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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Animali senza favola, S. Bertozzi/Nexus (2015)

    Titolo: Animali senza favola

    Concept  Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
    Ideazione e Coreografia  Simona Bertozzi
    Interpreti  Miriam Cinieri, Francesca Duranti, Lucia Guarino, Stefania Tansini, Simona Bertozzi
    Musica originale  Francesco Giomi
    Progetto luci e set spazio  Antonio Rinaldi
    Collaborazione teorico-compositiva  Enrico Pitozzi
    Costumi Micol Guizzardi
    Organizzazione  Federica Furlanis
    Ufficio stampa  Michele Pascarella
    Foto di scena Futura Tittaferrante
    Produzione Nexus 2014
    Con il contributo del Fondo per la Danza D’autore/Regione Emilia Romagna
    Con il sostegno di Emilia Romagna Teatro Fondazione
    Con la collaborazione del Comune di Bologna

    Note di regia: L’animalità e la sua pulsazione tra respiro e oblio, che sfugge al perimetro della narrazione, della favola, prende forma in questo lavoro con una scrittura coreografica che indaga le dinamiche relazionali e l’autogenerazione di una grammatica del gesto. Indagine già aperta, nella diversità delle rispettive declinazioni tematiche, negli ultimi lavori della compagnia.
    In Animali senza favola il diagramma della visione si sposta verso un immaginario in cui i corpi sono colti nella loro nudità luminescente e furibonda, lieve e inquieta, tesa e tattile al contempo.
    Sulla scena cinque presenze femminili, un quintetto-branco composto da figure marginali che, dalla porosità del tratto iniziale, acquisiscono spessore e si accendono nella ritualità del gesto o nel suo farsi costellazione complessa, abbondanza, discontinuità.
    Fiammate di chiarezza anatomica e di continue aperture al reale.
    Sono figure che sfuggono incessantemente alla chiusura del segno, che rinegoziano e rinnovano costantemente la necessità di incontro e di scambio. Femminilità scalpitanti tra assimilazione e trasformazione.
    Il branco balbetta e viene sfibrato dall’irruenza e dallo strappo delle singolarità.

    Simona Bertozzi

    C’è, in questo lavoro, qualcosa di primordiale – la furia incontenibile della zoe si manifesta nella sua piena lucentezza – che si stempera in mobilità viscerale e provvisoria, in un’attesa carica di futuro.
    È una quiete che chiede di restare in agguato: come un animale, percepire le più piccole variazioni della terra, cercare un appoggio sull’aria, abitare la densità della polvere, le variazioni infinitesimali di una cellula di suono; e ancora, essere sensibili alla minima variazione di luce, ai suoi bagliori.
    Stanno così questi corpi, come in attesa di tempo; animali senza favola, privi di narrazione, continuamente in divenire attraversano temperature e gradi di presenza in attesa del congedo finale che tarda ad arrivare, riassorbite nelle curvature della vita, nelle pieghe di un frammento d’esistenza.
    Forse la loro forza non è altro che questa: fragilità e potenza, figure femminili in reiterato concepimento.

    Enrico Pitozzi

    SGUARDAZZI/RECENSIONI