Talvolta io, che sono Arlecchino, mi reco in spazi non convenzionali per spettacoli teatrali, ma, ivi giunto, assisto a grandi performance che neppure le quattro ore no-stop di Lavia possono eguagliare.
Stavolta, la meta in questione si trova nel capoluogo toscano, precisamente in piazza del Mercato Nuovo: di giorno, adibita con mercatini e ambulanti di lampredotto; di sera, vuota loggia i cui gradoni si immolano a comode sedute per la degustazione del gelato di Venchi. Così descritta non vi dice nulla questa piazza, nèvvero? E allora, siccome oggi sono magnanimo, vi dico che è il sito più frequentato dai turisti in gita a Firenze, in quanto meta indiscussa per la carezza di buon auspicio al nasino della statua del porcellino.
Così, la sera del 1 febbraio, la piazza si popola di persone radunate intorno al suddetto monumento. Una moltitudine di donne, capo coperto e veste nera, percorrono le vie antistanti al piazzale con una luce votiva tra le mani. Pochi elementi scenografici, solo alcuni pannelli “brechtiani” con scritte di denuncia, portati in scena dalle attrici. Una veglia funebre, la cui regia potremmo attribuire alla sicula Emma Dante, tale è il pathos e la religiosità dell’evento. L’assenza di composizioni musicali genera ulteriore angoscia e inquietudine.
Lentamente, le performer si avvicinano al celebre cinghiale e lo omaggiano con il loro lume, adagiandolo proprio al capezzale dell’animale. Con voce ferma e convinta, a turno, le donne dichiarano i loro intenti: il loro pensiero corre ai molti cinghiali uccisi nel mondo, ahiloro, e soprattutto in Toscana, per divenire mero sugo per pappardelle.
Lo spettacolo è esilarante − per il tema, per il messaggio, così legato al vegan world tanto in voga − ma, mentre sto per trarre le mie personalissime conclusioni, cercando un giusto “se fosse” (come per ogni sguardazzo che si rispetti) e divorando il mio bel panino alla porchetta, mi sorprendo a leggere dal giornale del signore assiso accanto a me la sconvolgente notizia:
Firenze, la veglia funebre animalista. Donne in abito da lutto. Con ceri accesi, è il flash mob organizzato dalla campagna animalista Toscana Rosso Sangue intorno al Porcellino.
Ci resto male. Quindi: se fosse uno spettacolo sarebbe divertente, ma non lo è.