Un racconto mediterraneo: storia a tappe di un viaggio dentro “Iliade”

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Iliade un racconto mediterraneo, secondo appuntamento, dopo Odissea, del progetto scenico di Sergio Maifredi, è stato rendez-vous assai frequentato nella stagione estiva della Versiliana, presso la rotonda del pontile di Marina di Pietrasanta, anfiteatro marino di rara suggestione che cinge il pubblico come in un abbraccio. La distesa d’acqua, quasi sempre una tavola punteggiata di stelle, si è rivelata il fondale perfetto per le varie voci che hanno dato lettura del grande poema: ora grida degli eroi pronti alla battaglia, ora pianti di donne per la morte dei cari, ora lamenti d’amore per i compagni trucidati.

Il programma aveva come apripista un fuoriclasse dell’affabulazione: Moni Ovadia (9 luglio), con il suo poderoso timbro vocale, a cantare l’ira del Pelide Achille. La lettura fine a sé stessa, però, non interessa all’attore dalla voce di tuono: numerosi, infatti, i rimandi all’attualità (la situazione greca in primis) e le citazioni da letteratura, filosofia, storia e teatro. La presenza scenica del celebre artista è imponente, la gestualità marcata, aguzza come una lama a recidere le coscienze.

solenghi-iliadeSu una simile linea d’approccio scenico, quindi non finalizzata alla mera lettura, Tullio Solenghi (15 luglio), attore dal multiforme ingegno (come Ulisse) e dalla dirompente vis comica (come i personaggi plautini). Anch’egli si compiace nel regalare al pubblico informazioni aggiuntive, spunti di riflessione che superano il testo, sempre emergenti dalla materia iliadica. La differenza rispetto al primo interprete è la morbidezza del comico genovese, il quale, cullato dallo sciabordare del mare, conduce la declamazione in modo felpato, ma energico, senza eccessi, nonostante stia leggendo uno dei duelli più intensi, quello tra Paride e Menelao per la bellissima Elena.

Giuseppe Cederna (23 luglio) [da noi sottoposto al questionario arlecchino]punta sul valore della lettura partecipata, sulla forza di un momento collettivo che metta l’uomo in contatto con ciò che egli stesso ha creato, salvandolo dal pericolo dell’insignificanza dell’esistenza umana. La sua ansia di condivisione con la platea emerge dalla “confusione” di libri, quaderni, poesie e appunti recati con sé. Recita seduto, al contrario dei primi due artisti, sommerso dalle sudate carte, come un docente nel corso di una lezione. L’interpretazione è delicata, come la sua attitudine interpretativa, non priva, però, di forza e foga.

Due le attrici: Amanda Sandrelli e Maddalena Crippa, caratterizzate da un approccio molto diverso. La prima (30 luglio) legge dignitosamente (meritevole l’impegno profuso per narrare l’orribile travaglio della morte di Patroclo), ma in un modo che in ambito di melodramma si direbbe ricco di portamenti: fiorito, sospirato, come se lo scopo fosse “vender bene” un canto che consenta di esser condito anche da qualche lacrimuccia finale. Maddalena Crippa (6 agosto) è, invece, un’autentica samurai della voce. Il suo è un atto d’amore fonico per il testo, consumato sul XXIII canto, forse il più complesso da leggere senza annoiare il pubblico. La graziosa Nausicaa-Sandrelli contro l’ammaliante Calipso-Crippa: due modi di porgere la parola e stare in scena.

iliade-riondino-vergassolaA chiudere questo percorso fra le maglie larghe del poema omerico, Dario Vergassola e David Riondino (13 agosto). Il gioco teatrale dei due, non afferrato da tutto il pubblico, consiste nel delegare al comico ligure il compito di punzecchiare come una zanzara e interrompere quasi di continuo la lettura dell’altro. Partitura testuale sapientemente orchestrata: sui respiri di Riondino si inseriscono gli allegri di un ispiratissimo Vergassola a sdrammatizzare l’essenza aulica della materia.

Il senso finale di quest’operazione teatrale e culturale di Sergio Maifredi si può leggere nell’enorme successo di pubblico riscosso. Gli spettatori hanno apprezzato la fusione di uno scenario naturale, che di volta in volta sembrava aver rubato un po’ di colori, odori e atmosfere al paradiso, con i versi immortali di Omero. Il mix up di natura e cultura è una formula vincente, perché soddisfa i bisogni primordiali dell’uomo che, da scimmia, si evolve in essere desideroso di accrescersi culturalmente. Il tutto deve però essere condito dalla qualità e la scelta del cast è stata fondamentale: bravura, professionalità, fama, simpatia, forza hanno preso per mano ogni singolo astante e lo hanno accompagnato in un viaggio meraviglioso.

Viola Giannelli
Nella vita, fa, ha fatto o fece un sacco di cose tra cui: due figli, un libro (altri ne seguiranno: di libri, sui figli non si scommette), l’università, il conservatorio e altre amenità che riempirebbero due o tre esistenze. Ama il teatro, la lirica, la letteratura e ha persino senso dell’umorismo.

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