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Novecento, paradigma dell’uomo moderno

Sguardazzo/recensione di "Reading Novecento"

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Cosa: Reading Novecento
Chi: Ciro Masella
Dove: Firenze, Grand Hotel Adriatico
Quando: 12/03/2015
Per quanto: 120 minuti

Dalla nota trasposizione cinematografica di Giuseppe Tornatore alla fumettistica interpretazione disneyana (i più assidui lettori di Topolino ricorderanno, in un albo del 2008, La vera storia di Novecento), ancora una volta il folle pianista baricchiano, riportato alla sua forma originale di monologo, sa emozionare.

Per utilizzare un’espressione prossima al patetismo, scocca quella scintilla emotiva che, talvolta, riesce a infiammare silenziosamente lo spettatore, far sì che rimanga con il fiato sospeso e lo sguardo fisso su quell’unico corpo recitante − Ciro Masella − che, dietro un leggio, ora fa semplicemente uso della voce (sfoggiando un affascinante ventriloquismo che di tanto in tanto strappa una risata) e della mimica facciale, ora muove qualche passo di danza, ondeggiando come sul ponte del Virginian.

Nel ristrettissimo pubblico − ci troviamo nella sala di un hotel, atmosfera priva del fascino di un teatro ma, forse per lo spazio relativamente modesto, abbastanza intima − alcuni sorridono, altri annuiscono, ripetono le battute (i cari lettori saccenti), altri ancora, affascinati, nei punti di maggior intensità trattengono le lacrime. Quel che è sicuro è che, grazie a una sapiente lettura, lo spettatore si lascia trasportare al punto che l’immaginazione non può che dipingere vividi scenari mentali.

Reading Novecento, Ciro Masella, 2014 (ph. Lorenzo Chiarabini)Certo, al termine della lettura ci si sente davvero allucinati, ma questo accade sempre alla conclusione di ogni grande libro, quando l’universo d’inchiostro si staglia nella mente vivido e reale (ogni appassionato lettore ha sperimentato un’emozione del genere) per poi, in un istante, crollare, lasciando uno strano senso di opaca nostalgia.
Masella ci regala un’interpretazione personale del monologo, che non può non affascinare lo spettatore, piena com’è della sua consueta verve.

Il finale è l’esito a cui nessun uomo moderno può sfuggire; protetto nel suo piccolo mondo ben classificabile, ben misurabile, entro 88 tasti dalla perfetta bicromia, Danny Boodman T. D. Lemon Novecento rappresenta forse il dramma più tipico del XX secolo, affrontato da letterati e compositori: l’improvvisa consapevolezza della mancanza di senso, la sensazione di intima piccolezza di fronte a un universo nella cui immensità non si ritrova alcuna entità benevola o provvidenzialistica, ma soltanto un’immensa solitudine caotica. E a molti di noi si inumidiscono gli occhi mentre il pianista racconta, con ingenua disperazione, di aver dissolto i propri desideri, cristallizzati in istanti perfetti. Ed ecco che FRAN! il quadro cade, e non perché vi sia un motivo. 

L’intima dissonanza, che è alla base della letteratura del Novecento, è ancor più visibile  nella vicenda a tratti ironica (basti pensare alla figura scontrosa e altezzosa di Jelly Roll Morton, “l’inventore del jazz”, sfidato e battuto dal protagonista) e profondamente drammatica  di Novecento.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... Un intervallo sarebbe... squisitamente dissonante

Locandina dello spettacolo



Titolo: Reading Novecento

da Novecento di Alessandro Baricco
di e con Ciro Masella


Ci sono storie che, pur parlando di altre vite, di uomini e donne di altri tempi e altri luoghi -spesso immaginari gli uni e gli altri- ci raccontano di noi, del nostro tempo, ci parlano al cuore e alla testa, ci svelano e ci rivelano; storie che ci entrano sotto la pelle e nelle pieghe dell’anima. Quella di Novecento, il più grane pianista che abbia mai solcato l’oceano, è senza dubbio una di queste. Una delle più belle storie mai raccontate. Intensa, commovente, divertente e assurda… come la vita. La storia di una grande e bizzarra amicizia, la storia di un fallimento e di una vittoria… la storia di ciascuno di noi, a vederla bene… Un uomo ci racconta e si racconta… e quella storia semplice e complicata, assurda ma bella… come la vita… diventa la nostra. Ciro Masella torna a cimentarsi con uno dei testi più belli e affascinanti degli ultimi anni, il Novecento di Alessandro Baricco, già portato in scena con successo da “mostri sacri” come Arnoldo Foà e attori magnifici del calibro di Eugenio Allegri, al cinema nel bel film di Tornatore, La leggenda del pianista sull’oceano, tradotto in decine e decine di lingue nel mondo e ristampato innumerevoli volte. Il libro che ha forse regalato la maggiore notorietà al suo autore, che lo ha reso celebre e amatissimo in mezzo mondo, dopo una serie di letture pubbliche, affollate e apprezzatissime, torna a prendere in prestito la voce di Masella per raccontarci una storia indimenticabile, per condurci in un viaggio spettacolare e divertente, misterioso e dolce. Ancora una volta, la suggestione di un racconto, il fascino dell’oralità, la grande potenza di una storia prenderanno possesso di uno spazio per animarlo di personaggi, luoghi, suoni, immagini e paesaggi. Una voce e una storia. L’occasione di immergersi nella pagine di Baricco e di lasciarsi cullare dalle parole; aprire il cuore e la mente e farsi trasportare in mezzo al mare, a volte calmo a volte in tempesta, a bordo di una nave grande e maestosa, in compagnia di un equipaggio bizzarro e a tratti esilarante, ad ascoltare il jazz e «la musica che prima non c’era e dopo non ci sarà mai più» suonata dal più grande pianista che abbia mai solcato l’oceano, quello che ebbe il coraggio di suonare la propria vita come sulla tastiera di un pianoforte, in un’unica infinita nota, ma che da quella nave non scese…mai.

Sara Casini
Sedicente studentessa universitaria, apparentemente giovane: nella realtà ha almeno il doppio degli anni e il triplo della malvagità dimostrate dagli occhioni azzurri e il sorriso inoffensivo.