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FE15 – KK // I’m a Kommunist Kid
15/05/2015 19:00
prima nazionale
L’uomo che trova dolce la sua patria non è che un tenero principiante; colui per il quale ogni terra è come la propria è già un uomo forte; ma solo è perfetto colui per il quale tutto il mondo non è che un paese straniero.
Ugo da San Vittore
La vera essenza della cultura-karaoke sta nell’ostentazione di un io anonimo con l’aiuto dei giochi di simulazione. Alle persone oggi interessa più fuggire da se stesse che scoprire il loro autentico io. Nel frattempo l’io è diventato noioso e appartiene a un’altra cultura. La possibilità di trasformarsi, di subire metamorfosi e di teletrasportarsi in qualcos’altro o in qualcun altro è ben più interessante che scavare all’interno dell’io. La cultura del narcisismo si è tramutata in cultura-karaoke, oppure ne è semplicemente diventata la conseguenza.
Dubravka Ugresic
What does it mean to be an emigrant twice? Will I find the right place to live? Does it exist the right place? Artwork as experience of life: Life as art: Art as job?
La bellezza è condizionata dal proprio background storico, dalle proprie radici d’infanzia? In quali termini possiamo parlare di identità, appartenenza e radici, oggi, negli anni 10 del ventunesimo secolo? Cosa ci differenzia, se ci differenzia, dai secoli precedenti e dalla modernità? E in che misura possiamo giocare oggi con la nostra identità, entità ontologicamente complessa e frattale, farla dialogare col passato e con il futuro prossimo, reinventandola a nostro piacimento? Ci sono dei privilegi che ci permettono di farlo con più o meno libertà? Quali sono? Come cittadino europeo sono forse più libero rispetto a mio fratello? Qual è il legame tra cittadinanza, libertà e immaginazione?
Glen Çaçi, giovane coreografo italo-albanese, decide di affrontare queste e altre questioni attraversando da neo-cittadino europeo le sue radici albanesi insieme al fratello, anche lui emigrato in Europa negli anni ’90, da oltre sedici anni assente dall’Albania, ma tuttora in attesa della cittadinanza spagnola. Entrambi, da condizioni e punti di vista diversi, si confrontano in scena con i propri ricordi dell’Albania, un’Albania pre-globalizzazione vissuta durante l’infanzia e l’adolescenza; un’Albania che quindi per necessità re-inventano a livello mnemonico-immaginativo con il loro sguardo di oggi.
KK diventa così una riflessione politico-performativa sulla proprietà territoriale e sull’identità culturale, filtrata da un’ironia cruda e pungente; una traduzione coreografico-contemporanea dell’estetica di un’infanzia post-comunista.
coreografia e regia: Glen Çaçi
con: Glen Çaçi e Olger Çaçi
allestimento scenico in collaborazione con Andrea Saggiomo
ricerca teorica e assistente alla coreografia: Paola Stella Minni
produzione: MARCHE TEATRO – teatro di rilevante interesse culturale
coproduzione: Fabbrica Europa