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D’ottimismo e di lavoro, non solo a Cascina

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Io, che sono Arlecchino,
talvolta tengo poca fede alla nomea che m’accompagna.
Sono, sì, mentitor di professione, ma, al contempo, resto basito dinanzi alla mia propria ingenuità.
Gente di cultura, che legge (e persino scrive) libri, mi definirebbe naïf.

ottimismoMi soprende, e per questo mi ritengo un inguaribile ingenuo, l’ottimismo di certi osservatori teatrali, quasi colleghi, benché colleghi io non possa dir d’averne.
Càpita, infatti, di leggerne mirabolanti ed entusiastiche raffigurazioni, come se il nostro paese fosse in tal senso se non il migliore dei possibili o, comunque, fosse avviato a diventarlo: quasi questa fosse un’opzione realistica. Basisco a legger certe cose, e sorrido, quasi col sospetto che ci sia qualche raggiro dietro, io che di raggiri vivo, ma tant’è.

Non di ottimismi, però, volevo dire, oggi, ma di teatri, intesi come spazi.
Spazi di lavoro, oltreché di (auspicabile) crescita, diletto, progresso o spreco, nel più alto senso del termine, di tempo.

La Città del Teatro, Cascina (PI)Avviene a Cascina, nella zona di competenza dei qui presenti arlecchin fuggiaschi, qualcosa di strano:
un teatro in deficit (80 o 90.000€, comunque troppi per le nostre tasche, un niente rispetto ad altri ordini di grandezza), tra i più attivi e importanti in una zona di grande vivacità culturale per quel che concerne la scena.
L’ammanco di danari minaccerebbe la possibilità di programmare in tempi utili la stagione prossima ventura, con tutto quel che ne conseguirebbe, imponendo, quindi, drastici cambiamenti.
Tali cambiamenti consisterebbero in praticissimi tagli (leggasi licenziamenti) a danno dei lavoratori del teatro che, logicamente, si sono mossi in difesa del proprio posto. In primo luogo, proponendo un tavolo di confronto per studiare alternative praticabili.
Risposta negativa. O tagli o tagli.
L'importante è non cadere dal palco, Paolo RossiEcco, quindi, a un confronto serrato, duro, com’è normale che sia in certi casi.
I lavoratori hanno scioperato, costringendo l’annullamento d’uno spettacolo (quello di Paolo Rossi, sabato scorso, con il probabile aggravio di una penale a carico del teatro), mettendo in campo strategie sindacali per opporsi a decisioni unilaterali.

La reazione è puntualmente arrivata: il sindaco di Cascina ha rilasciato un’intervista a dir poco brunettiana (ricordate l’offensiva di qualche anno fa condotta dall’allora Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione contro gli impiegati pubblici e, in genere, i suoi stessi dipendenti?) con, forse non troppo meditate, recriminazioni nei confronti dei dipendenti “privilegiati”, accusati di essere profittatori egoisti, parassiti e di essere loro la causa del possibile (speriamo di no) tracollo di Fondazione Sipario Toscana. Senza neppure provare a leggere la situazione in un’ottica più complessa.
La strategia pare ovvia: cavalcare l’onda “antistatalista”, orientando l’opinione pubblica contro lavoratori che difendono il proprio posto; operazione ancor più semplice in tempi assai grami per tutti, e in cui avere un impiego corrisponderebbe, secondo la percezione diffusa, a un incredibile privilegio.

Cascina, Sindaco Alessio AntonelliCerto, probabile che i lavoratori della Città del Teatro possano aver commesse ingenuità nel gestire il confronto e nel comunicare all’esterno, ma è cosa accertata come, tra i dipendenti precari dello spazio, siano già iniziate a circolare proposte ricattatorie, come promesse di “stabilizzazione” legate, velatamente, alla condotta da tenere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Roba al cui confronto io, che sono Arlecchino, truffaldino per gioia, ladruncolo per sottrazione, perdo pezze colorate a diventar quasi mio fratello Pulcinella.

E dire che il lavoro, io, che sono Arlecchino, lo disprezzo assai: non col ghigno volgarotto del padronato parvenu, nel disprezzo di qualsiasi povertà, bensì con un’aristocratica e altrettanto sprovveduta, popolana, incoscienza, coltivando comiche utopie d’alberi della cuccagna perennemente carichi di delizie d’ogni tipo.

Intanto, aspettiamo di vedere cosa accadrà a Cascina, domani sera e nei prossimi giorni.
Di certo, una cosa la so, io che sono Arlecchino: i buchi nelle aziende li fanno i dirigenti, mai i lavoratori.
Un saluto agli ottimisti.

l'Arlecchino
È un semplicione balordo, un servitore furfante, sempre allegro. Ma guarda che cosa si nasconde dietro la maschera! Un mago potente, un incantatore, uno stregone. Di più: egli è il rappresentante delle forze infernali.

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