sfide, sia venerdì che sabato troviamo invece Lezioni di Burlesque – The secret show
«“L’unica regola è che non ci sono regole”. L’arte del Burlesque è tutta qui, in questo assioma sgusciante. Difficile spiegarla, teorizzarla, eleggerla a stile codificato o a “genere” preciso. Nel gioco erotico dello svelamento dei corpi femminili che il Burlesque continua a portare in scena, può esserci davvero tutto e il suo contrario: il gusto del grottesco e l’estrema raffinatezza, la parodia e la seduzione esplicita, l’ammiccamento pesante e una rarefatta leggerezza.»
Giulia di Quilio veste i panni delle dive del passato in un sensuale percorso alla ricerca della propria identità. Spettacolo sulla femminilità con regia e drammaturgia paradossalmente maschili (Francesco Branchetti e Valdo Gamberutti): non saremo noi a insinuare che vi sia un controsenso.
Ancora sabato, consigliamo vivamente La scortecata di Emma Dante a Pontedera. L’attrice e regista palermitana, tra le più autorevoli voci del teatro italiano degli ultimi anni, è stata citata più e più volte su questa testata: qui gli sguardazzi relativi a Odissea a/r, Acquasanta e Le sorelle Macaluso, solo alcuni dei moltissimi lavori indubbiamente degni di nota. In questo lavoro, i due attori Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola portano sulla scena una novella tratta da Lo cunto de li cunti, il Pentamerone seicentesco di Giovambattista Basile noto al grande pubblico per l’adattamento cinematografico del 2015. «In una scena vuota, due uomini, a cui sono affidati i ruoli femminili come nella tradizione del teatro settecentesco, drammatizzano la fiaba incarnando le due vecchie e il re. Basteranno due seggiulelle per fare il vascio, una porta per fare entra ed esci dalla catapecchia e un castello in miniatura per evocare il sogno». Un’opera certamente degna di esser vista, ci piacerebbe esserci, e così dovrebbe essere per voi.
Per chi voglia passare un sabato sera disteso e divertente c’è però anche la possibilità di fare un salto a La Città del Teatro, in quel di Cascina: in scena, Maria Cassi col suo rodatissimo Crepapelle, assolo in cui l’attrice (e operatrice: anima, assieme al marito chef Fabio Picchi, il Teatro del Sale a Firenze) indossa e toglie le maschere di vari personaggi che si aggirano per una Parigi tanto romantica quanto ridicola. «Maria Cassi dipinge un quadro esilarante della Ville Lumière, in cui ogni pennellata delinea il ritratto originale di una città che da sempre ammalia con il suo charme chi si trova a camminare per i suoi boulevard e che riserva stravaganti sorprese ad ogni angolo».
Oltreconfine & lirica – Dittici e focus
Ultimo appuntamento per la ricca stagione lirica del Teatro Verdi di Pisa: è l’anno dei dittici, evidentemente, e quello qua proposto è parecchio interessante. Si inizia con l’esecuzione in forma semiscenica di Edipo Re, ultima opera di Ruggero Leoncavallo, di cui quest’anno cade il centenario della morte. L’atto unico fu composto per il baritono pisano Titta Ruffo e verrà eseguito per la prima volta in questo teatro (che a lui dedica il ridotto): il ruolo del protagonista, in questo allestimento, sarà sostenuto da Giuseppe Altomare. Seguirà La voix humaine di Francis Poulenc, dal monologo di Jean Cocteau in cui si sono cimentate tutte le grandi attrici e cantanti (nella versione musicale). La protagonista è la solidissima Anna Caterina Antonacci, che seguirà le indicazioni registiche di Emma Dante: siamo trepidanti per questa chiusura di stagione col botto. Venerdì sera e domenica pomeriggio.
Sempre nel pisano, ma in provincia, andrà in scena un altro dittico: L’amante/Gianni Schicchi. Se sul titolo pucciniano (terzo elemento del Trittico) possiamo mettere la mano sul fuoco, poco sapremmo dirvi di L’amante di David Boldrini. Si parla di «un’opera moderna (quasi inedita), deliziosa e molto buffa (quasi una commedia francese in stile brillante), capace di toccare temi attualissimi e mai banali». Come dire: se la cantano e se la suonano. Se siete curiosi, l’appuntamento è per domenica pomeriggio al Teatro delle Sfide di Bientina (PI).
A Prato continua la tradizione dei focus e questa settimana il Teatro Magnolfi ospiterà la coppia Frosini/Timpano. Giovedì e venerdì la scena è tutta di Daniele Timpano per Aldo morto: titolo già di per sé geniale per affrontare il rapimento e omicidio di Moro da una prospettiva storica e personale allo stesso tempo. Sabato e domenica sarà in scena anche Elvira Frosini per Acqua di colonia, spettacolo in cui i due attori/autori portano in scena un discorso – tangente, ma sempre con urgenza – sul colonialismo italiano. Non storia, ma storiografia: luoghi comuni, rimozioni, scuse e alibi portati avanti per decenni, nel tentativo (riuscitissimo) di depotenziare, se non addirittura dimenticare, una delle pagine più spregevoli della storia italiana. Lo vedemmo in un’affollata serata pisana, qualche anno fa, e lo consigliamo con insistenza.
Come promesso, vi ricordiamo (per la sera di mercoledì 27) l’ultima replica di Madama Butterfly al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, che vi abbiamo già presentato la settimana scorsa. Direzione di Francesco Ivan Ciampa, regia di Fabio Cerasa.
E anche questa settimana, vi abbiamo detto tutto. O quasi.
Fate voi.