Ci siamo divertiti non poco ad assistere, durante il quarto giorno del Lucca Teatro Festival, all’esilarante sConcerto della DisturBanda, gruppo comico-musicale lucchese dai tratti demenziali, nonostante i quali non scade nella volgarità né nella banalità. Forse si dovrebbe ricordare che il successo di questo gruppo è legato – almeno in parte – alla partecipazione al programma televisivo Italia’s got talent, e che questi artisti si rifanno a un tipo di comicità cabarettistica da “piccolo schermo”.
Frastornati dal ritornello che si ripete mentre il pubblico prende posto, assistiamo a una performance che diverte grandi e piccini: citazioni della musica di matrice più colta (Bach, Mozart, Rossini, Verdi, autori sinfonici e operistici che pure i bambini possono facilmente riconoscere) accostate a jazz e, addirittura, colonne sonore cinematografiche (la celebre sigla di Star Wars), il tutto accompagnato da ritmi latini travolgenti.
Il concerto si inserisce in una cornice finzionale semplice e demenziale (prendete il termine in senso buono, un po’ di leggerezza a teatro non fa mai male): un clarinettista (Lorenzo del Pecchia), che attende ospiti di fama internazionale, riceve una telefonata pochi istanti prima del concerto; i musicisti non potranno arrivare ed è necessario, dunque, trovare qualcuno capace di intrattenere il pubblico. Ecco che, arrivando di corsa dalla platea, entrano in scena i membri della DisturBanda. Il clarinettista suonerà dunque assieme a ottoni talentuosi ma indisciplinati, e il conflitto strappa ovviamente qualche risata.
Uscendo per un istante dalla finzione scenica, dalla percezione di uno spettacolo leggero e divertente – si capisce bene che sia inserito nell’ambito di un festival di teatro per ragazzi – è d’obbligo notare l’abilità dei musicisti, capaci di spaziare nei più diversi ambiti musicali senza perdere l’armonia complessiva. Ad accompagnarli ospiti d’eccezione (impersonati a turno dai singoli musicisti), uno per sonata o brano operistico, come il tenore asiatico Chian Ti (si noti la criptata citazione enologica), troppo ubriaco per poter dar voce al brindisi di La traviata: comicità pure spicciola che, tuttavia, diverte, proprio perché inserita nel giusto quadro e supportata dalla valida prestazione musicale.
Non molto altro da dire: questo tipo di performance non ha altre pretese se non divertire attraverso la passione per la musica, mescendo capacità tecniche, abilità di improvvisazione e una comicità da cabaret. Potrà essere interessante, piuttosto, vedere le eventuali evoluzioni del progetto, quando si tratterà di non limitarsi alla sorridente parodia (cui va comunque il plauso), per tentare la via di una proposta “affermativa”. Esempi positivi non mancano, da Elio e le Storie Tese (per quanto differenti per genere) alla assai più simile Banda Osiris, esiti che auguriamo sia alla DisturBanda sia a noi presenti e futuri spettatori.