La seconda giornata del Lucca Teatro Festival si apre al Teatro del Giglio con La bicicletta rossa, della compagnia pugliese Principio Attivo Teatro, che coraggiosamente sceglie di trattare in uno spettacolo per bambini temi come la libertà, lo sfruttamento, il capitalismo malato, l’economia, l’emancipazione dei più deboli.
La vicenda è narrata da Marta, la fanciulla che, durante il corso degli eventi, deve ancora nascere. La madre, infatti, è incinta e con il resto della famiglia è dedita al confezionamento delle sorpresine per gli ovetti di cioccolato. La famiglia di Marta, come tutte le altre, lavora per Bancomat, il potente capitalista padrone di tutto sulla terra e, financo, nel cielo: per poter guardare le stelle bisogna pagargli una tassa.
Alto cilindro e mani ricurve, Bancomat appare solo come silhouette sul fondale della scenografia. L’ambiente domestico è accennato da pochi elementi: un paravento, un baule, un comò; la cornice di una porta, sulla sinistra, segna l’ingresso, usato dallo scagnozzo Ugo quando, per conto di Bancomat, irrompe in casa per pagare il lavoro (cinque soldi) e per ritirare i soldi dell’affitto (gli stessi cinque soldi). I guai iniziano proprio quando il padre usa una delle monete per la bicicletta rossa del figlio: gli vengono portate via le scarpe, come accade a tutti i debitori. Le conseguenze di questa sottrazione sono analizzate nel loro livello psicologico e sociale: a essere mostrate sono la frustrazione per la beffa e la vergogna nel farsi vedere scalzo.
Da qui l’idea: inserire dei messaggi nelle sorpresine degli ovetti per esortare tutti gli scalzi a manifestare. La protesta avviene fuori scena, ma ci è raccontata dalla radio: la cronaca del giornalista sembra far rivivere le rivoluzioni della Primavera araba del 2011, chiaro riferimento della drammaturgia di Valentina Diana. Proprio in piazza, tra le invocazioni di libertà e giustizia, nasce Marta.
La regia di Giuseppe Semeraro è riuscita a interessare e coinvolgere i bambini. Se, da una parte, sono usati i tipici trucchetti – lo scagnozzo che inciampa sempre a metà palco –, dall’altra riesce a comporre segmenti di grande suggestione, come le ombre proiettate sul fondale o la pioggia di bigliettini che fa da preludio alla rivolta. Considerando che i personaggi in scena non parlano mai, il talento nella gestione dell’elemento visivo è indubbia: tutto è linguaggio, la parola è riservata solo alle incursioni della voce off.