Le vacanze di Arlecchino cominciano all’alba, quando il primo sole lo tira giù dal suo giaciglio in cerca di qualcosa da metter sotto i denti, e finiscono di notte, quando torna a coricarsi dopo ore di stenti e privazioni, di scherzi e derisioni.
Perciò io, che sono Arlecchino, non sento alcun bisogno di prendermi altre vacanze. Ma siccome d’agosto l’uomo ha per abitudine di abbandonare tutte le attività della mente (in vero mi sembra che le lasci perdere tutto l’anno, ma d’agosto almeno ha una scusa buona), anch’io per un periodo mi terrò alla larga dai teatri e dalle locandine, dagli attori e dai registi, dalle maschere e dai camerini.
Sperando che nessuno si dimentichi di me, vi rimando a settembre quando «l’uva matura e il fico pende».
Buone vacanze, a chi se le può permettere, a chi non se le prende, a chi vorrebbe ma non può.
E, mi raccomando: non fate niente ch’io non farei. Ossia: fate quel che volete.