Al Teatro del Giglio si apre il Lucca Teatro Festival con Il grande viaggio, primo appuntamento della ricca rassegna che durerà sino a domenica 29 marzo. Lo spettacolo di Alessandro Serra intesse una narrazione lineare, ma densa, sul tema della migrazione: l’universo di riferimenti è quello degli italiani che, a cavallo tra Ottocento e Novecento, salparono per tentare fortuna in America. Giovanni, il protagonista, va negli Stati Uniti alla ricerca di un lavoro e del farmaco (dal nome complicatissimo) che potrebbe salvare la moglie, rimasta in patria e colpita da una grave malattia.
Si vedono molti personaggi, ma se ne percepiscono ancora di più: ci sorprende quando, alla fine, scopriamo che sono soltanto quattro gli attori. Con semplici espedienti, aggiunti a una indiscutibile versatilità, gli interpreti cambiano di carattere in un batter d’occhio: è così che il facchino capo – protagonista della prima scena – solo togliendo i baffi finti e mettendo un papillon si trasforma in Giovanni. Il turbinio di figure è accompagnato ora da musiche dolci e lente o, nei casi più felici, da una più allegra colonna sonora punteggiata da rumori fumettistici, a evidenziare gesti particolarmente esuberanti. La narrazione abbandona, in parte, il filone sul “viaggio della speranza”, virando verso personaggi e situazioni di tipo fantastico: con l’arrivo dello scienziato alla ricerca del laboratorio vagante, l’atmosfera ricorda certe animazioni di Myazaki. Il ricercatore pazzo (Simona Di Maio) è il personaggio che più resta impresso: la parrucca grigia, piena di borotalco, conferisce un’aura soprannaturale ai movimenti secchi e scombussolati. Accento tedesco, strani orologi, occhiali: sarà lui a fornire l’agognata medicina a Giovanni.
La messinscena alterna il tono buffo a quello serio, prevalente quando si vuol riflettere sul viaggio dei migranti o sulle loro sfortune. Neanche a dirlo, i bambini preferiscono il primo, accompagnato da momenti di esilarante clownerie: non possiamo dar torto ai piccoli spettatori. Il grande punto di forza dell’allestimento è, infatti, la capacità di evocare un mondo lontano nel tempo o nella mente del suo creatore. Tecnicamente inattaccabile sotto ogni punto di vista: recitazione, scene, luci e musica sono di altissimo livello. Unica pecca, a volerla trovare: a volte dimentica di essere uno spettacolo per bambini di 5 anni e perde un poco il contatto con il suo pubblico.