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M:DEA
19/07/2016 21:30
Volterra (PI), Teatro Romano;
con Vittoria Faro
Testaccio Lab
Medea si risveglia sulla riva del mare, lambita dalle onde della risacca, vittima del suo destino tragico. Condannata ora – e per l’eternità – a rivivere la sorte del suo personaggio: principessa ribelle e determinata che perde la sua terra per amore di Giasone, sposa affranta dal tradimento del suo uomo, esule scacciata dalla terra che l’aveva accolta, vittima della persecuzione del re Creonte e del suo malvagio disegno e, infine, madre macchiatasi del più mostruoso e orrendo delitto, il sacrificio dei suoi stessi figli. “E’ necessario che muoiano – dice in Euripide- e se così deve essere io li ucciderò, io che li ho messi al mondo” Medea compie in scena il Rito inseguendo la schizofrenia della memoria che procede per flash dissociati dalla cronologia esatta degli accadimenti, perché lo spettatore possa, più che assistere al
racconto, immedesimarsi nell’animo di Medea e assorbirne gli stati d’animo, rivivendo con lei il dramma fino alla catarsi finale. La “compensazione”, – quale funzione sociale del rito nel teatro così come nella tradizione popolare e tribale -, viene risolta in scena in chiave quasi violentemente contemporanea: in contrappunto infatti alla narrazione classica, sonorità, gestualità e movenze che attingono al linguaggio dell’arte elettronica più di avanguardia. Recuperando l’elemento del dionisiaco proprio delle cerimonie arcaiche, tribali e popolari, trasferendolo nell’artificio psichedelico, digitale e sintetico dei riti notturni delle nuove generazioni. Il valore simbolico e metaforico nell’attualità è evidente: la congiuntura di crisi dei valori tradizionali e lo scontro generazionale in atto pretendono un sacrificio,
la destrutturazione dell’eredità culturale e la sua rilettura scevra da pregiudizi ideologici quale necessario momento di catarsi per una rinascita del pensiero, quanto mai necessaria.