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IE15 – I canti, C. Morganti (2015)
24/06/2015 20:00 - 21:00
Una maratona, una corsa, una fuga. Una fuga dal convenzionale e dalle “maniere” sempre in agguato e forse da Campana stesso, che mentre leggi, come fiera, pare volerti sbranare. Poterlo guardare, anche solo un istante, con la coda dell’occhio volgendo un po’ la testa mentre fuggi… ma conviene guardare avanti e correre.
Senza strategie, soltanto ostinatamente contrario al “modo” dell’ Inarrivabile.
Un poeta disse: “chi scrive una poesia è come se la scrivesse per essere letta da una sola persona”.
Dunque “letta” e non “detta”, in un rapporto intimo ed estremamente privato.
Altra cosa son le liriche, che andrebbero piuttosto cantate e cantate in pubblico.
Dunque poesia non andrebbe “detta”.
Ma Campana è poeta e allora?
La perversione umana non conosce limiti.
Siamo usi “dire” la poesia senza neanche chiederci se sia legittimo o meno.
E dunque diciamola.
Ma i problemi che sorgono nel tentare quest’atto contro natura, si elevano maestosi e a tratti insormontabili.
Bisogna attraversare quell’inferno, stordirsi per poter sopportare quel peso: il voler fare di poesie (e prose poetiche) un lungo, ostinato canto lirico.
Perchè l’attore è colui che “dice”. Maleducatamente.
E chiede scusa al poeta.
C.M.