La critica teatrale vista dall’uomo-uccello

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Nella foto in evidenza: il St James Theatre su Broadway (246 W. 44th St.), attivo dagli anni Trenta del Novecento. La quasi totalità delle riprese di Birdman, capolavoro di Alejandro González Iñárritu, mostra gli interni del teatro: foyer, palcoscenico, camerini, spazi di servizio. La pellicola è stata girata tra l’aprile e il maggio del 2013.

Tra le poche sequenze ambientate fuori dal teatro (per la precisione in un bar adiacente), c’è quella in cui il protagonista Riggan Thomson (Michael Keaton), che sta cercando di ricostruirsi una credibilità artistica con una messinscena tratta da un lavoro di Raymond Carver, ha uno scontro con l’astiosa e temutissima Tabitha Dickinson (Lindsay Duncan), critico teatrale del New York Times la cui autorevolezza è tale da determinare le sorti di uno spettacolo (così la pellicola fa credere, e fa un certo effetto comparare questa considerazione, comunque non lontana dal vero, con la valenza residuale della critica teatrale delle nostre parti).
birdman-michael-keaton-lindsay-duncanPrima ancora del debutto, e senza conoscere alcunché della messinscena di Riggan, lei gli rivela che il suo pezzo sarà in ogni caso una feroce stroncatura: la sua posizione aprioristica è che l’attore, che deve il suo successo a una serie di blockbuster hollywoodiani, non abbia le doti per occupare un teatro di Broadway, e farebbe meglio a lasciare il posto a qualcuno con maggiore talento.
A questo punto Riggan, dapprima ossequioso e forzatamente amichevole, le strappa di mano il taccuino dove lei sta scrivendo una recensione ed esplode in un furibondo sfogo contro le sue gratuite maldicenze.

La scena merita di essere vista, ma ne trascriviamo comunque una nostra traduzione, a partire dai dialoghi originali, come invito alla visione, e alla riflessione:

RIGGAN THOMSON. Ma che cosa succede nella vita di una persona per spingerla a diventare un critico? [originale: What has to happen in a person’s life to become a critic anyway?]
Che stai scrivendo, un’altra recensione? È positiva? Lo è? È negativa? L’hai almeno visto? Fammi leggere…
TABITHA DICKINSON. Chiamo la polizia.
RIGGAN THOMSON. Ma che chiami, leggiamo un po’ … «Orribile», orribile è solo un’etichetta. «Fiacca». Altra etichetta. «Marginale». Marginale, stai scherzando? Un’altra etichetta. Tutte etichette. Etichetti tutto. Sei così fottutamente pigra. Sei una pigra del cazzo [orig. Lazy fucker].
Confondi tutte le vocine nella tua testa per vera conoscenza.
TABITHA DICKINSON. Hai finito?
RIGGAN THOMSON. No, non ho finito! Non c’è niente sulla tecnica qui. Non c’è niente sulla struttura. Non c’è niente sulle intenzioni. C’è solo un mucchio di opinioni di merda… sorrette da paragoni ancora più merdosi [orig. It’s just a bunch of crappy opinions, backed up by even crappier comparisons].
Scrivi solo qualche paragrafo. E non ti costa nulla. Non rischi nulla, nulla, nulla! Io sono un attore! Quest’opera mi è costata tutto.
[…]
(Una pausa più lunga; i due volti contratti di Riggan e Tabitha si fronteggiano, prima della battuta d’uscita di lei)
TABITHA DICKINSON. Tu non sei un attore. Sei una celebrità. Che sia chiaro. Distruggerò il tuo spettacolo.

Carlo Titomanlio
È una persona serissima.

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