«Egli portava la marionetta come una maschera totale, che lo ricopriva completamente; altrimenti detto, si nascondeva nella maschera, dentro la marionetta, e danzava dentro e insieme a lei, eseguendo il gioco di movimento con la maschera e nella maschera». Se non fosse impossibile potremmo dire che queste parole di Lothar Schreyer (1886 – 1966 artista, scrittore e primo docente di scenotecnica presso la scuola d’arte Bauhaus) sembrano descrivere pienamente il lavoro che Mimmo Cuticchio realizza in scena con la sua marionetta, accompagnando, seguendo e anticipando i gesti del danzatore Virgilio Sieni. Schreyer non ha visto Nudità, nuovo spettacolo di teatro di figura e danza firmato dai due artisti, ma è come se ne avesse predetto i passi, le coreografie, i movimenti.
La scatola nera accoglie in prima istanza il rumore di piedi meccanici, accompagnati da lievi fruscii: la nuda marionetta fa il suo ingresso in scena seguita da Sieni, di blu vestito, che scivola lentamente sul tappeto danza. Il gesto del danzatore è frammentato, spezzato, cadenza ogni singolo movimento; come lui, la marionetta al suo fianco: non si comprende chi guidi la scena, ognuno influenza l’altro in una sequenza di rimandi reciproci. Gradualmente, una musica accompagna questo passo a due che, per chi osserva, diviene presto coreografia a tre. Cuticchio non è solo manovratore, è anch’esso corpo danzante sulla scena, che guida la propria marionetta ora verso Sieni ora verso il proscenio. La marionetta di Cuticchio non è quell’essere completo tanto declamato da Heinrich von Kleist nel saggio Il teatro delle marionette (1810): è imperfetta come l’uomo, ne sperimenta il corpo, lo comprende e lo ascolta in ogni suo passo incerto; al suo fianco fa la stessa cosa l’uomo, danzatore che collauda ogni vertebra, ogni possibilità delle proprie braccia e gambe.
Nudità ha una drammaturgia scenica che presenta alcuni punti fissi, il resto è dato all’improvvisazione dei tre singolari danzatori danzatori (Sieni, Cuticchio e la marionetta): una specie di canovaccio regge l’intera performance su cui gli artisti vanno a ricamare un’arte all’improvvisa della danza e del teatro di figura. Ora la marionetta sembra sorreggere la gamba di Sieni, ora il danzatore fiorentino si appoggia sulla spalla di Cuticchio: finché, stremati, non iniziano un lavoro a terra, in cui la poesia del gesto diventa drammaturgia.
Cuticchio lascia nelle mani di Sieni la propria marionetta ed esce di scena; un forte rumore di metallo introduce un nuovo personaggio: un pupo. È Orlando, paladino di Francia, che rivela la sua vera essenza spogliandosi dell’armatura (come quando getta le armi pazzo d’amore) che, pezzo dopo pezzo, Sieni adagia intorno al palcoscenico. Ed ecco far capolino la parola, scandita nel cuntu di Cuticchio che, battendo il piede a terra conferendo maggiore ritmo alla storia, narra di un naufragio. È davanti alla sciagura che qualsiasi essere svela le proprie fragilità, le debolezze e così, anche con la parola sofferta e dolorosa, si rivelano corpi deboli spogliati delle armi, delle coperture sociali, delle quotidiane sovrastrutture, rivelandosi nella loro più intima nudità.
Nudità è il viaggio di tre personaggi alla scoperta della propria esistenza: dalla meccanica della marionetta al gesto frammentato del danzatore, dalla ricerca della gravità all’essenza del baricentro, dallo scheletro all’anima. Convinti applausi al teatro Camploy per la poesia del gesto di una marionetta, di un oprante e di un danzatore.