Fa’afafine: mi chiamo Alex e sono un dinosauro, testo e regia di Giuliano Scarpinato, ha fatto parlare di sé anche nella pacata cittadina di Lucca. La teoria gender accennata ai bambini, ed ecco che sorgono genitori contrariati: non sarà che ce li fanno diventare anormali? Perché si sa, basta uno spettacolo di cui si conoscono solo il titolo e un paio di notizie ricavate dalla rete, per trasformare i nostri normalissimi figli in pericolosi bambini arcobaleno. Ma mettiamo da parte la polemica (di cui peraltro abbiamo già parlato qui) e passiamo allo spettacolo.
L’opera non compie nessuna azione rivoluzionaria, semplicemente racconta la storia di Alex (Michele Degirolamo), un bambino le cui idee sul genere sono molto chiare: non si sente né bambino né bambina, proprio come i fa’afafine, che vivono felici nell’isola di Samoa, e vuole esser libero di essere sé stesso senza andare incontro a discriminazioni.
Sulla scena domina un bianco abbacinante, gli oggetti scenici riproducono puntualmente la camera di un bambino: un letto, un armadio, una sedia, delle astronavi apparentemente dipinte sulla parte più alta della parete e, sul proscenio, una sorta di scatola in cui sono riposti i giocattoli del piccolo Alex, bambole e peluche, ma anche la fotografia di una modella, i suoi migliori amici.
Alex è senz’altro bizzarro: ginocchiere, pantaloncini, strani cappelli e maschere, ma anche gonne e scarpe col tacco trafugate alla madre. Il bambino è assolutamente esuberante, ed è innamorato, un primo amore con tutti i crismi: e così si va dai tentativi di approccio ai bigliettini a cuore, arrivando alla fastidiosa ossessione tipica dei giovanissimi. L’inghippo: è infatuato di un altro bambino, il che fa scattare il pacatissimo dramma.
Alex dovrebbe andare a scuola, e invece si chiude a chiave in camera, i genitori lo rimproverano: non dovrebbe mai farlo (viene da chiedersi perché abbia la chiave). Tutto ciò che viene rappresentato è filtrato dagli occhi del bambino, ed ecco quindi che i genitori Susan e Rob (Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori) ci appaiono attraverso il buco della serratura (videoproiezioni molto efficaci a cura di Daniele Salaris), agitatissimi e preoccupati: d’altronde devono andare a lavoro, e invece tocca star dietro al figlio che continua a parlare per enigmi. Ad Alex la verità vien tirata fuori poco alla volta, faticosamente, da una madre quasi inverosimilmente paziente. Il protagonista vuole andare dall’amato Elliott e partire assieme a lui per un folle viaggio a Samoa, dove finalmente potrà vivere la propria identità di genere, ma anche la propria sessualità, senza sofferenze. Il viaggio avviene: il tempo si ferma e attraverso videoproiezioni allucinanti, quasi psichedeliche, siamo trasportati nella terra dei Fa’afafine, dove però Elliott non c’è, il ritorno alla realtà è violento.
Il tutto si conclude nel più pacifico e gioioso dei modi: dopo alcune trovate comiche (lo svenimento del padre) i genitori abbracciano totalmente la scelta del figlio, gli permettono di vestirsi come preferisce (unendo elementi tradizionalmente maschili e femminili) e a loro volta si vestono con abiti tradizionalmente appartenenti al genere opposto al proprio, così da dimostrare alla scuola (che rappresenta il principale luogo di riferimento di un bambino) quanto sono fieri del proprio figlio.
La risoluzione, catartica, è gioiosamente moralista: siamo tutti uguali, belli e buoni, le diversità ci rendono unici, e aggiungete pure frasi fatte quante ne volete.
Lo spettacolo rappresenta un bambino che parla ai bambini, e in questo senso ci sentiamo di consigliarlo vivamente ai giovanissimi, che possono solo imparare qualcosa, ai rispettivi genitori, ma anche ad adulti che vogliano passare una gradevole serata non troppo impegnativa.
Fa’afafine: il gender spiegato ai bambini
Sguardazzo/recensione di "Fa'afafine"
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Cosa: Fa'afafine
Chi: Michele Degirolamo
Dove: Lucca, Teatro San Girolamo
Quando: 28/04/2017
Per quanto: 60 minuti
VERDETTAZZO
Perché: Sì, oppure no
Se fosse... una bestia sarebbe... un gatto
Locandina dello spettacolo
Titolo: Fa'afafine
testo e regia Giuliano Scarpinato
con Michele Degirolamo
e in video Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori
visual media Daniele Salaris per Videostille progetto scenico Caterina Guia
luci Giovanna Bellini – illustrazioni Francesco Gallo per Videostille
Esiste una parola nella lingua di Samoa, che definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell’altro. Fa’afafine vengono chiamati: un vero e proprio terzo sesso cui la società non impone una scelta, e che gode di considerazione e rispetto. Alex non vive a Samoa, ma vorrebbe anche lui essere un “fa’afafine”; è un “gender creative child”, o semplicemente un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina. La sua stanza è un mondo senza confini che la geografia possa definire: ci sono il mare e le montagne, il sole e la luna, i pesci e gli uccelli, tutto insieme. Il suo letto è una zattera o un aereo, un castello o una navicella spaziale. Oggi per Alex è un giorno importante: ha deciso di dire ad Elliot che gli vuole bene, ma non come agli altri, in un modo speciale. Cosa indossare per incontrarlo? Il vestito da principessa o le scarpette da calcio? Occhiali da aviatore o collana a fiori? Alex ha sempre le idee chiare su ciò che vuole essere: i giorni pari è maschio e i dispari è femmina, dice. Ma oggi è diverso: è innamorato, per la prima volta, e sente che tutto questo non basta più. Oggi vorrebbe essere tutto insieme, come l’unicorno, l’ornitorinco, o i dinosauri. Fuori dalla stanza di Alex ci sono Susan e Rob, i suoi genitori. Lui non vuole farli entrare; ha paura che non capiscano, e probabilmente è vero, o almeno lo è stato, fino a questo momento. Nessuno ha spiegato a Susan e Rob come si fa con un bambino così speciale; hanno pensato che fosse un problema, hanno creduto di doverlo cambiare. Alex, Susan e Rob. Questo spettacolo è il racconto di un giorno nelle loro vite, un giorno che le cambierà tutte. Un giorno speciale in cui un bambino-bambina diventa il papà-mamma dei suoi genitori, e insegna loro a non avere paura. Quando Alex aprirà la porta, tutto sarà nuovo.