(LE VITE IN BRACCIO: PER CAMBIARE VERSO)
È questione di vita e di morte, c’è di mezzo la vita e la morte di milioni di persone.
Appena nato
appena morto
o morto appena o nato appena?
Numero di nati
Numero di morti.
Al secondo.
Ogni secondo si compie una vita, una morte.
Bambini in fasce? La morte neonata?
Vivi in fasce. Morti in fasce: al braccio quella fascia proprio per agire “intenzionalmente”
pensando a chi va o arriva. Un segnale. Un segno, d’un tratto. La fascia è come un tratto: di strada altrui,
per non far passare inosservati, i nati e i morti. Non è un segno tra me e me, ma tra noi e loro.
Secondo per secondo.
Compiamoli anche noi quei secondi, allora! Anniversario? Secondario?
Cosa è più importante, cosa ci importa di quei continui momenti, attimi, attimi per attimi:
moltiplicazione di sottrazioni e somma di divisioni (divisi da noi, divisi da loro). Ma non possiamo più separare
o solo contarli: forse è ora di contare su di noi, proprio sopra di noi, addosso a noi, adesso, ora, anzi
secondo per secondo, non in un secondo momento e basta… Nascimi addosso muorimi addosso…
(Dottore quanto mi resta da vivere? Un secondo anzi no un secondo anzi no… Meno meno…
È morto è morto è morto… È nato, è nato è nato… è un maschio è una femmina…
Condoglianze felicitazioni condoglianze felicitazioni, ti sono vicino?).
Abbiamo perso il controllo, stiamo perdendo il conto, la maggior parte delle nascite, delle morti,
soprattutto perché facciamo solo una cosa alla volta, non contemporaneamente, a quelle morti e a quelle nascite.
La fascia è unica ma sotto bianca sopra nera, e l’azione è questa: quando vuoi e ti viene in mente (ti ricordi)
la rivolti e la rivolti ancora, e ancora… Un colore e l’altro colore: il contrario?
Il contrario di nero è bianco, di morte è vita (o nascita)? O sono l’insieme, tutto?
Il movimento “muove” un’intenzione (e non è un “memento mori”, ma un “pensa” che ora, ora, ora ora…
muoiono e nascono e muoiono…) qualcosa passa da a, cambia, e devi cambiare anche tu,
la fascia (d’ascolto, altro, non mediatico, un ascolto pubblico e privato, veloce o lento intimo intenzionale
contemporaneo, simultaneo), non in base ai morti che vedi in televisione o che leggi sui giornali.
L’esposizione: di un idea-progetto, di una concentrata dedizione gestuale sensoriale intenzionale,
un concetto dedicato delicato, e addosso, quasi indossando chi non puoi ne vedere ne conoscere ma puoi
sentire. (Abbiamo sensori che non usiamo e non riconosciamo ma possiamo riattivarli in ogni momento:
questo è quel momento).
Il braccio, che con l’abbraccio e non solo, è unità di misure, e accoglienza nati accompagnamento morti,
sente anche passare il sangue (“provare” la pressione dei nati e dei morti), il battito che ti mette in contatto.
Fai un’azione! Fai attenzione! Presta attenzione, presta intenzione: manda, anche se sembra che non mandi niente,
ne niente sembra ti sia ri-mandato. Sposta: vedrai che sposti.
Far succedere, e sentir succedere, il succedersi il susseguirsi, costante (non c’è fine all’inizio?).
Fame tortura malattia incidente suicidio guerra vecchiaia?
Tutto, li dentro il numero dei morti e dei nati, anche se si nasce in un solo modo,
e non per vecchiaia per malattia per tortura per fame. E io cosa ci posso fare?
Compi quei momenti, non lasciarli incompiuti. Siamo un’opera!
Il braccio della morte il braccio della vita.
Percezione col suo ammontare; intenzione e suo processo e non viceversa.
Passa da una cosa ad un’altra, da te a loro, da qui a chissà dove, mandati, ricevili.
Stanno morendo, non c’è più’ niente da fare: non c’è più niente da fare? Niente da fare?
Compi un gesto, cambia atteggiamenti e starai facendo, starai collegandoti: siamo “un collega”.
È un altro tipo di rete, non solo internet non solo video non solo chat; è un’intenzione artistica,
contemporanea, un prolungamento arti, arti sensori.
La fascia non per lasciare un segno, ma per partire dal segno e dargli poeticamente un altro verso.
Alessandro Bergonzoni